Venerdì 26 Aprile 2024
Raggiro commesso nell'estate del 2017: l'uomo venne arrestato otto mesi dopo


Truffò un parroco di S. Teresa con banconote false, 41enne condannato in Cassazione

di Andrea Rifatto | 24/01/2021 | CRONACA

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La chiesa Madonna di Portosalvo e il condannato

È l’estate del 2017, un uomo si presenta in una chiesa di Santa Teresa di Riva e dopo aver avvicinato il parroco gli chiede di cambiare una somma di denaro in banconote con l’equivalente in monete. Subito dopo il sacerdote si rende conto che le banconote ricevute sono palesemente false ma l’uomo si è già allontanato facendo perdere le proprie tracce. Il parroco sporge quindi denuncia, il truffatore viene identificato e otto mesi dopo finisce in carcere. Ne nasce un processo che si protrae fino al terzo grado di giudizio e adesso è arrivata la sentenza definitiva di condanna. Protagonista della vicenda un uomo di 41 anni di Adrano, Roberto Scarpato, che nell’agosto di quattro anni fa, nei giorni dei festeggiamenti della Madonna di Portosalvo, prese di mira la chiesa del quartiere Barracca, consegnando al parroco don Agostino Giacalone cinque banconote false per ottenere in cambio la corrispondente somma in monete, pari a 510 euro. La Corte di Cassazione, al termine del giudizio, lo ha condannato a tre anni e venti giorni di reclusione, oltre a 400 euro di multa, per i reati di evasione, truffa e messa in circolazione di monete false, questi ultimi due ai danni del prete con l’aggravante di aver commesso il fatto contro un ministro del culto cattolico. L’evasione è stata invece contestata perchè l'imputato ha commesso il fatto uscendo dalla propria abitazione mentre era agli arresti domiciliari in esecuzione di una misura cautelare applicata dalla Corte d'Appello di Messina. Gli ermellini della Quinta Sezione, presieduta da Grazia Miccoli, hanno rigettato il ricorso presentato dall'avvocato difensore del catanese contro la sentenza emessa il 14 ottobre del 2019 dalla Corte d’appello di Messina, giudicandolo complessivamente infondato e condannandolo al pagamento delle spese processuali, come chiesto dal sostituto procuratore generale della Cassazione Maria Francesca Looy. Il verdetto di primo grado del Tribunale di Messina era arrivato il 20 settembre del 2018. 

Scarpato, venditore ambulante, venne arrestato nell’aprile del 2018 dai carabinieri della Stazione di Santa Teresa, ai comandi del luogotenente Maurizio La Monica, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina su richiesta della Procura. Dopo la denuncia presentata in caserma da padre Giacalone, che aveva spiegato di essere stato vittima di un raggiro da parte di un soggetto a lui sconosciuto, i militari dell'Arma avevano hanno acquisito le immagini di diverse telecamere di videosorveglianza poste nel quartiere Barracca, nel resto del paese e in tutto il comprensorio jonico ed avevano sentito numerosi testimoni in grado di riferire su quanto accaduto, riuscendo così a risalire al catanese, all’epoca del fatto 38enne, che nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari era evaso ed aveva organizzato la truffa. Il difensore aveva tentato in Cassazione di far cadere l’aggravante di aver commesso il fatto contro un sacerdote in quanto a suo dire la condotta di reato non era collegata all'esercizio del culto, benché il denaro provento della truffa, secondo la persona offesa, era riferibile alle offerte dei fedeli e destinato a favore di alcuni parrocchiani. I giudici hanno invece evidenziato come Roberto Scarpato “si è rivolto non a caso al sacerdote in ragione della sua funzione e, per mettere in atto la truffa, ha sfruttato le circostanze dell'essere la vittima un ministro di culto, qualità che ha concorso a determinare il reato così come realizzato” e che “l’imputato si è appropriato con modalità truffaldine delle opere di carità, che come i proventi delle elemosine rappresentano un servizio tipico del ministero cattolico, funzionale ad attendere alla cura di poveri e bisognosi, grazie alle modalità con le quali queste vengono normalmente elargite (monete di piccolo taglio delle quali è necessario ordinariamente il cambio per una migliore spendita e fruizione)”. Dunque conferma del verdetto di appello e condanna definitiva.


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