Al Classico di S. Teresa lezione sui Fasci siciliani dei lavoratori
06/11/2015 | CULTURA E SPETTACOLI
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Mangiameli, Condorelli, Lipari e Caminiti con gli studenti
Gli alunni delle quinte classi del Liceo Classico di Santa Teresa di Riva, in occasione del centenario della morte di Bernardino Verro, leader del Fascio di Corleone e sindaco del paese, ucciso il 3 novembre del 1915 ad opera della mafia corleonese per avere con forza difeso i diritti dei contadini e per aver lottato per un’equa distribuzione dei latifondi, hanno approfondito il tema dei Fasci siciliani dei lavoratori. L’attività organizzata dal Dipartimento di Storia del Liceo Classico e dall’Associazione CINIT Cineforum Italiano, presieduta da Massimo Caminiti, ha previsto la visione in classe del film documentario “1983. L’inchiesta”, e l’incontro-dibattito con la regista Nella Condorelli e con Rosario Mangiameli, Ordinario di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Catania, un viaggio cinematografico in una pagina spesso dimenticata della storia italiana e della nostra Isola ha permesso ai partecipanti di riflettere sulla lotta popolare che, dal 1892 al 1894, ha visto protagonisti tanti contadini e zolfatari, uomini e donne, che cercavano di abbattere la schiavitù e la mafia dei feudi. Il docufilm si basa sull'inchiesta realizzata nell'ottobre del 1893 da un giornalista sceso dal veneto polesine, Adolfo Rossi, che ha attraversato la Sicilia interna a dorso di un mulo, fra paesi poveri e feudi antichi, luoghi di sfruttamento minorile e povertà, per descrivere oggettivamente, separando i fatti dalle opinioni, il movimento di protesta che coinvolse decine di paesi e città siciliane con migliaia di iscritti ai Fasci dei Lavoratori, stroncati nel sangue da Francesco Crispi nel 1894. Gli studenti hanno molto appezzato il documentario, che si avvale di contributi reali, utilizzando anche il linguaggio del disegno animato in mancanza di un materiale visivo e scenografico da poter utilizzare, soprattutto perché hanno avuto modo di cogliere la corrispondenza tra quanto scritto negli articoli del giornalista Rossi, apparsi tra l'ottobre ed il novembre 1893 sul quotidiano romano La Tribuna, oggi archiviati presso la Biblioteca Alessandrina, e il lavoro della Condorelli, il cui intervento è stato ascoltato con molta attenzione, specie nell’elogio delle donne siciliane, che avevano sorpreso lo stesso Rossi, visto che le descrive in prima fila, coraggiose, sprezzanti delle baionette e della morte, “libere di uscire di casa, sole, anche di sera, capaci di parlare in pubblico come vere oratrici”, pronte a chiedere la terra, pane e lavoro per sé e per i figli. “Non immaginavo di trovare rozze contadine esprimersi con tale proprietà”, sottolinea in una corrispondenza del 16 ottobre 1893 da Piana degli Albanesi. La relazione del prof. Rosario Mangiameli, molto puntuale e documentata, ha spiegato il movimento dei Fasci, partendo dalla questione agraria e dal crollo del prezzo del grano che, travolgendo gli equilibri consolidati in una economia fondamentalmente cerealicola e latifondista, inasprisce le condizioni di affitto e subaffitto della terra e aumenta la miseria delle famiglie dei lavoratori agricoli, degli artigiani, degli operai, nelle città e nei paesi siciliani. In questa lotta contro i latifondisti il prof. Mangiameli inserisce la figura di Bernardino Verro, che inizialmente adepto della società segreta, dei Fratuzzi, entro la quale si celava una cosca mafiosa composta da gabelloti, se ne allontana ben presto, cercando di evitare la strumentalizzazione mafiosa dei Fasci, proponendo i Patti agrari di Corleone e aderendo al Partito socialista, nato nel 1892. Viene ricordata la sua collaborazione con altri giovani socialisti, come Barbato, De Felice, Bosco, per tentare di dare un significato non solo sociale ma anche politico ai Fasci, attraverso la costituzione di un comitato centrale regionale. Ma quando nel 1914 la lista socialista conquistò la maggioranza nel consiglio comunale e Verro divenne sindaco di Corleone, la Mafia agraria non gli perdonò il tradimento degli anni precedenti e lo uccise a sanguefreddo, deturpando il cadavere con numerose fucilate. Il delitto rimase impunito e la memoria di Verro oltraggiata per sempre. All'incontro era presente anche la dirigente scolastica dell'Istituto Caminiti-Trimarchi, Carmela Maria Lipari.