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Parla Bartolotta: "Ecco cosa vogliamo per Santa Teresa, il mio avversario è già nervoso"
di Andrea Rifatto | 16/05/2022 | POLITICA
di Andrea Rifatto | 16/05/2022 | POLITICA
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Nino Bartolotta è stato sindaco dal 1992 al 2003
La lista "Noi per Santa Teresa di Riva" è completa e verrà presentata a breve in municipio per sfidare il sindaco uscente Danilo Lo Giudice nella corsa all'elezione del 48esimo sindaco della cittadina jonica. Il comitato elettorale è stato inaugurato e la campagna può così iniziare ufficialmente, anche nelle piazze cittadine con una sfida a colpi di comizi. Subito dopo l'ufficializzazione della squadra abbiamo intervistato il candidato sindaco Nino Bartolotta. Bartolotta, questa squadra soddisfa le sue aspettative o ha qualche rimpianto? Perchè questo ritorno in campo dopo tanti anni? La sua candidatura, secondo lei, è temuta dall’avversario? Il suo slogan è “Si può fare”: come nasce e cosa significa? Cosa immagina per i giovani di questo paese? Dopo settimane di trattative è saltato l’accordo con il Partito democratico, perchè? Chi saranno gli assessori designati e come verranno ripartite le cariche in caso di vittoria?
“In questi casi c’è sempre qualcosa in più che vorresti fare, ma non c’è rammarico, non c’è delusione, la mia convinzione è che abbiamo messo in piedi una bella squadra, che rappresenta la società in tutte le sue sfaccettature con professionisti, docenti, imprenditori, il meglio possibile in questo momento a Santa Teresa. Non siamo il classico monocolore e quindi il pensiero unico di un progetto che tutti devono sposare e sottoscrivere, siamo espressione di una società all’interno della quale le differenze, le diversità, le provenienze diverse dei vari soggetti che la compongono arricchiscono la nostra squadra, perchè è attraverso il confronto tra le diversità di pensiero che si possono trovare le soluzioni migliori. Il pensiero unico non ha mai portato a nulla, non c’è dibattito, non c’è confronto, non c’è capacità di proposta e quindi non c’è possibilità di migliorare. Il nostro è un progetto importante che vogliamo consegnare alla comunità, che ben vengano tutte le intelligenze e le esperienze desiderose di partecipare per trovare le soluzioni migliori per i tanti problemi del nostro paese”.
“Non mi ricandido inconsapevolmente, non sono un incosciente che non sa a cosa va incontro. L’ho fatto in coscienza, mi candido per dare respiro e dare un’altra possibilità alla gente di avere qualche risposta che non c‘è stata in tutti questi anni. Penso alle cose più belle di cui noi possiamo parlare in questo paese, alle cose che loro non hanno saputo fare, a tutto quello che è stato consegnato come speranza e non è stato realizzato. Immagino un paese dove ci saranno le condizioni per poter pensare alla crescita dell’economia, allo sviluppo turistico, urbanistico, ai giovani: tante problematiche affrontate con troppa superficialità e sguardo solo alla facciata principale, senza guardare oltre. Noi non siamo quelli della facciata, guardiamo dentro ai problemi che ci sono in ogni settore di questo paese. Il nostro è uno schema nuovo, frutto di esperienza, che può dare molto a questo paese. E poi c’è la necessità di dare una vera classe dirigente. Io ho sentito dire ‘ero un bravo ragazzo ora sono classe dirigente’, oppure l’assessore tal dei tali che la notte raccoglie la borsa della spazzatura perciò ora è classe dirigente. Non si inventa così la classe dirigente, si diventa classe dirigente quando gli altri ti riconoscono. Non c’è una ma mille ragioni per votare Nino Bartolotta, spetterà ai cittadini analizzare quello che è stato fatto in questi anni e quello che hanno fatto quelli di prima. Qui si confrontano due scuole di pensiero, non c’è una terza via. Non andare a votare non lo consiglio, gli elettori devono scegliere, altrimenti lo faranno gli altri al posto loro”.
Il suo sfidante ha detto che se sarà il caso tirerà fuori il suo passato da ex sindaco: la campagna elettorale farà anche un salto indietro nel tempo?
