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Giovani e lavoro: crearsi un futuro in Sicilia non è impossibile
di Sandro Ballisto | 21/08/2013 | ECONOMIA
di Sandro Ballisto | 21/08/2013 | ECONOMIA
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Queste riflessioni nascono dall'intenzione di aprire un confronto con chi già possiede o voglia creare un'impresa. Si tratta di riflessioni frutto della mia esperienza lavorativa, delle mie letture, del confronto quotidiano con imprenditori. La mafia "perbene" La lotta di chi non si piega Senza domanda non si fa impresa Non basta l'idea geniale L'idea copiata L'idea unica
Il nostro territorio, dal punto di vista economico, è veramente povero, scarno, poco entusiasmante, difficoltoso. Per questo motivo moltissimi giovani fanno le valigie e vanno a vivere al nord o all'estero. Quelli che restano iniziano una battaglia quotidiana fatta di lavoro precario, di frustrazioni e, raramente, di piccole soddisfazioni.
L'eccezione è una percentuale di giovani "privilegiati" che trova un posto di lavoro fisso (ben retribuito e tutelato) grazie al sistema politico affaristico, un sistema che trucca il mercato libero, un sistema che si regge sul clientelismo, sugli appalti pilotati, sulle consulenze agli amici, sulle assunzioni ai figli di... Tutto questo sistema trae linfa dai soldi pubblici spesso dirottati dalle buone finalità originarie per alimentare favoritismi. C'è di tutto: dall'impiegato di banca che trova lavoro sotto casa, guarda caso nella banca a compartecipazione della regione dove il papà era dirigente; dall'insegnante che, senza mai lasciare la Sicilia, appena laureato trova lavoro nello stesso paese in cui vive; dal medico, figlio di medico, che trova lavoro nello stesso ospedale del padre; al giovane ingegnere che, appena fresco di iscrizione all'albo, diventa progettista del piano regolatore del comune amministrato dai propri amici di partito. Tanti casi diversi tutti con lo stesso denominatore: la raccomandazione. È triste perché i giovani che trovano lavoro con queste modalità divengono essi stessi complici del sistema mafioso che, con questa forma di ufficio di collocamento truccato, sta producendo il collasso economico dell'intera Regione, generando un "pubblico" fatto di impiegati demotivati e spesso incompetenti, sprechi e disservizi ma, soprattutto, una classe di imprenditori e liberi professionisti che, adagiatasi sugli allori del guadagno facile e privo di concorrenza vera, ha tagliato il fiato a chi onestamente vive di mercato libero. Il quadro in cui ci si trova è quello di una Sicilia all'apparenza senza speranza, dove ogni iniziativa condotta da giovani parte svantaggiata.
Per fortuna moltissimi sono i giovani lontani da queste logiche; purtroppo, però, essi faticano parecchio a trovare una stabilità economica. È a questi che abbiamo pensato; ad essi vogliamo sottoporre ragionamenti e strumenti per affrontare il mercato con speranza e, soprattutto, cercando di evitare gli errori che, in 18 anni di professione, ho potuto riscontrare in gran parte delle imprese con cui ho lavorato. Errori che troppo spesso inducono le aziende all'insuccesso. In questo quadro desolante, mi confortano i tanti audaci imprenditori che conosco e che ogni giorno dimostrano con il proprio lavoro che, nella nostra Sicilia, non solo è possibile fare impresa ma è anche possibile creare aziende di successo.
In un mercato che non assume, l'unica alternativa è crearsi un lavoro facendo impresa. Ma fare impresa implica ragionamento, idee, capitali, esperienza, capacità di intercettare la "domanda". Ed è proprio sulla "domanda" che bisogna concentrare parecchia attenzione. Cosa chiede il mercato? Quali sono i gusti della gente? Quanto possono spendere per il nostro servizio o prodotto? Quali sono le opportunità che può darci la nostra impresa? La risposta a queste domande non può essere banale.
