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Truffe per cause e ricorsi bluff nella Jonica, a processo Vanaria e Paterini
di Andrea Rifatto | 28/07/2018 | CRONACA
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Un incontro tra Vanaria e due clienti intercettato dai Cc
Si è aperto davanti la Seconda Sezione Penale del Tribunale di Messina il processo a carico di Vincenzo Vanaria e Carmelo Paterini, accusati di associazione a delinquere e truffa in concorso per aver messo in piedi quella che il giudice dell’udienza preliminare Eugenio Fiorentino, nel decreto di rinvio a giudizio definisce “un’organizzazione criminale dedita alla perpetrazione di una serie indeterminata di truffe”, con cause civili e ricorsi su mutui, prestiti e cartelle esattoriali secondo l’accusa mai avviati ma per i quali si facevano consegnare denaro dai clienti. Vanaria, 58 anni, residente a Giardini, è ritenuto il promotore dell’organizzazione in quanto si spacciava per avvocato, nonostante sia radiato dall’Ordine di Messina dal 2004, traendo in inganno le vittime, mentre Paterini, 56enne di Savoca, avrebbe agito come procacciatore dei clienti. Entrambi sono stati arrestati e ristretti ai domiciliari il 19 febbraio scorso dai Carabinieri della Compagnia di Taormina (leggi l'articolo qui), insieme agli avvocati Cinzia Tavano di Giardini e Domenico Risiglione di Motta Sant’Anastasia, le cui posizioni sono state stralciate da questo procedimento perché le accuse a loro carico sarebbero meno pesanti. Il processo per Vanaria (ristretto agli arresti domiciliari), difeso dall’avvocato Giovambattista Freni e Paterini (sottoposto ad obbligo di firma dopo essere stato scarcerato da circa un mese) assistito dagli avvocati Ettore Cappuccio e Antonio Giacobello, riprenderà l’11 settembre per sentire i testi del pubblico ministero. I due sono imputati per fatti accaduti dal dicembre 2013, dopo che Vanaria costituì l’associazione “Feo Progetto Benessere” con sede a Giardini, millantando di essere un avvocato esperto nella risoluzione di questioni civilistiche e facendosi consegnare dagli ignari clienti somme di denaro per avviare giudizi e ricorsi contro cartelle esattoriali mai iscritte a ruolo. Paterini, anche lui socio fondatore della Feo, per la Procura procacciava clienti e riceveva materialmente gli assegni o il denaro contante, mentre Tavano e Risiglione, avvocati dell’Ordine di Catania, venivano delegati da Vanaria a promuovere le cause civili con procure alle liti rilasciate all’insaputa dei clienti. I due avvocati rinunciavano poi ai mandati senza aver compiuto alcuna attività difensiva, mentre Vanaria e Paterini ottenevano un ingiusto profitto incassando le somme versate dalle vittime per l’instaurazione delle cause. Sedici le parti civili, cittadini e piccoli imprenditori raggirati residenti in larga parte a S. Teresa ma anche a Roccalumera, Pagliara e perfino in provincia di Forlì-Cesena. A difenderle gli avvocati Giovanni Gulino (11), Salvatore Garufi (2), Angela Lo Turco, Anna Chiara Riva e Rosario Polizzi.