Venerdì 26 Aprile 2024
Verso la chiusura indagini: chiarita la dinamica e depositata la perizia medico legale


Morte di Maria Andolfo, ci fu una manovra maldestra: ecco la ricostruzione dell'incidente

di Andrea Rifatto | 29/10/2022 | CRONACA

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Il punto in cui la vittima venne travolta dal mezzo

“L’autocompattatore condotto dal F. effettuava una manovra maldestra, ovvero provenendo dalla via Umberto I in direzione Messina-Catania, giunto alla rotonda all’incrocio con via Amerigo Vespucci svoltava a sinistra in direzione mare omettendo di percorrerla e pertanto invadeva il senso di marcia opposto e con la cabina del mezzo impattava l’anziana donna che attraversava le strisce pedonali con direzione Catania-Messina”. Eccola l'esatta ricostruzione dell’incidente stradale che il 17 dicembre dello scorso anno ha provocato il decesso di Maria Andolfo, l’anziana di Roccalumera morta all’ingresso sud della cittadina jonica, a pochi metri dalla sua abitazione. Una dinamica contenuta nelle relazioni dei carabinieri della Stazione di Roccalumera inviate alla Procura della Repubblica di Messina sul tavolo del sostituto procuratore Roberto Conte, magistrato che ha coordinato l’inchiesta, e alle quali adesso si è aggiunta anche la consulenza tecnica effettuata sulla salma della vittima dal medico legale Fabrizio Perri, incaricato per stabilire se il decesso fosse legato a cause traumatiche riconducibili al sinistro stradale. Dieci mesi dopo quel tragico sinistro si va dunque la chiusura del caso e l’avviso di conclusione delle indagini preliminari dovrebbe essere il prossimo atto che la Procura adotterà per chiedere il rinvio a giudizio di F. B. F., 39 anni, originario di Furci Siculo e residente a Santa Teresa di Riva, indagato a piede libero da quel giorno per omicidio stradale in quanto conducente dell’autocompattatore Volvo FM 330 della ditta “Onofaro Antonino” che ha investito l’89enne professoressa in pensione dopo aver proceduto contromano all'interno della rotonda.

Mancavano una manciata di minuti alle 10 quel maledetto giovedì e Maria Andolfo era scesa in strada dal marciapiede in via Amerigo Vespucci per fare rientro a casa, dopo aver effettuato alcune commissioni: aveva appena percorso un paio di metri sulle strisce pedonali, quando è stata colpita dal mezzo pesante che trasportava rifiuti, ed è morta sul colpo. L’autista ha illustrato quello stesso giorno la dinamica del sinistro, mentre si trovava in ospedale per sottoporsi agli accertamenti tossicologici, risultati negativi, quando “spontaneamente e visibilmente dispiaciuto per l’accaduto descriveva la dinamica dell’incidente e in particolare precisava di aver effettuato rifornimento presso il distributore Eni in via Umberto I e successivamente di aver percorso tale strada dirigendosi verso il lungomare Amerigo Vespucci con direzione di marcia monte-mare, F. precisava che a causa delle considerevoli dimensioni del veicolo da lui condotto, decideva di immettersi direttamente dalla via Umberto I in via Amerigo Vespucci, evitando quindi la rotatoria che collega le due arterie, lasciandola alla sua destra per poi transitare e quindi tagliare il percorso stradale imposto dalla predetta intersezione e di aver arrestato la marcia solamente dopo essere stato avvisato dai conducenti delle altre autovetture presenti sul posto dell’avvenuto misfatto ai danni della vittima”. Una scena perfettamente ripresa dalla telecamera di un esercizio commerciale, la cui visione ha consentito di ricostruire in maniera inconfutabile l’incidente.

La morte della professoressa Andolfo, secondo quanto rilevato dall'esame esterno sul corpo, è stata determinata da “arresto cardiaco, shock traumatico-emorragico con sfacelo cranio-facciale, del bacino, dell’arto anteriore sinistro e del torace, causato dall’investimento del soggetto da parte di un autocompattatore” e il dottor Perri ritiene che “le lesioni riscontrate siano state determinate da ‘arrotamento’ della vittima, con tipiche lesioni sfacelative da scollamento-schiacciamento tegumentario, muscolo-tendineo e osseo” e quelle “contusive ed escoriative alla superficie anteriore del gomito e del ginocchio di destra e per urto-sfregamento contro la superficie dura del suolo, nella fase di ‘abbattimento’ ovvero nella fase di ‘urto’ contro parti del mezzo investitore”. Dunque il decesso è stato causato senza alcun dubbio dall’impatto con il mezzo pesante. Il conducente è difeso dall’avvocato Giuseppe Carrabba, mentre la sorella della vittima è assistita dall’avvocato Gianni Miasi.

Più informazioni: incidente andolfo  


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