Una regola di base del mercato è: fare investimenti solo su ciò che chiede il mercato. Per esempio la tecnologia oggi sembra essere la spesa alla quale nessuno può rinunciare; per logica investire in essa sembrerebbe il modo migliore par fare profitti.
Altro esempio sono i beni primari (cibo e abbigliamento) ai quali è impossibile rinunciare.
Così, ci sono imprenditori che, in maniera superficiale, fanno 1+1 e investono capitali, senza produrre un minimo di analisi e senza un piano, in attività che alla fine si rivelano fallimentari. Dare risposte al mercato non è così facile; la vera "domanda" spesso si nasconde dietro a false domande e va ricercata in comportamenti e bisogni che si nascondono in profondità. Solo chi riesce a capire il pensiero della gente, chi riesce a sviluppare scenari futuri realistici, crea prodotti e servizi in grado di soddisfare la domanda. Riuscire è già difficile per le imprese che sviluppano analisi di mercato e piani strategici, figuriamoci per chi, senza pensarci, da un giorno all'altro, improvvisa un'attività imprenditoriale.
Per esempio, la Apple con l'iPhone è riuscita a rispondere alla domanda di cellulari multifunzione prima della Nokia che, fino all'uscita del prodotto della mela, era leader del settore dei telefoni mobili.
Sempre la Apple, con l'iPod, si è imposta nel mercato della musica da ascoltare in movimento in un mercato che era stato inventato dalla Sony con il Walkman.
Questo dimostra che la risposta alla domanda deve sempre avvenire dopo un'attenta analisi dei bisogni della gente, bisogni che spesso sono poco visibili ad occhio nudo, bisogni che oggi sembrano non esistere, ma che nel futuro possono essere "vitali".
Mettere su un'impresa, partendo da zero, non è un gioco, per questo vogliamo riflettere sulle tante variabili da considerare per riuscire a crearsi un lavoro restando a vivere in questa terra.
Il punto di partenza per fare impresa è l'idea imprenditoriale; essa dà la motivazione e la carica per iniziare e per durare nel tempo.
Come nasce l'idea? Nei casi di buona riuscita, l'ideatore è una persona che conosce bene e sa valutare il mercato, conosce i processi produttivi, ha accumulato negli anni l'esperienza necessaria per condurre la propria idea al successo.
Se, per esempio, fai il cameriere da anni o se sei cuoco, sarà facile per te fare impresa nel settore della ristorazione poiché hai già parecchio del know how che serve.
Mi capitò, anni fa, di curare la comunicazione per un cliente che intendeva creare una catena di ristoranti american bar. Era benestante di famiglia e aveva conseguito una laurea in marketing con stage in un prestigioso hotel di Rimini. Tornato al proprio paese, si era impiegato nell'azienda di famiglia nel ramo petrolifero, per lavoro era sempre in viaggio e trascorreva parecchio tempo in ristoranti che lo affascinavano tantissimo. Il suo sogno era la ristorazione pur non avendo mai lavorato in un ristorante. Il risultato, nonostante i grossi investimenti, anche pubblicitari, fu il fallimento dell'azienda dopo appena un anno dall'apertura.
Il motivo è semplice: l'idea era buona, c'erano anche i capitali, ma l'imprenditore non conosceva affatto il mercato del settore. Quella esperienza mi ha insegnato molto: se hai un'idea, verifica che tu abbia, oltre ai capitali, pure l'esperienza per poterla realizzare!
Se hai l'idea di aprire un normale negozio di abbigliamento sportivo, allora sei il caso di chi sfrutta un'idea già esistente. Non dovrai far altro che ragionare su come sottrarre fette di mercato a chi le ha conquistate prima di te.
La scelta di copiare un'idea imprenditoriale non necessariamente è la più saggia, anche se spesso è la strada che seguono i più, ma ci sono i pro e i contro.
