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Spunta una stella di David: la sinagoga di Savoca è certezza - FOTO
di Andrea Rifatto | 06/06/2014 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 06/06/2014 | CRONACA
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Una stele lapidea con incisa una stella di David, simbolo universalmente riconosciuto del popolo ebraico. È l’incredibile reperto ritrovato a Savoca, nei ruderi di quella che da anni si ritiene sia stata una sinagoga ebrea ma sulla cui esistenza non si è però mai avuta l’assoluta certezza. La scoperta di questi giorni potrebbe però fugare i dubbi residui, confermando finalmente che quell’edificio dall’architettura insolita, sito accanto alla scalinata che conduce alla chiesa di San Michele, sia stato un luogo di culto dell’ebraismo prima della cacciata degli ebrei dalla Sicilia, sancita con l’editto emanato da Ferdinando d’Aragona nel 1492. Ecco la stele lapidea: presumibilmente in pietra di Siracusa, ha le dimensioni di 30 cm in lunghezza per una larghezza variabile tra 11 e 17 cm. Lo spessore è di circa 6 cm. La stella di David impressa sulla pietra è immediatamente riconoscibile. A far riaccendere i riflettori sulla sinagoga di Savoca, di proprietà della famiglia Smiroldo di S. Teresa di Riva, è stata la curiosità di un abitante del borgo collinare, che trovandosi a passare dinanzi al rudere, ha notato pericolosi segni di cedimento di un muro, scorgendo che dal crollo di una parete interna era venuta fuori una pietra con scolpito un ben preciso disegno geometrico, identificato in seguito come la stella di David. Il reperto è stato immediatamente consegnato in custodia al Comune di Savoca, che pochi giorni fa ha informato del ritrovamento i proprietari della struttura, stabilendo di effettuare un sopralluogo lunedì prossimo, anche per verificare l’eventuale necessità di interventi di messa in sicurezza del sito.
La scoperta del documento del 1470 Un'occasione per valorizzare il bene
A parlare dell’esistenza di una sinagoga a Savoca fu per primo Santo Lombardo, responsabile del Museo storico etnoantropologico e studioso di storia locale, che oltre 15 anni fa trovò un importante documento in latino, datato 20 agosto 1470 e firmato dal vicerè Lop Ximen Durrea, che ordinava che venisse fabbricata altrove la sinagoga esistente della terra di Savoca, individuata come “situata nel centro, e nel miglior luogo, vicino alla piazza nella quale si trova il palazzo della Curia […] e inoltre nelle vicinanze di detta mischita (sinagoga) vi sono molte case di cristiani, di quelli più osservanti della predetta terra, e altre chiese, nelle quali per mezzo di sacerdoti viene celebrata la divina liturgia e l'ufficio divino”. Il viceré dispose che la sinagoga venisse edificata in altro luogo poiché i giudei savocesi, nell'officiare i loro riti, intonavano inni a voce alta disturbando le attività dei cristiani. L’edificio venne così venduto ad un privato cittadino, tale Filippo Sturiale. Elementi che fecero ipotizzare che la struttura ormai in rovina esistente accanto alla chiesa di San Michele, nel centro storico savocese, fosse proprio il luogo di culto ebraico decritto nel documento del XV secolo. Da lì si avvio poi un percorso di studi e ricerche che portarono alla visita a Savoca, nel 1997, del prof. Nicolò Bucaria, ricercatore all'Albright Institute of Archaeology di Gerusalemme e autore di testi e articoli sul patrimonio ebraico siciliano, e di padre Benedetto Rocco, docente di Sacra Scrittura e Patristica alla facoltà teologica “S.Giovanni Evangelista” di Palermo, studioso di lingue antiche tra cui l’ebraico, l’aramaico ed il fenicio. Da quel sopralluogo, a cui parteciparono anche la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina, l’Archeoclub Val d’Agrò, guidato allora da Santino Mastroeni, e l’Amministrazione comunale di Savoca, venne fuori come l’edificio presentasse degli elementi architettonici che potevano far pensare ad una sinagoga, in particolare la presenza di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e l’orientazione nel senso est-ovest, verso Gerusalamme. Ma gli studiosi che visitarono allora il sito non poterono dare la certezza che quelle mura avessero ospitato un luogo di preghiera ebraico: si decise allora di porre in essere degli interventi di pulizia del bene, che furono eseguiti dal Comune di Savoca in collaborazione con l’Archeoclub, per cercare nuovi elementi a supporto della tesi ipotizzata in partenza. Nel contempo la Soprintendenza di Messina dichiarò di essere disponibile a proporre l’apposizione del vincolo storico-artistico, chiedendo al Comune di Savoca di fornire gli identificativi catastali dell’immobile e i dati dei proprietari. Ma dal novembre 1997 non si ebbero più notizie da parte della Soprintendenza, e la sinagoga di Savoca tornò nel dimenticatoio.
L’edificio, il cui prospetto principale è caratterizzato da tre archi lapidei, si distingue per i blocchi in pietra angolare che collegano il prospetto prospiciente la strada con la parete ovest, dove si trova una pregevole finestra in pietra arenaria. All'interno del rudere esiste una profonda cisterna, che si estende per tutta l’area della struttura, come fosse un piano interrato. É interessante segnalare come la stele raffigurante la stella di David si sia staccata dal muro di spina, che va a chiudere dall’interno, con un andamento a coda di rondine, la porta centrale di accesso alla sinagoga, di dimensioni minori rispetto ai due ingressi posti ai lati: ingresso che conduce direttamente alla cisterna sotterranea e che probabilmente veniva utilizzato dalle donne ebraiche, che simboleggiavano l’impurità umana, per purificarsi con le abluzioni rituali prima di prendere parte agli atti liturgici.
Vedremo se questa scoperta farà da volano per far sì che la sinagoga di Savoca venga finalmente valorizzata sotto l’aspetto storico-culturale ma anche turistico, perché un bene di tale importanza non merita di rimanere sepolto tra l’indifferenza generale.