Domenica 23 Novembre 2025
Gli interventi nella seduta del Consiglio comunale che ha sancito il ritorno ad elezioni


La caduta di Micalizzi ad Alì Terme: le parole di sindaco e consiglieri sulla sfiducia

di Andrea Rifatto | oggi | POLITICA

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Micalizzi è giunto in aula ormai rassegnato

«Mi scuso con i cittadini a nome di tutta l’Amministrazione comunale, perchè lo spettacolo a cui hanno assistito è tra i più indecorosi della storia del paese». Così il sindaco di Alì Terme, Tommaso Micalizzi, ha esordito in aula ieri sera poco prima del voto sulla mozione di sfiducia che ha decretato la sua caduta e il ritorno del paese alle urne. Una seduta di Consiglio comunale che in meno di 40 minuti ha sancito la fine anticipata della consiliatura con la decadenza di sindaco, assessori e consiglieri e che di fatto apre già la campagna elettorale per le elezioni del 2026, dove il sindaco "defenestrato" sarà ancora in campo. «Essere cittadino di un altro comune e sentire solo cose brutte sul nostro paese è diventato pesante, non ci fa onore e non ci dipinge per quello che siamo - ha detto Micalizzi - siamo una comunità inclusiva, solidale, dove si lavora, c’è un’Amministrazione che nonostante le difficoltà ha lavorato come se non ci fosse un domani e quello che sostengono i firmatari della mozione non ritengo sia il sentimento diffuso in paese, che ci ha dato sostegno e ci chiede di andare avanti, nonostante le difficoltà di cui noi stessi abbiamo preso atto. Avevo fatto un appello all’apertura, alla condivisione, all’unità di proposte, mi piaceva l’idea di coinvolgere i consiglieri singolarmente a redigere il bilancio e poteva essere un momento di incontro rispetto ad un’attività amministrativa che deve andare avanti - ha proseguito - non sono attaccato alla poltrona, ma ci sono progetti importanti per il paese che un commissario potrebbe non portare avanti adeguatamente, il riferimento politico è necessario e fondamentale per essere a fianco degli uffici e delle istituzioni. Rischiamo di non partecipare più alla battaglia per la passerella sul torrente Fiumedinisi, mi auguro che il commissario si metterà insieme al sindaco di Nizza di Sicilia ad occuparsi di questo e di tanti altri problemi, che vada a Palermo a vedere a che punto sono le pratiche, ad occuparsi dell’asilo, delle scuole, della mensa, del pulmino, dell’acqua, del verde. Non c’è stata la volontà di andare avanti, io ci ho provato - ha concluso Tommaso Micalizzi -  ho provato anche a ricucire, ho creato le condizioni affinché si potesse parlare la stessa lingua, ma prendo atto che non ce l’abbiamo fatta. Una sfiducia al sindaco e alla mia giunta, ma mi auguro che non diventi una sfiducia nei confronti del paese, che potrebbe subire conseguenze dannose e nefaste: sono preoccupato e per questo prima del Consiglio abbiamo deliberato atti importanti» Dalla maggioranza è intervenuto l’unico consigliere “superstite”, Francesco Muzio, definendo la mozione di sfiducia «una scelta folle, antiproduttiva, antipolitica, una soap opera che va avanti da mesi alimentando personalismi e voglia di protagonismo».

Gli ex consiglieri di maggioranza: «Rottura insanabile nel percorso politico»
Giuseppe Miracolo, intervenuto a nome dei colleghi Liliana Bonfiglio, Cristian Mazzucco e Agatino Triolo, ha ribadito le motivazioni che hanno spinto a presentare la mozione: «Le ragioni della nostra scelta non rivestono carattere personale ma si fondano esclusivamente sul venir meno dei presupposti politici per governare adeguatamente il nostro paese, nonchè da un’ormai instabile scollamento del patto fiduciario tra il corpo elettorale e l’Amministrazione comunale. Il 28 aprile il sindaco ha adottato una scelta politicamente incomprensibile: azzerare la giunta mantenendo in carica solo uno degli assessori rispetto alla rosa proposta alla cittadinanza, votata dalla maggioranza degli elettori ed espressione dell’intera compagine di maggioranza di cui eravamo parte integrante. Con questa decisione, adottata senza consultarci, non necessaria essendo già stato approvato il bilancio di previsione, ha generato una rottura insanabile nel percorso politico scelto dagli elettori nel 2023, costringendoci a lasciare la maggioranza. In più occasioni, per sopperire alla fragilità del sindaco, 7 consiglieri su 9 sono intervenuti per permettere l’approvazione di atti indispensabili all’ente, ma nonostante i molteplici inviti ad assumersi le proprie responsabilità, nella consapevolezza di non poter più garantire un’azione amministrativa condivisa ed efficace, il sindaco non è mai giunto a compiere un atto di consapevolezza ed umiltà che la cittadinanza si sarebbe attesa, ossia le dimissioni. Senza il senso di responsabilità dei consiglieri comunali, che non hanno mai fatto mancare proposte concrete per risolvere i principali problemi del paese, non sarebbe stato possibile garantire neppure gli atti amministrativi essenziali per il funzionamento dell’ente. Prendendo atto dell’insostenibilità del patto politico, decidiamo responsabilmente di lasciare la poltrona per restituire la parola ai cittadini: non è stata una scelta facile, ma siamo consapevoli che, perdurando in questo stato e assecondando l’ostinazione del primo cittadino, avremmo ulteriormente frammentato i gruppo politici del nostro paese, alimentando un clima di sfiducia e soprattutto non assicurando una sana e corretta gestione dell’amministrazione. Il commissario straordinario assumerà tutti i poteri e avrà il dovere istituzionale di garantire la piena continuità amministrativa dell’ente portando avanti i progetti già avviati, quelli pronti a partire e tutti gli atti necessari al funzionamento del Comune. La sfiducia non è un atto di rottura ma di responsabilità verso i cittadini, le istituzioni e il futuro del comune di Alì Terme, che merita stabilità, serenità e rispetto».