Penso che sia un po’ nervosetto nonostante io non abbia ancora fatto un comizio. Sta perdendo l’aplomb o la finzione del bravo ragazzo che ha mostrato in questi anni, comincia a scendere di livello e non a salire, vediamo dove vorrà arrivare. Noi abbiamo la capacità, lo stile e l’intelligenza politica non per difenderci, perchè non abbiamo nulla da cui difenderci, ma per rappresentare la fotografia di un Palazzo, di una persona e di un progetto politico che non è quello che si vuole fare apparire. Dietro quella maschera, dietro la facciata che abbiamo visto in questi anni di tutto quello di cui si parla, si nasconde ben altro e di questo ne parleremo in campagna elettorale. Non penso alle cose sporche, alle volgarità che magari mi aspetto, alle bassezze, al fango che la politica può produrre quando non ha altre motivazioni o altre ragioni da consegnare agli elettori. Non scenderemo a quel livello basso verso il quale si sta incamminando il mio competitor. Ho ascoltato le sue parole e sono molto dispiaciuto, al di là delle belle parole c’è anche lo stile, che mi pare sia andato a farsi benedire da parte sua. In questi giorni scavano negli archivi del palazzo, ma ci hanno già pensato altri a cercare nel mio passato, anche la magistratura, ma non hanno trovato niente. Quando uno si mette in campo e ci mette la faccia deve accettare anche le critiche, lo so che non sono ben accette, arriverà qualche altra minaccia? Vediamo quale sarà la prossima, non ho paura”.
“Non abbiamo fatto ancora un comizio e già arrivano minacce, non c’è la capacità di confrontarsi sui problemi veri di questo paese, è più facile denigrare, insultare, mettere in moto la macchina del fango, non c’è un ragionamento che riguarda una proposta che si contrappone ad un’altra, che magari può essere vincente rispetto ad un’altra. Io non l’ho sentito ancora questo ragionamento, nel fine settimana inizieremo i comizi, ho sentito finora cose ripetitive, la piazzetta, la strada pulita, mia mamma è la più bella del mondo, vogliamoci bene, io sono un bravo ragazzo: di questo si parla. Ma cosa sono minacce, avvertimenti? Stai calmo, fermati? C’è una scuola di pensiero del mio competitor che è questa: ‘Ma come si è permesso di candidarsi’? Forse avrebbe voluto il tappeto rosso, una proposta debole, conveniente, ‘la faccio io la seconda lista’, questo diceva fino a qualche mese fa. Oggi forse ha capito che si deve fare una campagna elettorale vera, che c’è un’altra proposta più importante forse della sua, questo lo decideranno gli elettori, ma c’è, mentre lui pensava che non ci fosse. Questo determina nervosismo, incapacità di affrontare i temi della campagna elettorale sul piano civile e ne abbiamo avuto già esempio. Noi faremo la campagna elettorale che gli altri vorrebbero che noi non facessimo. Io da gentiluomo la prima mossa la lascio agli altri, so perfettamente come affrontare la mia campagna. Quando si parla di onorevoli sono stato abituato a ben altra roba, questo ruolo sicuramente ha fruttato per il suo destino regionale, per quanto riguarda il destino della nostra comunità ben poco, forse è stato anche di ostacolo, perchè abbiamo avuto un sindaco a tempo parziale, del lunedì, che non ha prodotto quei risultati che la comunità meritava. Cosa ha fatto da onorevole per questo paese? Non è stato presente, io il sindaco l’ho fatto h24 lasciando tutto, anche la mia famiglia. Fare il sindaco è una cosa seria, non è un organo di rappresentanza, deve lavorare sodo e andare dentro i problemi”.
