Articoli correlati
Estorsioni ai loro dipendenti, inflitte condanne per 16 anni ai quattro Saglimbeni
di Andrea Rifatto | 27/10/2022 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 27/10/2022 | CRONACA
5053 Lettori unici
Gli arresti sono scattati il 21 luglio
Tre mesi fa gli arresti, adesso sono arrivate quattro condanne per un ammontare di sedici anni. Si chiude così la vicenda giudiziaria che ha coinvolto gli imprenditori Saglimbeni di Santa Teresa di Riva, finiti agli arresti domiciliari il 21 luglio con l’accusa di aver imposto il “pizzo” sugli stipendi ai dipendenti della loro società “Top Market Srl”, che gestisce un supermercato affiliato in franchising al “Gruppo Decò” (azienda estranea alla vicenda) all’interno del centro commerciale “Sceva shop” in via Torrente Portosalvo, obbligandoli alla restituzione in contanti di parte delle loro spettanze e facendo ricorso a minacce di licenziamento e soprusi. Un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Taormina che ha suscitato clamore in paese, dove la famiglia è molto nota perché operante in vari settori, dalla vendita di auto al calcio, con la società Jonica che milita in Eccellenza, fino a quello alimentare con la "Top Market Srl". Il 7 settembre il giudice per la indagini preliminari Monia De Francesco aveva disposto il giudizio immediato, su richiesta del pubblico ministero Stefania La Rosa, in quanto le prove raccolte erano evidenti e si riteneva superflua l’udienza preliminare, fissando il rito per il 7 dicembre. I legali difensori dei quattro imprenditori, dagli avvocati Antonio Scarcella, Massimo Principato e Salvatore Silvestro, hanno però scelto la strada del patteggiamento, concordando le pene con il pm La Rosa. A Domenico Saglimbene, ritenuto dalla Procura capo e promotore della consorteria criminale, sono stati inflitti 4 anni e 4 mesi e 1.400 euro di multa; al fratello Carmelo Saglimbeni 3 anni e 8 mesi e 1.200 euro di multa, a Carmen Saglimbeni 4 anni e 2 mesi e 1.400 euro e alla sorella Provvidenza Saglimbeni la pena di 4 anni e 1.200 euro di multa. Le accuse erano di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e all’autoriciclaggio (quest’ultimo reato solo a carico di Domenico e Carmen). Il gip ha inoltre disposto la confisca delle somme sequestrate a luglio dalla Guardia di Finanza, pari a 185mila euro, ritenuti proventi illeciti autoriciclati in parte anche nell'acquisto di un terreno agricolo. La richiesta di patteggiamento è stata accordata soprattutto alla luce dei risarcimenti effettuati dai Saglimbeni nei confronti di 17 dipendenti, per un totale di circa 200mila euro, contattati in questi mesi dai legali difensori per ottenere le somme che gli erano state negate in passato. Una scelta che ha bilanciato le aggravanti e ha comportato la riduzione delle pene previste per i reati contestati. I quattro imprenditori non andranno in carcere in quanto per le condanne fino a quattro anni non sono previste pene detentive (per via del presofferto hanno già scontato tre mesi ai domiciliari come misura cautelare) e solo a Domenico Saglimbene rimangono ancora da scontare poco più di venti giorni agli arresti: i difensori presenteranno quindi istanza di revoca dei domiciliari per tutti e poi potranno chiedere misure alternative, come l’affidamento in prova ai servizi sociali. L’inchiesta è partita dopo alcuni controlli delle Fiamme Gialle e la denuncia sporta il 15 febbraio 2021 da un dipendente della “Top Market”, che ha portato nei mesi successivi ad ascoltare gli altri colleghi che hanno confermato il modus operandi della famiglia e le condotte estorsive poi portate alla luce dagli inquirenti, anche grazie al ritrovamento di documenti, “pizzini” e agende e alle intercettazioni telefoniche.