I pro sono che la gente capisce subito cosa vendi e, nelle azioni di comunicazione, devi solo invogliare alla prova e indicare come ti si raggiunge.
I contro sono che la gente, abituata ad acquistare da anni dal tuo concorrente, difficilmente lo abbandonerà se tu non offri qualcosa di veramente nuovo. Anche se tu sarai più gentile e assortito, non è detto che questo ti faccia preferire all'altro.
I comportamenti di acquisto sono strani e spesso difficili da modificare nei tempi corti.
A guardarsi intorno si comprende come quella dell'idea copiata sia la strada scelta dalla maggioranza degli imprenditori. A volte si assiste a vere e proprie "mode": l'annata delle aperture di supermercati, l'annata delle ferramenta, l'annata dei negozi per bambini...
È inevitabile che il risultato di questi trend siano: le annate delle chiusure di supermercati, di ferramenta, di negozi per bambini...
Se, invece, hai l'idea di creare un allevamento di coccinelle (non è uno scherzo, esistono allevamenti di coccinelle nel mondo, ma da noi è ancora una novità), sei il caso di chi investe in un'idea unica, cioè un'idea che porta in ambito locale un nuovo segmento di mercato.
L'idea unica ti permette di essere il primo, di poter decidere il prezzo, di non dover competere con nessun altro.
Sei l'unico e tutto sembra facile; ma è veramente facile? No, non è affatto facile perché dovrai far comprendere alla gente i benefici del tuo allevamento. Dovrai spiegare ai contadini che le coccinelle sostituiscono i pesticidi nella battaglia contro i parassiti delle coltivazioni.
Dovrai investire tempo e denaro in comunicazione, dovrai creare kit di prova per far testare il prodotto, dovrai formare i tuoi collaboratori. Un grosso sforzo che, se riesci a superare i primi periodi, con gli anni ti permetterà di essere padrone del mercato e godere della maggiore fetta dei profitti di quel segmento. È ovvio che, se il business funziona, presto ti copieranno ma una legge del mercato dice che il primo a creare un segmento di mercato ha moltissime possibilità di restare il primo per sempre.
Coca Cola fu la prima a fare la bibita frizzante alla cola ed è ancora la prima.
La Motorola, invece, fu la prima a lanciare i telefonini, oggi però non ha più mercato, perché? Semplice, il mercato dei telefonini è così cambiato che altri hanno saputo cogliere prima le nuove tendenze.
Un'idea unica ha parecchi contro, soprattutto nei tempi corti; i primi anni sono duri ed è facile scoraggiarsi ma, nei tempi lunghi, si rivela sempre vincente perché, a differenza dell'idea copiata, l'idea unica può essere venduta a livello globale.
Non si pensi che l'idea unica sia sempre legata a cose fantascientifiche; a volte un'idea unica può esistere nella nostra tradizione. Un esempio è il limone Interdonato che è unico e apprezzato in tutto il mondo. A dimostrazione del fatto che grandi risorse sono a portata di mano ma spesso non sappiamo sfruttarle.
L'Interdonato è l'esempio a noi più prossimo di qualcosa che avrebbe tutte le caratteristiche per far decollare l'economia di un intero territorio ed invece...
Un'idea unica può anche essere generata da un'idea copiata; bastano pochi aggiustamenti per creare un nuovo segmento di mercato ed essere i primi. Per esempio la Decathlon ha trasformato il concetto di negozio per sportivi reinventando il modo di intendere questo genere di negozi: ampia offerta, prezzi accessibili, disponibilità ad ascoltare il cliente, servizi e assistenza. Il risultato è un'idea unica di grande successo.
Quindi idea unica o idea copiata? Sta a voi scegliere; dipende dal vostro carattere, dai capitali di cui disponete, dalle ambizioni personali, dalle analisi effettuate per sondare il mercato.
Nel prossimo articolo tratteremo di come trovare idee e come realizzarle.