Venerdì 26 Aprile 2024
L'uomo morì dopo i ritardi nei soccorsi per un malfunzionamento delle linee telefoniche


Morte del furcese Carmelo Giannetto, condannato un medico del 118 di Santa Teresa

di Andrea Rifatto | 30/09/2021 | CRONACA

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Il cognato si recò al 118 a chiedere aiuto

È arrivata una condanna al termine del processo di primo grado sulla morte di Carmelo Giannetto, il 52enne di Furci Siculo deceduto nell’estate del 2014 dopo un malore che lo colpì in casa e i ritardi nei soccorsi. Il giudice Adriana Sciglio del Tribunale di Messina ha infatti condannato ad un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) la dottoressa Ermelinda Cicala, 65 anni, medico in servizio quella notte al Pte-118 di Santa Teresa di Riva, per le accuse di omicidio colposo (un anno) e rifiuto d’atti d’ufficio (sei mesi); inoltre è stata stabilita una condanna in solido per Cicala e l’Asp di Messina al risarcimento da liquidarsi in separata sede alle sei parti civili, oltre al pagamento di una provvisionale di 40.000 euro nei confronti di quattro familiari della vittima e alle spese processuali fissate in 6mila 840 euro. Quella notte, era il 23 agosto di sette anni fa, Carmelo Giannetto, dipendente del Consorzio autostradale, intorno all’1 accusò un malore nella sua abitazione furcese e i familiari cercarono di contattare il 118 ma invano, perchè le linee telefoniche non funzionavano e la chiamata non arrivò alla Centrale operativa. A quel punto un parente, il cognato Carmelo Andronaco, fra l’1.30 e l’1.35 si recò alla postazione di Santa Teresa per sollecitare i soccorsi ma il medico di turno spiegò di non poter intervenire senza una chiamata dalla Centrale e arrivò con l’ambulanza nell’abitazione del 52enne solo all’1.53, dopo che intervennero anche i Carabinieri, decidendo di ricoverarlo all’ospedale di Taormina, dove giunse in gravissime condizioni e morì alle 2.45. 

Secondo l’accusa la dottoressa Cicala “determinava la morte di Giannetto per colpa derivata da negligenza, imperizia, imprudenza, nonché in violazione dell’obbligo di protezione derivante dalla posizione di garanzia che scaturiva nei confronti degli utenti del servizio di urgenza dalla stessa esplicato, allorquando pur se sollecitata rifiutava l’intervento” e “dopo aver constatato le condizioni di salute del paziente, chiaramente in presa a crisi preinfartuale con sintomi in corso dalle ore 1, disponeva che lo stesso fosse trasportato nell’autoambulanza con modalità non consone alla tipologia accusata e non provvedeva a somministrare al paziente alcun tipo di terapia idonea, quali antiaggreganti, antocoagulanti, fibrinolitici, nitrati, ace inibitori e betabloccanti, determinando in tal modo, unitamente al ritardo nei soccorsi, l’aggravamento delle condizioni di Giannetto”. Nella qualità di pubblico ufficiale, inoltre, “rifiutava l’intervento pur essendole stato rappresentato dall’Andronaco che il Giannetto stava molto male, probabilmente per un infarto”. La linea della Procura e dei parenti è stata dunque accolta dal Tribunale, davanti al quale ha retto l’accusa sostenuta in base alle indagini svolte dal pubblico ministero Anna Maria Arena dopo la denuncia sporta dalla famiglia e i successivi accertamenti medici sulla salma. Ermelinda Cicala è stata difesa dall’avvocato Enrico Ricevuto, i familiari di Carmelo Giannetto sono stati assistiti dagli avvocati Anna Scarcella e Vincenza Prestipino. Nella fase iniziale erano indagate altre cinque persone ma successivamente la loro posizione è stata archiviata.


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