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"Io assassino perché conveniva allo Stato", la storia di Giuseppe Gulotta - FOTO
di Carmelo Micalizzi | 31/03/2015 | CULTURA E SPETTACOLI
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Giuseppe Gulotta durante l'incontro con gli studenti
La storia di Giuseppe Gulotta ha fatto tappa a S.Teresa di Riva, dove gli studenti del Liceo Scientifico dell’Istituto di istruzione superiore “Caminiti-Trimarchi” hanno incontrato il 57enne alcamese, assolto dopo quel maledetto gennaio del 1976, mese della strage di Alcamo marina in cui persero la vita due carabinieri, crivellati di colpi mentre dormivano. “Assolto per non aver commesso il fatto” è l’esito della sentenza emessa il 13 febbraio del 2012, a 36 anni dall’arresto per quel duplice omicidio e dalla successiva condanna all’ergastolo, confermata anche in Cassazione. Dal giorno dell'assoluzione Giuseppe Gulotta è tornato a vivere e a raccontare la sua storia a più persone possibile, compresi gli studenti, simbolo del futuro, proprio come ha fatto questa mattina nell’auditorium delle Ancelle Riparatrici, dove si è presentato in anticipo insieme alla moglie Michela Aronica e a Daniela Bonanzinga, titolare nell’omonima libreria di Messina. Ad accoglierli oltre un centinaio di studenti, i docenti e la dirigente dell’Istituto organizzatore, la dott.ssa Carmela Maria Lipari, che ha aperto l’incontro salutando e ringraziando l’ospite e illustrando parte della sua storia, prima di passare la parola a Bonanzinga per un breve intervento.
Una giornata carica di emozioni per tutti i presenti, emozioni che lo stesso Gulotta ha potuto raccontare in prima persona, guardando negli occhi gli spettatori, protagonisti di una gioventù che gli fu strappata dall’ennesimo caso di malagiustizia: “Il male che mi è stato fatto per me è impossibile dimenticarlo, specie quella notte: faccio un sogno ricorrente in cui vedo dei carabinieri che mi stanno per arrestare – ha raccontato – e poi mi ritrovo in carcere, senza però passare per le torture, come se le avessi rimosse”. Tanti i ricordi di Gulotta, che ha risposto alle numerose domande postegli dai ragazzi. Dalle emozioni provate al momento della condanna all’ergastolo alla scarcerazione: “Un amico mi aveva invitato al matrimonio proprio nel giorno in cui attendevo l’esito in Cassazione, io avevo risposto di no, che non era il caso, ma lui era stato irremovibile. Che sarebbe successo se avessero confermato la condanna mentre ero lì? Così fu, me lo comunicò per telefono l’avvocato e così cercai un posto da solo con mia moglie: ci abbracciammo in lacrime”.
Proprio la moglie ha preso la parola sul finire dell’incontro lanciando un messaggio ai presenti, invitandoli alla fiducia nelle persone che si hanno accanto perché proprio quello era stato il segreto della sua relazione con Giuseppe, mai creduto da lei come un assassino. Durante la mattinata, spazio ai tanti lavori realizzati dalle classi, tra cui letture di passi del libro di Gulotta, “Alkamar – la mia vita in carcere da innocente”, scritto a quattro mani con Nicola Biondo, giornalista de “L’Unità”, video ed esibizioni musicali. Lo stesso Gulotta, nonostante si senta travolto da un sistema di cui è rimasto vittima, non ha voluto mancare di lanciare segnali positivi: “Io ho avuto giustizia, quella che non hanno avuto i due ragazzi dell’Arma uccisi e anche se ho passato tutto questo voglio dirvi che bisogna avere fiducia nelle istituzioni perché se non abbiamo fiducia nella giustizia – ha poi concluso – siamo completamente persi, senza punti di riferimento”.
A chiudere l’incontro, un ulteriore breve intervento di Daniela Bonanzinga e i ringraziamenti della dott.ssa Lipari, subito dopo la lettura delle righe conclusive di “Alkamar”: “Sento parlare di segreti e misteri, ecco, io sono una delle vittime di questi misteri. Sono stato un assassino perchè così conveniva allo Stato. Non smetterò mai di fare i conti con questo”.