Partecipate a Taormina, Manuli: "Strumenti di controllo e potere, tra incarichi e fedeltà"
di Andrea Rifatto | 07/05/2025 | POLITICA
di Andrea Rifatto | 07/05/2025 | POLITICA
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L'esponente di minoranza contrario in aula
“Non è stato solo un voto tecnico: è stato, prima di tutto, un voto politico”. Così il consigliere comunale di minoranza Luca Manuli, capogruppo di “Rinascimento Taormina”, commentala sua decisione di votare contrario alla costituzione della Fondazione Taormina e della nuova azienda speciale Patrimonio Taormina. “Oggi il tema non è se questi strumenti possano teoricamente funzionare - spiega Manuli - ma il vero tema è come vengono costruiti, perché vengono creati, da chi verranno gestiti. Il punto è quale idea di politica ci sta dietro. In Consiglio ho detto che il problema non è solo se queste partecipate servano davvero a offrire servizi ai cittadini, ma che il rischio concreto - già visibile - è che vengano utilizzate come strumenti di controllo e potere, non come strumenti di governo. Non è un sospetto infondato. È un modello già visto altrove, in cui le partecipate diventano il mezzo per costruire alleanze, dare incarichi, garantire fedeltà. Non il luogo dove si risolvono problemi, ma dove si consolidano equilibri politici”. “Quello che vediamo oggi, infatti, non è solo la continuazione di un sistema che avevamo già visto in passato - prosegue l’esponente di opposizione - quello che vediamo oggi è un sistema più sottile, più manipolatorio, che si camuffa da cambiamento, ma che in realtà riproduce logiche di potere e di controllo ancora più radicate e difficili da combattere. Un sistema che non si accontenta di semplici posizioni di potere, ma le usa come strumenti per blindare, una volta per tutte, una gestione del potere che non ammette alternative. Ecco perché chi dice no oggi non è solo un'opposizione, ma una domanda radicale di futuro. Una domanda che non può essere aggirata con il solito slogan. Una domanda che non si compra con una poltrona. Una domanda che chiede coerenza, onestà e una vera direzione. Io credo in una politica che sappia distinguere ciò che è giusto da ciò che è utile, una politica che non piega le regole al consenso, ma costruisce il consenso sulle scelte giuste. Una politica che non si serva delle istituzioni, ma che le serva. Questa è l'unica idea di politica per la quale vale la pena battersi”.