La minoranza: «Restituire ai cittadini il diritto di scegliere»
Dall’opposizione ha preso la parola Agata Di Blasi, affiancata dal collega Nicola Riggio. «La crisi politica che da oltre sei mesi penalizza il governo cittadino ha generato un clima ormai insostenibile. La nostra comunità è costretta ad assistere a sterili giochi di potere, con continui affanni ed incitazioni al trasformismo che avvelenano il dibattito e compromettono le efficaci risposte ai reali bisogni dei cittadini. L’ostinata volontà del sindaco di mantenere la poltrona, sordo ai numerosi inviti alle dimissioni, ci ha portati a presentare questa mozione di sfiducia, che non nasce dal desiderio di colpire qualcuno, ma dalla volontà di restituire ai cittadini la possibilità di decidere, di ridare dignità e serenità al dibattito politico ed alla vita amministrativa. Nessun carnefice, nessuna vittima. Un atto necessario di responsabilità politica per uscire da una crisi che priva la comunità di quel senso di stabilità, di fiducia nelle istituzioni e nella condivisione di una democratica azione di governo. Respingo con fermezza le accuse di irresponsabilità che qualcuno tenta di attribuire ai firmatari della mozione di sfiducia. Non siamo noi a generare un vuoto di potere. Quel vuoto esiste già da mesi, ed è il risultato di una maggioranza che non esiste più e di un sindaco che si ostina a rimanere incollato alla poltrona. L’obiettivo della mozione non è quello di consegnare il Comune ad un commissario, ma quello di restituire ai cittadini il diritto di scegliere, di dare rappresentanza autentica e coerente alla volontà popolare, perché solo attraverso nuove elezioni si può ridare legittimità e stabilità all’azione amministrativa. La breve parentesi del commissario non comporterà alcun fermo dell’azione amministrativa, avendo questi il potere di compiere qualunque atto di ordinaria e straordinaria amministrazione, compresa la gestione dei finanziamenti, sia in corso di attuazione, sia da acquisire, qualora ciò sia necessario per il buon funzionamento dell’Ente o rientri in linee di programmazione già definite. In questi ultimi giorni ci è toccato persino di assistere a delle dichiarazioni che, con maldestro artifizio retorico, tentavano di far passare il messaggio che la sottoscritta, contrariamente a quanto dichiarato in occasione della seduta consiliare di approvazione del bilancio, oggi quasi sponsorizzi la figura di un commissario. Niente di più falso. Ho sempre difeso la democrazia come espressione della volontà popolare. Il Consiglio comunale ne è la massima espressione e proprio per questo, in quella occasione, con la votazione del bilancio, abbiamo garantito la sua esistenza ed evitato il commissariamento del presidio più importante della vita democratica cittadina. Per lo stesso principio, oggi ritengo che l’assenza di una maggioranza reale in Consiglio comunale renda necessario il ritorno alle urne per ristabilire la legittimità e la serenità che la comunità merita.  Con questa mozione intendiamo riaffermare un principio semplice ma fondamentale: oggi non siamo chiamati a difendere una poltrona, ma a difendere la dignità delle istituzioni. Non siamo qui per colpire una persona, ma per restituire voce ai cittadini, per dimostrare correttezza verso noi stessi, verso gli altri e soprattutto verso i cittadini.  Le vicende politiche passano, i valori restano. Ed è a quei valori che dobbiamo dare conto ed ai quali continueremo a rispondere»

L’indipendente: «Non mi schiero con la maggioranza»
Il consigliere Sanny Passari, poco prima di votare contro la sfiducia a Micalizzi è intervenuto per spiegare la sua visione: «Sono stato sempre per il no alla mozione: il sindaco ha sbagliato? Non ha sbagliato? Lo vedremo. Ma io vedo questa mozione di sfiducia non come un atto politico (che ci potrebbe anche stare), ma come una punizione personale, un’offesa che difficilmente sotto il profilo umano si potrà dimenticare. Non mi sto schierando con la maggioranza, è un’opinione personale (discutibile) ma che porterò avanti giusto per essere in pace con la mia coscienza. Sarà il popolo a giudicare chi ha sbagliato, chi era nel giusto, chi è stato coerente, chi ha usato questo consenso in questioni personali, chi veramente vuole il bene del proprio paese».

Più informazioni: crisi alì terme  


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