Sabato 20 Aprile 2024
Giudizio immediato per le presunte estorsioni ai dipendenti della 'Top Market'


Il "pizzo" sugli stipendi: si apre subito il processo per gli imprenditori Saglimbeni

di Andrea Rifatto | 18/09/2022 | CRONACA

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I quattro imputati: Provvidenza, Domenico, Carmen e Carmelo

Si aprirà direttamente il processo sull’inchiesta riguardante la famiglia imprenditoriale Saglimbeni di Santa Teresa di Riva, che lo scorso 21 luglio ha portato a quattro arresti con l’accusa di aver imposto il "pizzo" sugli stipendi ai dipendenti della loro società “"Top Market Srl”, che gestisce un supermercato affiliato in franchising al “Gruppo Decò” (azienda estranea alla vicenda) all’interno del centro commerciale “Sceva shop” in via Torrente Portosalvo, chiedendo la restituzione di parte delle spettanze. Su richiesta della sostituta procuratrice Stefania La Rosa, che ha coordinato le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Taormina, la giudice Tiziana Leanza ha firmato il decreto che dispone il giudizio immediato, “apparendo le prove raccolte evidenti - scrive nel provvedimento - così da rendere superflua la celebrazione dell’udienza preliminare, ed essendo stati gli imputati sottoposti a interrogatorio e celebrata l’udienza di riesame”. Dunque davanti al Tribunale di Messina in composizione collegiale (Collegio C) compariranno il 7 dicembre per l’avvio del dibattimento Carmelo Saglimbeni, 75 anni, il fratello Domenico Saglimbene di 70, Provvidenza Saglimbeni di 49 anni e Carmen Saglimbeni di 43, figlie di Carmelo, tutti attualmente agli arresti domiciliari con le accuse di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e all’autoriciclaggio. Tra le fonti di prova acquisite, dalle quali secondo la Procura emerge con evidenza la responsabilità degli indagati, vi sono la denuncia sporta il 15 febbraio 2021 da un dipendente della “Top Market”, gli esiti delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Taormina nei mesi successivi e le sommarie informazioni testimoniali del denunciante e delle altre persone informate sui fatti. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Massimo Principato, Antonio Scarcella e Salvatore Silvestro. 

Le accuse. Secondo la Procura della Repubblica di Messina Domenico Saglimbene, in qualità di rappresentante legale e socio al 50% della “Top Market”, "rivestiva il ruolo di capo e promotore della consorteria criminale. In particolare, si occupava, in via quasi esclusiva, del reclutamento della manovalanza, prospettando condizioni lavorative sfavorevoli e chiedeva esplicitamente la restituzione di una parte della retribuzione formalmente corrisposta". La nipote Provvidenza, socia al 50%, “si occupava di esigere la restituzione e riscuotere mensilmente parte delle competenze corrisposte formalmente a titolo di salario ai dipendenti, perpetrando la condotta estorsiva, nonché di tenere la contabilità delle restituzioni per ogni singolo lavoratore”; la sorella Carmen "collaborava nel reclutamento della manovalanza da sfruttare, verificava l’avvenuta restituzione da parte dei dipendenti degli importi richiesti, provvedeva insieme a Provvidenza Saglimbeni a tenere la contabilità delle restituzioni dei dipendenti fornendo un contributo causale alla realizzazione delle condotte estorsive”. Carmelo Saglimbeni è imputato in quanto "conoscendo le dinamiche di gestione del personale, provvedeva attivamente a tacitare ogni richiesta dei lavoratori minacciandoli di licenziarli, perpetrando la condotta estorsiva”. I fatti contestati sarebbero stati commessi dal gennaio 2017 al 28 ottobre 2020. 

L’estorsione viene contestata perchè “in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso commesse anche in tempi diversi, mediante minaccia, costringevano i dipendenti della Top Market Srl ad accettare la corresponsione di condizioni di lavoro sfavorevoli e a restituire una parte della retribuzione corrisposta mensilmente, procurandosi un ingiusto profitto. In particolare, gli indagati, agendo sotto forma di sodalizio criminoso - scrive la Procura - per un verso costringevano i dipendenti a prestare attività lavorativa per un quantitativo di ore superiori rispetto a quelle previste nei rispettivi contratti di lavoro e, per altro verso, corrispondevano loro il salario formalmente dovuto in base al Ccnl mediante flussi tracciabili e chiedevano, poi, la restituzione in contanti di una parte delle competenze, ponendoli davanti all'alternativa tra l’accettare la corresponsione di una retribuzione inferiore rispetto a quella risultante dalla busta paga o rifiutarla ed essere licenziati”. Reato aggravato dall'aver "cagionato alle persone offese un danno patrimoniale di rilevante gravità consistito nella sottrazione di una considerevole parte del loro sostentamento" e "dall'essere stato commesso con abuso di autorità”. Domenico Saglimbene e la nipote Carmen Saglimbeni sono accusati anche del reato di autoriciclaggio “perché avendo commesso il delitto di estorsione ai danni dei dipendenti della società Top Market Srl, in concorso tra  loro reimpiegavano in attività economiche e commerciali il denaro proveniente dalla commissione del suddetto delitto, in modo da ostacolarne concretamente l'identificazione della provenienza delittuosa, In particolare, Domenico Saglimbene stipulava un contratto di compravendita di un terreno agricolo e contestualmente lo donava a Carmen Saglimbeni, pagando il corrispettivo di 67mila 500 euro mediante l'illecito profitto conseguito con le condotte estorsive”. Reato che sarebbe stato commesso ad aprile 2021.

Più informazioni: inchiesta top market  


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