Mercoledì 24 Aprile 2024
L'integrità etica dei derelitti al centro dell'ultimo libro della poetessa santateresina


"La vita là fuori", la nuova fatica letteraria di Mariapia Crisafulli dedicata alle poesie

di Andrea Rifatto | 25/05/2021 | CULTURA E SPETTACOLI

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L'autrice e la copertina del libro

Nuova fatica letteraria per la poetessa Mariapia Crisafulli di Santa Teresa di Riva. La 24enne, studentessa di Storia, politica e relazioni internazionali all’Università di Catania, ha infatti pubblicato il suo ultimo libro, “La vita là fuori”, edito da Macabor, una raccolta di poesie e metapoesie. Il suo percorso poetico ha momenti di felice esito nell'operazione di recupero memoriale come indispensabile strumento di costruzione della specificità del singolo come della collettività: i morti le vivono dentro in quanto il tempo è concepito come una moltiplicazione e sovrapposizione di esperienze al pari di strati geologici, a cominciare dai tratti somatici che passano da una generazione all’altra. La poesia della Crisafulli – scrive nella prefazione Franca Alaimo – muove da quello smarrimento d’identità già denunciato da Pier Paolo Pasolini che troverà un suo coerente sviluppo all’interno della silloge, dove si muove una folla di persone anonime, di clochard e derelitti, sui cui volti l’autrice scorge ‘tutto l’umano che conosco’, cioè quell’integrità etica ed innocenza vitale, se non anche ‘storica’, che li distinguono dai potenti del mondo, fabbricanti impudichi di storie di guerre, di terrore e di morte”. Mariapia Crisafulli ha già pubblicato le raccolte di poesie Un’altra notte d’emozioni (Kimerik, 2012) e Come un’Odissea. Appunti di viaggio (Macabor, 2019) e un libro di racconti, Odòs. Storie di Strade (Cavinato, 2017), si occupa di critica letteraria collaborando a varie iniziative editoriali e collabora al bimestrale di poesia “Il sarto di Ulm”. Suoi testi e contributi sono stati ospitati su numerose pubblicazioni. Secondo Alaimo “la poesia praticata dalla Crisafulli quasi con furiosa ostinazione, strappando tempo alle proprie indaffaratissime giornate e al sonno notturno, sembra scavalcare d’un salto la tradizione a favore di un timbro più prosastico e attuale, talvolta colloquiale, allineandosi con la più giovane produzione poetica, preferendo all’architettura classica del versificare un’organizzazione più libera, priva spesso di punteggiatura, a meno di farne un uso trasgressivo, segnata da tensioni e sussulti sia sintattici che lessicali, in cui i legami logici sono talvolta sottesi, offrendo piuttosto segnali di orientamento, che non escludono ambiguità e molteplicità di interpretazione”.


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