Martedì 23 Aprile 2024
A giochi chiusi, è palese la totale estromissione nonostante l'accordo elettorale


Savoca, ex minoranza fatta fuori da Stracuzzi: "Noi abbiamo mantenuto la parola, loro..."

di Andrea Rifatto | 10/12/2020 | POLITICA

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Pietro Santoro e Nino Altadonna restano delusi

Due mesi prima delle elezioni era stato ufficializzato il “matrimonio” con l’Amministrazione comunale in carica, “benedetto” dall’allora sindaco Nino Bartolotta, a sostegno del candidato Massimo Stracuzzi, poi eletto primo cittadino. Oggi che i giochi sono ormai chiusi e tutte le caselle occupate, emerge un dato incontrovertibile: l’ex gruppo di minoranza di Savoca è stato lasciato totalmente fuori. Le prime avvisaglie si erano manifestate al momento della presentazione della lista elettorale, quando nessuno dei consiglieri uscenti dell’opposizione, come Nino Altadonna e Pietro Santoro oppure loro rappresentanti, aveva trovato posto tra i dieci componenti dello schieramento sottoposto al voto dei cittadini. Una decisione che aveva lasciato l’amaro in bocca agli ex oppositori di Bartolotta, che da tempo si erano avvicinati alle posizioni della maggioranza condividendone l’operato e approvandone le scelte. Dopo il deposito delle candidature, sembrava che sarebbe stato riservato loro un assessorato in caso di vittoria, ma la conferma della totale estromissione dal governo cittadino è arrivata con la nomina del quarto e ultimo assessore, Sergio Trimarchi, che ha chiuso il risiko delle poltrone visto che la presidenza del Consiglio comunale era andata qualche giorno prima a Marika Piazza. A quel punto, probabilmente, lasciare fuori Trimarchi dalla squadra di governo è sembrata al sindaco una mossa poco opportuna, vista la sua esperienza già dalla passata legislatura e il risultato ottenuto alle elezioni, e dunque sull’altare della coesione in maggioranza è stata sacrificata l’ex opposizione. Un matrimonio che dunque non si è… consumato.

Abbiamo chiesto un commento sulla vicenda e sulle scelte adottate dal sindaco Massimo Stracuzzi a Pietro Santoro, ex capogruppo di minoranza e uno dei decani della politica della Val d’Agrò: “Hanno voluto la nostra collaborazione e l’accordo con Stracuzzi, siglato a casa mia alla presenza di Nino Altadonna e Sergio Trimarchi, prevedeva un posto in lista - esordisce l’ex consigliere - hanno chiesto di candidarmi ma vista la mia età, ho dato la disponibilità di mia figlia. A quel punto, però, è stato sollevato il problema del numero delle donne che avrebbero superato gli uomini (sarebbero state sei su dieci in lista). Allora è stato stabilito che ci sarebbe toccato un assessore, che sarebbe potuto essere Altadonna o mia figlia, ma non ci hanno dato neanche quello. Noi la parola l’abbiamo mantenuta - sottolinea Santoro - e abbiamo fatto la figura del galantuomini. Senza i nostri voti Stracuzzi non avrebbe vinto, visto come sono andate le elezioni”. E se dovesse arrivare la proposta di un assessorato in futuro, magari dopo metà legislatura?: “Non vogliamo niente - conclude Santoro - gli accordi erano chiari e non sono stati rispettati”. Uno strappo che appare ormai insanabile.


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