“Si possono fare tutte quelle cose per le quali la politica e il Palazzo hanno rinunciato in partenza in questi anni, rispetto a quello che fuori dal Palazzo viene chiesto al Palazzo stesso. Ad esempio noi riteniamo che i capannoni in questo paese si possano fare, mentre al Comune dicono di no o meglio solo nella zona artigianale. Noi siamo per il superamento di tutte quelle barriere giuridiche, di tutti quegli ostacoli che la burocrazia, la politica e il Palazzo frappongono tra se stesso e il cittadino. È più facile dire al cittadino non si può fare per non correre rischi, per non prendere denunce, magari lavorare un po’ di meno, anzichè dire si può fare, che significa metterci qualcosa di tuo. Tutto quello che è scontato il cittadino lo può fare da sé, la cosa più difficile è fare quelle cose di cui il Palazzo non è a conoscenza, non ha la capacità. Quello di Santa Teresa è un Palazzo antico, la fotografia di quello che ho lasciato io tanti anni fa, che lavora con uno schema vecchio e fa le solite cose scontate. Oggi il Palazzo deve dare di più e questo si può fare, spiegherò in campagna elettorale come”.
“La speranza per i giovani non può essere una ramazza, un lavoro dignitoso che viene tolto agli operai veri e viene dato ai giovani perchè tanto paga lo Stato con borse lavoro, reddito di cittadinanza e altri strumenti. Tutto questo non ci appartiene, dobbiamo avere la capacità di formare le coscienze di questi giovani, se vogliamo veramente introdurli nella società dando loro speranze, anche lavorative, per il loro futuro. E non è la ramazza che può rappresentare questo modello di giovane che entra nella società con un’attività lavorativa solo perchè per tre mesi, che si riducono ad un mese e mezzo in questo periodo, in ogni angolo del paese ci deve essere qualcuno con la ramazza perchè dobbiamo dare immagine di facciata. Vogliamo dare di più, i giovani meritano grande attenzione ma non a parole, con speranze vere, non dicendo loro ‘dammi il voto sennò perdi il lavoro, perdi la ramazza’: ho testimonianze e lo dico perchè funziona così in campagna elettorale. Non va bene, un Palazzo che fa così torna indietro di 50 anni”.
“Ci sono diverse verità e chiavi di lettura in questa vicenda. Con il Pd io ho tenuto il confronto sempre aperto, mentre dall’altra parte c’era il monocolore e non era possibile farlo. Il Circolo di Santa Teresa ha molte intelligenze politiche, è un partito che si interroga continuamente, vive una vita politica fuori dalle campagne elettorali, è stato sempre presente anche con espressioni critiche all’amministrazione comunale in carica, di cui è stato opposizione, i Giovani democratici lo dicono che non hanno trovato accoglienza nel Palazzo in questi cinque anni. Quando il Pd non trova o non destina un soggetto su cui fare una scommessa non significa che sarà disimpegnato e non andranno a votare, non c’è un pensiero unitario nel partito ma ognuno di loro si sta facendo un’idea su quale progetto sposare, al di là del fatto che nella mia lista c’è una presenza importante e autorevole del Pd con Antonio Scarcella, che non è un signor nessuno e in questi anni ha vissuto la vita di partito. Poi per diatribe interne non c’è stata la convergenza totale su questa candidatura, ma è una questione interna loro. Fino all’ultimo ho chiesto un contributo programmatico, così come ho ricevuto richieste di incontro da Articolo 1 e M5S per il programma, non si vive solo di candidature e poltrone. Sono dispiaciuto che non ci sia stata la convergenza unitaria, ma non significa che non voteranno per me, gli iscritti sono liberi, come ha detto il segretario cittadino, e mi auguro che votino per me, ho tanti amici nel Pd e ci sono intelligenze che non ho riscontrato in altri partiti, loro sono forse l’unica esperienza di partito che c’è a Santa Teresa”.
“Gli assessori designati verranno scelti con la redazione del programma, non ancora concluso. Le cariche verranno ripartite in base al merito, acquisito sul campo, non solo legato ad una sterile elencazione di cifre individuali del candidato. Ci sono altre ragioni, espressioni di un consenso che più alto è, più è rappresentativo di programmi, progetti, idee, proposte, fatte da quel candidato alla sua comunità. Chi ha più consenso di conseguenza è più rappresentativo. Il metodo quindi è il merito. Da noi non ci sono tappi, quando si mette un tappo in una squadra, e ne abbiamo esempio, nessuno può crescere ed emergere, per altri dieci anni ci troveremo sempre la donzelletta, il bravo ragazzo. Se si lascia il confronto anche sulle cariche, gli assessori gli sceglieranno gli elettori e nel nominarli riconoscerò il merito”.