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Limone Interdonato, al via progetto di internazionalizzazione
di Andrea Rifatto | 03/07/2014 | ECONOMIA
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Il Limone Interdonato Igp è anche presidio Slow Food
Settore agrumicolo in fermento nella riviera jonica messinese. Ieri a Nizza di Sicilia si è tenuto un incontro per discutere delle opportunità di internazionalizzazione del Limone Interdonato, varietà Igp nata dall'innesto ibrido tra il cedro e l'ariddaru (tipico limone locale), prodotta in particolare nei centri della fascia jonica. Il workshop nizzardo, che fa seguito ad un primo evento tenutosi in forma ristretta presso la Camera di Commercio di Messina, rientra nel progetto “Attivazione di nuovo traffico commerciale lo/lo (navi mercantili) e ro/ro (autostrade del mare) dai porti di Messina e Milazzo”, finanziato con fondi Pac – Piano Azione Coesione. A tale scopo l’Ice, Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, insieme ai partner dell’iniziativa, Autorità Portuale di Messina, Camera di Commercio di Messina, e Confindustria Messina, ha ritenuto opportuno strutturare un progetto complesso per agire su fronti diversi, tra loro integrati e convergenti, verso il medesimo obiettivo: facilitare il processo di internazionalizzazione aziendale per creare i volumi necessari per l’eventuale attivazione di nuovi servizi portuali. Obiettivo del progetto è identificare e risolvere le criticità del sistema agrumicolo del comprensorio jonico, in un contesto in cui il sistema produttivo è caratterizzato da elevata polverizzazione aziendale, carente organizzazione dell’offerta, debolezza dell’associazionismo e insufficiente valorizzazione e diffusione dei prodotti a marchio. Il Limone Interdonato può essere quindi il prodotto di eccellenza che consenta di competere sui mercati globali, dove oggi, a differenza di quanto avveniva fino a qualche anno fa, serve una preparazione e un’organizzazione diversa. Come spiegato dagli esperti dell’Ice, il mercato globale premia le imprese globali, cioè quelle imprese disponibili a collaborare, a stringere alleanze o accordi commerciali e a stabilire relazioni strategiche per sfruttare i vantaggi delle reciproche complementarietà. Il workshop pilota sperimentale va proprio in questa direzione: attraverso un’analisi strutturale sarà possibile studiare criticità e punti di forza del comparto, per avviare un serio progetto commerciale. Il prossimo passo sarà l’avvio di un metodo di indagine territoriale, che comprende cinque azioni utili ad esaminare lo stato di salute del settore agrumicolo e i possibili sbocchi commerciali italiani ed esteri. Un team di esperti del Consorzio di Tutela del Limone Interdonato si occuperà di intervistare i produttori, per capire i reali bisogni e le effettive difficoltà incontrate sul mercato; il Consorzio, guidato da Attilio Interdonato, studierà al contempo un modello di servizi aggregati. Una associazione appositamente individuata si dedicherà alla creazione di una bozza di catalogo prodotti da poter sottoporre ai potenziali acquirenti, mentre spetterà all’amministrazione comunale di Nizza di Sicilia riunire i territori dove insistono le coltivazioni del Limone Interdonato per votarli alla promozione del progetto. La quinta azione sarà invece portata avanti dalla Camera di Commercio di Messina e dall’Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane: i due enti faranno scouting sui mercati esteri per capire dove il prodotto può risultare appetibile e con quale modalità proporlo. Lo scopo principale del progetto è aumentare la produzione e invogliare gli imprenditori a far partire la filiera: in funzione degli esiti delle ricerche e delle analisi che verranno parallelamente condotte per valutare i volumi movimentati, le attività potranno essere estese ad altri raggruppamenti di imprese.
Dei cinquemila ettari di limoneto nella riviera Jonica della provincia di Messina, oggi ne sono rimasti meno di 3 mila, di cui 300 circa di Interdonato: ampliare la vendita del prodotto di qualità sul mercato estero non può dunque che contribuire ad invertire la tendenza dell’abbandono delle terre, invogliando magari nuovi imprenditori a catapultarsi nel settore agricolo, negli ultimi anni diffusamente trascurato.