Domenica 21 Dicembre 2025
Slitta la discussione nel merito dell'ultimo ricorso. Si lavora ad un'intesa definitiva


Savoca, Comune e "Sicobit" cercano un accordo: rinviata al 2026 l’udienza al Tar

di Andrea Rifatto | oggi | ATTUALITÀ

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Lo stabilimento di contrada Mandrazzi

Si lavora ad un accordo tra il Comune di Savoca e la società “Sicobit Srl” in merito all’attività dello stabilimento che produce conglomerati bituminosi attivo a valle del centro storico del borgo collinare. L’udienza prevista al Tar di Catania nei giorni scorsi, per discutere nel merito l’ultimo ricorso presentato il 18 giugno dalla “Sicobit”, è slittata al 25 giugno 2026 in quanto le parti hanno chiesto un rinvio per bonario componimento, visto che si sta lavorando per cercare un’intesa. L’ultimo contenzioso è stato instaurato contro la Città metropolitana, l’Autorità di Bacino e il Comune per chiedere l’annullamento del provvedimento della Città metropolitana che ha sancito la conclusione negativa della conferenza dei servizi con il rigetto della richiesta di rilascio dell’Autorizzazione unica ambientale per la prosecuzione dell’impianto, dei pareri negativi del Comune e dell'Autorizzazione idraulica unica rilasciata dall'Autorità di Bacino, per la parte in cui limita il transito attraverso l'alveo del torrente Portosalvo ai soli mezzi di cantiere interessati ai lavori di raddoppio della linea ferroviaria Giampilieri-Fiumefreddo. 

La “Sicobit Srl” ha fatto presente l'opportunità di procedere ad una delocalizzazione dell'impianto di contrada Mandrazzi e la giunta comunale ha dato mandato al sindaco Massimo Stracuzzi di interloquire fino ad arrivare a valutare una transazione, considerando che sono tre i contenziosi pendenti tre ente e azienda, uno dei quali (in corso al Cga, dopo il rigetto del Tar) riguarda una richiesta di risarcimento danni da 2,4 milioni di euro che potrebbe provocare conseguenze nefaste sulle finanze del Comune. Una soluzione immediata, prima del trasferimento, potrebbe essere la modifica dell’attuale stabilimento per mitigare gli impatti della produzione di asfalto sull’ambiente e la popolazione. In ogni caso un eventuale accordo metterebbe definitivamente fine a tutti i ricorsi amministrativi portati avanti in questi anni. Nell’ultimo ricorso al Tar, il 19 settembre i giudici hanno accolto il ricorso cautelare della società ritenendo che «l’immediata chiusura dell’impianto costituirebbe per la ricorrente un danno di estrema gravità, oltre a determinare - si osserva incidentalmente - un pregiudizio per la sollecita e proficua realizzazione delle opere stradali di interesse pubblico cui si riferisce la documentazione contrattuale che è stata versata in atti» e che «non appare di particolare pregiudizio per le Amministrazioni intimate la prosecuzione dell’attività sino all’esito della pubblica udienza, tenuto conto anche che l’impianto è operativo da lungo tempo». Già a metà giugno, pochi giorni dopo la presentazione del ricorso, la “Sicobit” aveva ottenuto un immediato decreto di accoglimento della domanda di misure cautelari monocratiche che la autorizzava a svolgere l’attività.


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