Morte di Roberto Saccà a Letojanni, assolti il sindaco Costa e il tecnico Campailla
di Andrea Rifatto | ieri | CRONACA
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Le ricerche di quei giorni nel torrente Sillemi
Nessuna responsabilità del Comune di Letojanni per la morte di Roberto Saccà, il commerciante messinese di 74 anni deceduto durante l’alluvione del 25 novembre 2016. Lo ha stabilito il Tribunale di Messina, assolvendo il sindaco Alessandro Costa e il dirigente dell’Ufficio tecnico Carmelo Campailla al termine del processo di primo grado iniziato cinque anni fa. I due erano imputati con l’accusa di rifiuto di atti d’ufficio e morte in conseguenza di altro reato e lo scorso febbraio l’accusa, rappresentata dalla sostituta procuratrice Anna Maria Arena, al termine della requisitoria aveva chiesto la condanna di entrambi a tre anni di reclusione ciascuno. Il collegio presieduto dalla giudice Rita Sergi, con a latere Maria Luisa Gullino e Giovanni Albanese, ha invece assolto Costa e Campailla con la formula “perchè il fatto non sussiste” e tra 90 giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza. Il sindaco Costa e l’architetto Campailla, rinviati a giudizio il 30 gennaio 2020 dalla gup Valeria Curatolo, sono stati difesi dagli avvocati Fabio Di Cara e Salvatore Gentile, mentre la famiglia Saccà è stata rappresentata dall’avvocato Orazio Carbone; nel procedimento si è costituito anche il Comune di Letojanni, con l’avvocato Corrado Rizzo, citato dal legale di parte civile per rispondere dell’eventuale risarcimento dei danni patiti dai suoi assistiti. La sentenza ha dunque escluso colpe degli organi politici e tecnici del Comune per quanto accaduto quel pomeriggio, quando Saccà, in sella alla sua moto, stava percorrendo la strada nell’alveo del Sillemi (unica via per accedere ai complessi abitativi a monte) per raggiungere il centro del paese, quando arrivato sotto il ponte della Statale 114 è stato sorpreso dall’ondata di acqua e fango, travolto e trascinato in mare. Il suo corpo è stato ritrovato tre giorni dopo al largo dell’Isola Bella di Taormina. Costa e Campailla, al culmine dell’inchiesta coordinata dalla sostituta procuratrice Arena e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, sono finiti sotto processo perché “rifiutavano di adottare provvedimenti necessari per prevenire il rischio di esondazione del torrente Sillemi omettendo di disporre l’interdizione della strada-torrente al traffico di pedoni e veicoli” e in conseguenza di ciò «determinavano il decesso di Roberto Saccà». Tesi respinte sin dall’inizio dai difensori Di Cara e Gentile. «Un grande sospiro di sollievo dopo quasi dieci anni di calvario - commentano i difensori degli imputati - quel pomeriggio Costa e Campailla avevano già chiuso con le transenne la strada nel torrente Sillemi, dove dal 2012 vige un divieto di transito in caso di condizioni meteo avverse. Inoltre una sentenza del 2016 del Tribunale delle Acque ha escluso la responsabilità del Comune nel dover interdire quella strada, ma la Procura ha insistito e adesso il Tribunale ha fatto giustizia con due assoluzioni piene». L’avvocato Carbone attende le motivazioni della sentenza per decidere se impugnarla o meno, considerato anche che i reati sono prossimi alla prescrizione.