Mercoledì 11 Dicembre 2024
Consigli pratici per superare la crisi


Sviluppo economico, quale modello per la riviera jonica?

di Carmelo Antonio Cutrufello | 04/06/2013 | ECONOMIA

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Italia – Sicilia – Provincia… Messina. Periferia del mondo, se vista con gli occhi freddi di chi deve valutare dove investire. Per capire il ritardo mostruoso con cui ci dobbiamo confrontare, basti analizzare un dato: solo il 29 ottobre scorso Messina risultava l’ultima tra le “città verdi d’Italia”. E la sua provincia? E’ da sempre divisa in due: il versante tirrenico, caratterizzato dall’industria e dal florivivaismo, il lato jonico che vive di turismo di alto livello, con qualche crepa sempre più evidente: per la prima volta gli alberghi a 5 stelle di Taormina hanno chiuso i battenti nel periodo invernale ed hanno rimandato l’apertura ad aprile inoltrato. La crisi ha pesato su un tessuto economico debole al quale si aggiunge il calo della domanda interna di beni e servizi dovuta alla crisi del settore formazione professionale, del numero di impiegati nei servizi e del commercio.

Le ricette miracolose non esistono

Per la prima volta la parola crisi diventa realtà e arriva nelle case di tutti i nostri concittadini. Sul come uscirne si sono versati interi vagoni di inchiostro, ma nessuno ha ovviamente la ricetta miracolosa. Ogni situazione va analizzata in modo dettagliato con un forte legame al territorio di riferimento: non esiste una ricetta comune per tutti che possa dare effetti benefici indistinti. Ovviamente possiamo caratterizzare alcuni interventi di “buonsenso” comuni a tutte le realtà: quelli di tipo infrastrutturale (autostrade, porti, reti di telecomunicazione mobile efficienti e con alta capacità) e quelli di tipo regolatorio (snellimento delle norme per la gestione d’impresa, maggiore trasparenza e minore discrezionalità degli enti locali in fasi appalto, riduzione delle imposte sul capitale delle imprese che producono, etc.). Tutte cose che dipendono da altri. Bene, ma noi cosa possiamo fare? Alcuni interventi possono essere presi dai decisori locali sia per interventi di tipo infrastrutturale che regolatorio. Un esempio tipico sono gli ambiti di responsabilità comunale sulla viabilità ed i parcheggi che favoriscono e snelliscono il transito in alcune aree avvantaggiando gli esercenti, la programmazione di bretelle per il traffico, di strade di penetrazione agricola, la manutenzione, la pulizia e l’abbellimento dei quartieri e, ancora, nelle località turistiche, si dovrebbe permettere di fare attività di intrattenimento per tutto l’arco della giornata (h 24) per favorire il turismo di massa o solo in periodi di tempo limitati (per incentivare famiglie e anziani).

Parola d'ordine: innovare

Ma cosa possiamo fare noi? Intanto occorre capire chi siamo noi. Noi siamo gli imprenditori ed i potenziali imprenditori. E possiamo fare tanto. Primo, occorre studiare. Non è scontato, credetemi. Occorre studiare come ridurre i costi a parità di produzione (se no è facile!). Intervenire in modo concreto è possibile: la parte più facile da ridurre sono i costi per le utilities. I costi di luce, gas, acqua, telefono e pubblicità possono essere ridotti grazie ad una ricerca più attenta di offerte sul mercato e ad una programmazione più accorta dei fabbisogni. C’è sempre poi la possibilità di consorziarsi con le imprese dello stesso territorio, ma in molti casi questo è sufficiente. Occorre poi ridurre i consumi di beni e servizi (sempre a parità di produzione!) per rendere più efficiente il processo aziendale. Come? Programmare i processi produttivi in modo che vengano diminuiti gli sfridi (gli scarti), gli errori (studiare il six sigma anche per le piccole imprese non è un tabù) ed i tempi morti. Usate diffusori per i consumi idrici, impianti fotovoltaici per i consumi elettrici, contratti flessibili per il gas. Occorre investire certo, ma si recupera competitività! Poi c’è il fronte “prodotto”. Occorre innovare. Inutile dirlo. Se non si può innovare un prodotto (soprattutto nei servizi), cercate di innovare la formula con cui è venduto. Un approccio diverso può fare la differenza. Pensate, ad esempio, al settore della telefonia mobile. Quindici anni fa tutti i cellulari avevano l’abbonamento, poi si è passati alla ricaricabile ed è stato il boom, adesso si vendono i pacchetti a consumo. Ma servono sempre e solo ad una cosa: telefonare! Per chi produce beni, invece, e sono tanti, occorre stare sul mercato con grande attenzione. Sbagliare oggi può significare morire. Le regole per un buon galleggiamento sono poche: piccoli passi, niente follie, leggere molto, studiare le tendenze e seguirle. Innovare. E… abbiate coraggio, andate sui mercati esteri.Strategie di promozione. Andate all’estero! E non solo in vacanza. Oggi esistono diversi servizi messi a disposizione dall’Ice o dalla Sace per potersi proporre autorevolmente. Se poi non volete muovervi dal territorio siciliano per partecipare a fiere o eventi basta partecipare ad una delle tante occasioni di lavoro congiunto che si presentano durante l’arco dell’anno: negli ultimi 12 mesi, proprio in Sicilia, hanno fatto incetta di commesse i più grandi magazzini cinesi, il sultano dell’Oman e una serie di imprenditori russi. I settori? Agroalimentare, artigianato di alta gamma, lusso e arte. Allora siete pronti a lanciarvi nel mondo dell’impresa?

Più informazioni: sviluppo  carmelo cutrufello  crisi  lavoro  


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