Martedì 16 Aprile 2024
Il responso dell’autopsia sul corpo del 34enne. Martedì i funerali a Fiumedinisi


Omicidio Ravidà, ad ucciderlo tre colpi di fucile: il killer è arrivato dalla Calabria?

di Andrea Rifatto | 31/07/2022 | CRONACA

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Il giovane allevatore era originario di Mandanici

Tre colpi hanno raggiunto Riccardo Ravidà, un quarto non è andato evidentemente a segno. È il responso che arriva dall'autopsia sul cadavere dell'allevatore 34enne di Mandanici, trovato morto martedì sera nelle campagne di Alì. L’esame è stato eseguito ieri mattina all'obitorio del Policlinico di Messina dal medico legale Giovanni Andò, consulente nominato dalla Procura della Repubblica di Messina che indaga sul caso con il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il pubblico ministero Giulia Falchi. Secondo i carabinieri del Ris l’assassino ha esploro quattro colpi, visto che sono stati repertati i resti di quattro cartucce di fucile, tre da più lontano e uno da distanza ravvicinata: dunque Ravidà sarebbe stato colpito mentre era al volante del suv e stava percorrendo la stradina in discesa, perdendo il controllo del mezzo e andando a sbattere contro il terrapieno in curva, prima di essere finito con il classico colpo di grazia. Ma gli accertamenti balistici sono ancora in corso per ricostruire la dinamica dell’omicidio e la precisa sequenza di fuoco. La salma del giovane, dopo l'esame autoptico, è stata restituita ai familiari e i funerali si terranno martedì, alle ore 17, nel santuario Maria Santissima Annunziata di Fiumedinisi.

Un agguato che sicuramente è stato pianificato, da parte di chi conosceva abitudini e spostamenti della vittima, con un’esecuzione premeditata attuata con modalità mafiose, con la distruzione del cadavere e dell’auto per cancellare le tracce, ma probabilmente anche per lanciare un avvertimento. Modalità che difficilmente fanno pensare ad un assassino della zona, ma il killer (o i killer) potrebbe essere arrivato da fuori, magari dalla Calabria, per mettere in atto l’agguato e poi darsi alla fuga, chissà se nascondendosi inizialmente sulle montagne che collegano la zona jonica con quella tirrenica e da lì dileguarsi poi con tutta calma per far perdere le proprie tracce. Bisognerà quindi indagare anche sulle relazione oltre lo Stretto. Ma c’è un’altra domanda da porsi: possibile che nessuno in contrada Ferrera, al confine tra Fiumedinisi e Alì, abbia sentito gli spari oppure notato quella colonna di fumo che proveniva dalla Toyota Rav 4 di Riccardo Ravidà che andava in fiamme? Sono stati infatti i carabinieri a ritrovarlo su quella stradina dopo che era scattato l'allarme per il mancato rientro nel carcere di Messina Gazzi, dove si trovava in regime di semilibertà. Domande alle quali dovranno dare risposte magistrati e carabinieri.

Più informazioni: omicidio ravidà  


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