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Omicidio Lo Turco, parlano gli avvocati: "Giusta condanna per un gesto barbaro"
di Andrea Rifatto | 28/03/2018 | CRONACA
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L'ingresso di Mongiuffi Melia
La sentenza che ha condannato a 30 anni di carcere Leonardo Lo Giudice per l’omicidio di Pietro Lo Turco, ucciso a fucilate nelle campagne di Mongiuffi Melia l’1 ottobre dello scorso anno, rappresenta un primo traguardo di un caso risolto rapidamente, che ha segnato inevitabilmente i destini di due famiglie, quella della vittima e quella dell’assassino, seppur in modo diverso perché nel primo caso ci si trova dinanzi alla perdita di un caro che nessun tribunale o sentenza potrà mai restituire. Un verdetto che, come è ovvio, è stato accolto in maniera diversa della parti coinvolte. Il giudice Eugenio Fiorentino ha inflitto la pena massima prevista dal rito abbreviato per l’omicidio aggravato, 30 anni, che per un uomo di 65 anni equivalgono sostanzialmente a un ergastolo. A ciò si è aggiunto un risarcimento per i familiari della vittima, la moglie Carmela Saglimbene e le figlie Melania e Lorena, fissato in 50mila euro per ciascuna, e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale per la durata della pena per l’omicida. I familiari di Pietro Lo Turco si sono detti soddisfatti per il verdetto. “Non potevamo aspettarci di meglio, la condanna a 30 anni e le varie limitazioni imposte appaiono commisurate al barbaro assassinio e al grande dolore inferto alla famiglia – commenta l’avvocato Mariella Muscolino di Letojanni, che assiste le figlie, mentre la moglie è rappresentata dall’avvocato Salvatore Berritta di Taormina. Una sentenza frutto del puntuale e certosino lavoro dei Carabinieri e della Magistratura, che ha reso giustizia grazie anche alla collaborazione dei familiari della vittima, che hanno agito fianco a fianco agli investigatori, mentre nel resto del paese, anche se non in tutto, abbiamo registrato un atteggiamento di omertà. Un atteggiamento quasi ostile – evidenzia il legale – che via via ha reso sempre più difficile vivere in quei luoghi, anche perché l’assassino era il vicino di casa che si incontrava ogni giorno, e che ha ferito la moglie e le figlie facendole sentire estranei a casa loro. Per questo hanno deciso di trasferirsi altrove per la loro serenità”. I difensori di Leonardo Lo Giudice, gli avvocati Alfio Ardizzone di Letojanni e Giuseppe Carrabba di Messina, puntano invece a far ottenere al loro assistito, che ha confessato il delitto il giorno stesso dell’arresto, il 22 dicembre, uno sconto di pena. “Faremo ovviamente appello – annuncia l’avvocato Ardizzone – che sarà strutturato sul far escludere le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, che per noi non ci sono per tutta una serie di circostanze. È un dato di fatto che se Lo Giudice avesse organizzato l’omicidio non sarebbe certamente partito da casa con il suo fucile regolarmente registrato e utilizzando l’autovettura dotata di Gps, le due prove che lo hanno incastrato. Tutto ciò cozza con la premeditazione di un delitto. A nostro avviso quanto accaduto quel giorno è stata una coincidenza temporale disgraziata per entrambi, che si sono incrociati in quel punto”. Il giudice si è preso 90 giorni per depositare la sentenza ed entro i successivi 45 sarà quindi essere presentato appello contro il verdetto di primo grado.