Alì Terme, presentata la mozione di sfiducia al sindaco Micalizzi: "Si dimetta prima"
di Andrea Rifatto | oggi | POLITICA
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Micalizzi prova ancora a trovare una maggioranza
«Abbiamo atteso che il sindaco, prendendo atto dell'insostenibilità dell'attuale quadro politico, compiesse un atto di amore verso la propria cittadinanza, rassegnando le dimissioni per consentire un regolare ritorno alle urne». Ma ciò non è avvenuto, così ad Alì Terme si arriva ad un passaggio politico nell’aria ormai da mesi, ossia la mozione di sfiducia al sindaco. A presentarla sono stati i quattro ex consiglieri di maggioranza oggi confluiti nel gruppo Misto, Liliana Bonfiglio, Cristian Mazzucco, Giuseppe Miracolo e Agatino Triolo, insieme alla capogruppo di minoranza Agata Di Blasi: cinque firme sufficienti alla presentazione del documento in municipio, visto che la mozione deve essere sottoscritta da almeno quattro consiglieri, ma non sufficienti a farla approvare, in quanto in aula devono arrivare i voti di almeno di due terzi dei consiglieri assegnati, nel caso di Alì Terme sei visto che i consiglieri in carica sono nove. A non sottoscrivere il documento, dunque, i consiglieri di minoranza Santi Passari, che sin dal primo momento aveva annunciato di non voler seguire l’iniziativa dei colleghi, e Nancy Todaro: al momento della votazione, però, potrebbe arrivare il sesto voto decisivo per far decadere il sindaco Micalizzi. La mozione di sfiducia viene posta in discussione in Consiglio comunale non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione: se viene approvata, il sindaco e la rispettiva giunta cessano dalla carica e si procede allo scioglimento del Consiglio comunale ed alla nomina di un commissario. «Nonostante sobri inviti alle dimissioni - scrivono Bonfiglio, Mazzucco, Miracolo, Triolo e Di Blasi - pervenuti da tutti componenti dei gruppi consiliari che non sostengono l'attuale giunta, il sindaco ha rimarcato l'intenzione di andare avanti, senza una vera presa di coscienza della frammentazione politica generata dalle sue scellerate decisioni. L'azzeramento della precedente giunta, scelta dalla maggioranza degli elettori, e gli attacchi ad alcuni consiglieri comunali, costituiscono fatti che politicamente non possono essere più ignorati. Di natura politica, e mai personale, è anche la scelta di proporre la mozione di sfiducia, affinché, dinanzi all'ostinazione del primo cittadino, sia restituito ai cittadini il diritto di eleggere i nuovo rappresentanti del governo cittadino nel pieno esercizio delle prerogative democratiche. Non possiamo più sottovalutare l'importanza della libera espressione del corpo elettorale - evidenziano i firmatari della mozione di sfiducia - che è il vero faro che dovrebbe guidare qualsiasi azione amministrativa. Invitiamo pertanto il sindaco a riflettere e ponderare bene di rassegnare le dimissioni prima della votazione in Consiglio comunale: sarebbe un gesto di elevata statura politica e che potrebbe restituire dignità al futuro del nostro paese» La mozione
Il documento ripercorre tutti gli avvenimenti politici dal 2023 ad oggi, fino alla perdita della maggioranza di Micalizzi, rappresentata oggi da due soli consiglieri: «Il sindaco, attraverso il deliberato azzeramento della maggioranza degli assessori che erano stati designati nel programma politico-amministrativo presentato nell'ambito delle elezioni del 2023, e con la nomina di una nuova e diversa Giunta municipale, non rispondente agli attuali equilibri politici presenti in seno al Consiglio comunale, ha sostanzialmente tradito quel vincolo fiduciario che deve sussistere tra corpo elettorale e Amministrazione comunale - viene evidenziato - specialmente nei contesti di politica locale, come ripetutamente sottolineato in campagna elettorale. Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza amministrativa siciliana, “la mozione di sfiducia rientra tra i provvedimenti caratterizzati da una elevatissima discrezionalità, sindacabile solo in caso di manifesta illogicità o evidente travisamento dei fatti e sebbene la normativa sancisca, come condizione di legittimità della mozione di sfiducia, che essa sia motivata, è indubbio che possa anche trattarsi di una motivazione “politica” e non necessariamente di tipo giuridico-amministrativo” viene riportando citando una sentenza del Tar di Catania del 2016. «Dalla nomina della nuova giunta municipale, si è assistito ad un arretramento dell’azione politico-amministrativa, specialmente con riferimento agli obiettivi prefissati nel programma elettorale, come comprovato dalle numerose mozioni e interrogazioni che sono state presentate dai consiglieri comunali del Gruppo Misto e di opposizione, con l'obiettivo di incalzare e sollecitare l'azione amministrativa su tematiche non adeguatamente affrontate dall'attuale organo esecutivo. L’approvazione di importanti atti per la vita amministrativa dell'Ente, quali il Dup 2025-2027, nonché due variazioni di bilancio, sono state rese possibili grazie al senso di responsabilità dei consiglieri degli altri schieramenti, non di maggioranza». Dunque per i cinque firmatari «tale stato non può protrarsi oltre, in quanto è del tutto anomalo che i consiglieri non di maggioranza debbano correre in soccorso numerico dei soli due consiglieri di maggioranza al fine di approvare importanti atti e non arrecare pregiudizio agli interessi dell’Ente. In tale contesto è stata in più occasioni rappresentata, a firma dei sette consiglieri del gruppo Misto e del gruppo di opposizione, la necessità di elezioni anticipate e dunque, di dimissioni del sindaco al fine di poter ridare la parola agli elettori e ricostituire una squadra di governo dell'ente coesa e sicura espressione della volontà popolare. Richiesta discussa alla seduta del civico consesso del 5 novembre, dove il sindaco ha manifestato la volontà di proseguire la sindacatura, pur senza una reale maggioranza, in palese contraddizione con la volontà popolare espressa dagli elettori, rinnovando l'invito ad effettuare ennesime consultazioni nella ricerca di una ormai irrealizzabile maggioranza di governo».












