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Strage nel Canale di Sicilia: a Catania i superstiti e le salme - FOTO DELLO SBARCO
di Sikily News - foto di Francesco Villari | 13/05/2014 | CRONACA
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Dodici donne, due uomini e 3 minorenni, tra i quali due bambine molto piccole. É il tragico bilancio del naufragio che ha coinvolto una imbarcazione di immigrati ieri nel canale di Sicilia. I superstiti, 206 di diverse nazionalità, e le salme di coloro che non ce l'hanno fatta a raggiungere le coste siciliane, sono giunti alle 19 di oggi nella banchina tredici del porto di Catania, a bordo della nave militare Grecale. La tragedia si è verificata nel Canale di Sicilia, a circa 50 miglia a nord della costa libica e a 100 miglia a sud dell’isola di Lampedusa. Non è ancora possibile stabilire in quanti fossero esattamente sull'imbarcazione, anche se - come dichiarato dal comandante della nave Grecale, Stefano Frumento, il tipo di imbarcazione come quella coinvolta nel naufragio può ospitare di solito 200-250 persone. Ma le possibilità di trovare migranti ancora in vita si riducono ogni ora sempre di più, viste le condizioni in peggioramento del mare, che hanno fatto anche slittare di alcune ore l’arrivo della nave nel porto catanese. La fregata Grecale ha dovuto inoltre attendere che la nave da crociera Star Pride lasciasse il porto prima di poter attraccare. Disperazione e smarrimento segnavano i volti degli oltre duecento stranieri, che dopo lo sbarco sono stati trasferiti nelle strutture di accoglienza e nei presidi sanitari per gli accertamenti medici. La Prefettura etnea ha infatti disposto l’accoglienza dei profughi nella struttura dell’ex Ipab di viale Plebiscito: al contempo tutte le strutture sanitarie e gli ospedali sono pronti per ricevere i migranti e accertare le loro condizioni di salute. Le salme dei 17 morti verranno portate a terra a partire dall'alba di domani. La ricostruzione. L'allarme è scattato ieri attorno alle 13, quando un Atr della Guardia Costiera ha raccolto l'Sos lanciato da un'imbarcazione in difficoltà. I migranti si trovavano più vicini alle coste della Libia che a quelle italiane, in acque internazionali dove la competenza è delle autorità libiche, nei pressi di una piattaforma petrolifera: nella zona del naufragio sono stati immediatamente dirottati alcuni mercantili, che hanno soccorso i primi naufraghi e recuperato le salme, oltre a due motovedette della Guardia Costiera, una della Guardia di Finanza e le navi Sirio e Grecale della Marina Militare. Un'ora dopo il naufragio i primi mezzi di soccorso erano già nel punto dove è affondato il barcone, ma per molti migranti non c’era più nulla da fare: l'imbarcazione si è infatti ribaltata e in pochissimo tempo è colata a picco non lasciando scampo a chi non è riuscito a mettersi in salvo.
La Procura della Repubblica di Catania ha intanto aperto una inchiesta, ipotizzando i reati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, per capire la dinamica del naufragio e risalire al numero esatto di immigrati che si sono imbarcati in Libia.