Sabato 20 Aprile 2024
Quinto album per la popolare rock band milanese di scena al Barbara Disco Lab


"Il nostro disco più intimo", i Ministri a Catania - FOTO e INTERVISTA

di Gianluca Santisi | 20/11/2015 | MUSICA

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Meno ideologia, più poetica. Quasi una svolta introspettiva quella dei Ministri, una delle più amate rock band italiane, che nei giorni scorsi hanno suonato al Barbara Disco Lab di Catania (in apertura il cantautore Giovanni Truppi), data unica per Sicilia e Calabria del tour di presentazione del loro quinto album, "Cultura Generale", uscito in settembre per Godzillamarket/Warner. Un disco che il trio milanese composto da Davide “Divi” Autelitano (voce e basso), Federico Dragogna (chitarra e cori) e Michele Esposito (batteria) ha voluto registrare a Berlino. Un mese negli studi della Funkhaus, negli storici locali che fino al 1990 hanno ospitato la radio pubblica della DDR, tra le mani di Gordon Raphael, il produttore dei primi due album degli Strokes. Un lavoro sincero e intimo, non solo nei testi ma anche nei suoni, con molta presa diretta e poca post produzione. “Volevamo un’esperienza che andasse oltre la semplice registrazione – spiega Autelitano – quello che ci interessava era fare un’esperienza di vita assieme. Berlino è una città che ci affascinava sotto tanti profili ma soprattutto per la sua sostenibilità: ti permette di vivere in maniera davvero alternativa”. 

Questo diverso approccio si avverte parecchio: è un album che si allontana dal resto della vostra produzione.
“Ormai, e lo dico con la massima umiltà, abbiamo un gran bel seguito e non sarebbe stato difficile soddisfare tutti mantenendo un certo tipo di profilo. Invece, il nostro obiettivo era quello di discostarci da quanto fatto in precedenza. Abbiamo cercato una via più personale che ci permettesse di uscire da una dialettica fatta di slogan e da uno sguardo politico sulla società. Questo disco parla soprattutto di noi e delle emozioni che viviamo quotidianamente”. 

I testi di ben tre brani – “Le porte”, “Il giorno che riprovo a prendermi” e “Sabotaggi” - portano la sua firma...
“Fede rimane l’autore di questo progetto, è lui la “penna” ed è inequivocabile che lo sia. Dall’altra parte, però, avevo l’urgenza di dire qualcosa e questo era il capitolo della nostra discografia in cui mi potevo permettere di farlo”. 

Nella sua scrittura appare centrale il tema dell’inadeguatezza.
“Al contrario di Fede, che invidio tantissimo perché ha la capacità di prendere un tema che gli interessa e costruirci una canzone, io mi ritrovo a parlare quasi sempre di questo argomento. La mia è una poetica dell’inadeguatezza, che mi tormenta. Ma anche il senso del tempo, il suo scorrere, è una cosa che sento molto. Vedere cosa cambia e come cambia quello che ho intorno”. 

La disillusione è il sentimento comune di questa generazione di trentenni?
Possiamo affrontare questo argomento partendo da due punti di vista per arrivare ad una sola conclusione. Tutti quelli che hanno scelto la musica per esprimersi, a meno che non siano degli ipocriti, oggi sentono fortemente questa disillusione. Dall’altro lato, vedo gente che si laurea ma poi è costretta a fare altri mestieri per poter vivere. Non è un bel momento”.



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