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"Sacco di Fiumedinisi", slitta il processo per Cateno De Luca e altri 7
di Andrea Rifatto | 22/11/2018 | CRONACA
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Il torrente Fiumedinisi
Slitta a maggio il processo di appello sul “sacco di Fiumedinisi". La prima udienza fissata per oggi è infatti saltata a causa dello sciopero a livello nazionale degli avvocati penalisti, che si asterranno dalle udienze fino a lunedì. La prima data fissata è quella del 6 maggio, per la requisitoria del procuratore generale Adriana Costabile, mentre il 13 interverranno gli avvocati difensori degli imputati. Inizierà dunque tra sei mesi il giudizio di secondo grado davanti la Corte di appello di Messina, dopo la sentenza del 10 novembre dello scorso anno (leggi qui), che ha chiuso il primo round con assoluzioni e prescrizioni nei confronti dei 18 imputati, tra cui l’attuale sindaco di Messina, Cateno De Luca. In aula, oltre De Luca, imputato nella qualità di primo cittadino di Fiumedinisi all’epoca dei fatti, il presidente della Sezione Penale Alfredo Sicuro aveva convocato altre sette persone: il fratello Tindaro Eugenio De Luca, l’allora vicesindaco Grazia Rasconà, gli ex assessori Giuseppe Bertino e Salvatore Piccolo, il tecnico comunale Natale Coppolino Gregorio, l’allora presidente della Commissione edilizia comunale Benedetto Parisi e funzionario del Comune Pietro D’Anna. In primo grado il Collegio ha disposto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di Cateno De Luca, Tindaro De Luca, Angelo Caminiti, Francesco Carmelo Oliva, Renzo Briguglio, Roberto Favosi, Fabio Nicita, Pietro D’Anna e Benedetto Parisi per il reato di tentata concussione in concorso, riqualificato dai giudici in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso, e per falso in atto pubblico. L’assoluzione è invece scattata per Cateno De Luca, Natale Coppolino, Grazia Rasconà, Antonino Cascio, Pietro D’Anna, Giuseppe Bertino, Salvatore Piccolo, Paolo Crocé, Carmelo Crocetta, Giuseppe Giardina per il reato di abuso d’ufficio perché il fatto non sussiste e per Carmelo Satta e Pietro D’Anna perché il fatto non costituisce reato. Sentenza contro cui la Procura peloritana ha presentato appello, ritenendo che De Luca non doveva essere assolto dall'accusa di abuso d'ufficio e che la concussione non andava riqualificata in tentata induzione indebita a dare o promettere utilità e che dunque non poteva scattare la prescrizione. Il processo riguarda una serie di opere pubbliche realizzate negli anni scorsi nel borgo collinare tramite il “Contratto di Quartiere”, che secondo la Procura della Repubblica di Messina sarebbe stato modificato per agevolare le imprese della famiglia De Luca. L'inchiesta ha analizzato fatti avvenuti nel periodo tra il 2004 e il 2010 ed è culminata nel giugno 2011 con l’arresto di Cateno De Luca, ristretto per un periodo ai domiciliari. Al centro delle indagini, svolte della Polizia municipale di Messina in seguito a un esposto, i lavori per la costruzione di un albergo con annesso centro benessere della società “Dioniso Srl”, l'edificazione di 16 villette da parte della cooperativa “Mabel" e la realizzazione di muri di contenimento del torrente Fiumedinisi. Secondo l'accusa gli indagati avrebbero agevolato l'ex sindaco De Luca, mediante l'approvazione della variante al Prg, per la realizzazione dell'albergo di contrada Vecchio con i finanziamenti regionali per la messa in sicurezza del torrente. Le parti civili sono Orazio, Guglielmo e Massimo Giardina, Maria Ricca, Carmelo De Francesco, Comune di Fiumedinisi e Wwf Italia, difese dagli avvocati Rosario Trimarchi, Alessandro Pruiti Ciarello, Manuela Mancuso e Aurora Notarianni. Le difese degli imputati sono invece affidate agli avvocati Carlo Taormina, Tommaso Micalizzi, Natale Venuto, Giovanni Calamoneri, Angela Lo Turco, Enrico Ricevuto e Giovanni Mannuccia.