Venerdì 19 Aprile 2024
Si aprirà un processo sulla gestione dell'impianto, sequestrato per un mese nel 2022


Sant'Alessio, in tre rinviati a giudizio per i malfunzionamenti del depuratore fognario

di Andrea Rifatto | 10/05/2023 | CRONACA

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L'impianto di contrada Cassarina

Si aprirà un processo sulla gestione del depuratore fognario di Sant’Alessio Siculo. Al termine dell’udienza preliminare, la gup Tiziana Leanza ha rinviato a giudizio l’ex sindaco Giovanni Foti, 59 anni, vicesindaco in carica; l’architetto Gaetano Faranna, 65 anni, all’epoca dei fatti responsabile dell’Ufficio tecnico comunale e Caterina Agata Italia Sapienza, 93 anni, rappresentante legale della ditta “Rizzotti Costruzioni” di Catania che ha gestito l’impianto negli anni scorsi, i tre indagati dalla Procura della Repubblica nell’inchiesta che aveva al centro le contestazioni relative ai fatti risalenti all’8 ottobre 2019, dopo i sopralluoghi di Guardia costiera e Arpa. Accuse che lo scorso settembre hanno portato anche al sequestro dell’impianto di contrada Cassarina, eseguito dalla Capitaneria di Porto su disposizione della gip Simona Finocchiaro, poi dissequestrato un mese dopo dal Tribunale del Riesame, che ha accolto il ricorso presentato dal Comune con l’avvocato Filippo Brianni, in quanto non vi era più pericolo di inquinamento essendovi già dal dicembre 2020 un miglioramento del processo depurativo. Dopo gli interventi dei legali difensori, gli avvocati Massimo Brigandì, Pietro Fusca e Carmelo Galati, che hanno chiesto il proscioglimento degli imputati con la formula “perchè il fatto non sussiste”, la gup Leanza ha ritenuto però che non ricorressero le condizioni e ha disposto per tutti il processo, che inizierà il prossimo 26 settembre davanti al Tribunale di Messina in composizione collegiale. 

Foti e Faranna sono indagati in concorso per omissione di atti d’ufficio “per aver consentito il funzionamento dell’impianto di depurazione delle acque reflue in condizioni inadeguate al corretto ciclo depurativo e in assenza di adeguata manutenzione, in assenza di autorizzazione allo scarico in uscita dall’impianto nelle acque marine (rilasciata dalla Regione nel 2013 e scaduta nel 2017) e omettendo di verificare l’esecuzione dei lavori di potenziamento e di adeguamento aggiudicati alla ditta ‘Rizzotti Costruzioni’, omettevano indebitamente di compiere un atto del loro ufficio, che per ragioni di igiene e sanità doveva essere compiuto senza ritardo consistente nel procedere al trattamento delle acque reflue provenienti dal territorio comunale attraverso un impianto di depurazione a norma di legge”. La Sapienza deve rispondere del reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture “per non aver eseguito i lavori oggetto del capitolato d’oneri relativo al servizio di gestione impianti di sollevamento, di depurazione, di trattamento fanghi e condotta sottomarina, adeguamento sistema ossidativo vasca 1 e sistemazione vasche di sedimentazione”, dopo l’appalto aggiudicato nel giugno 2019 e perchè “non adempieva agli obblighi derivanti dal contratto di fornitura” ; tutti e tre sono accusati del reato di getto pericoloso di cose “perchè omettendo di effettuare le opportune verifiche sul funzionamento dell’impianto di depurazione, nonché omettendo di eseguire un corretto trattamento depurativo e procedere alla manutenzione dell’impianto, provocavano lo scarico in mare di acque reflue non depurate”.


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