Mercoledì 11 Dicembre 2024
Presidente e manager della Gemmo sotto inchiesta per la scomparsa di Salvatore D'Agostino


Morì folgorato a 15 anni in piazza a Gaggi: indagate due persone

di Andrea Rifatto | 06/09/2017 | CRONACA

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Il luogo dell'incidente e nel riquadro il 15enne

Sono due gli indagati per la morte di Salvatore D'Agostino, il 15enne di Gaggi rimasto folgorato nell’agosto dello scorso anno dopo aver urtato un faretto in una piazza del paese della valle dell’Alcantara, mentre giocava una partita a calcio con gli amici. Finora si era fermi ad un procedimento contro ignoti ma alle richieste di aggiornamento da parte dello Studio 3A, che assiste i familiari della vittima, la Procura della Repubblica di Messina ha fatto sapere di aver iscritto nel registro degli indagati due persone. Si tratta di figure apicali della Gemmo Spa, impresa con sede ad Arcugnano (Vicenza) che ha in gestione da parte del Comune il servizio di pubblica illuminazione: la presidente del Consiglio di amministrazione, la vicentina Susanna Gemmo, 54 anni, e il project manager Francesco Trimarchi, ingegnere di 36 anni di S. Teresa di Riva, responsabile dell'Ufficio Tecnico e Gare d'Appalto con particolare riferimento a quelle per la Sicilia. Entrambi sono indagati per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta di cui è titolare il sostituto procuratore Antonella Fradà. La Gemmo è una delle società piu importanti d’Italia: il gruppo ha chiuso il 2016 con un fatturato di oltre 192 milioni di euro e al 31 dicembre 2015 contava 664 addetti.

Il tragico incidente si è verificato la sera del 2 agosto 2016 nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro, nel vecchio centro storico di Gaggi. Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma per farlo aveva toccato un faretto: in quell’istante una forte scarica elettrica l'aveva investito e non gli aveva lasciato scampo fulminandolo. Nonostante i soccorsi e il trasporto all'ospedale di Taormina, il 15enne si è spento dopo 18 giorni di coma. I genitori del ragazzo hanno subito presentato un esposto alla Procura di Messina. Nel documento i familiari formulavano una dettagliata serie di rilievi e di richieste per chiarire la dinamica dei fatti e perseguire le responsabilità, ossia "che si individuassero il proprietario dell'area, il titolare dell'utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell'energia elettrica, chi l'avesse collocato, collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la sua manutenzione; ancora, che si accertasse se l'installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione (oltre che di qualsiasi cartello che avvisasse del pericolo) e, soprattutto, la presenza di nastro adesivo e del relativo rotolo di supporto in cartone ormai consunti che attestavano un datato (e maldestro) intervento sui cavi". I genitori domandavano anche "chi avesse rimosso il faretto e se fosse stato effettivamente sequestrato su indicazione dalla magistratura, che si estendesse il sequestro anche al filo, al nastro adesivo e ai due bulloni e ai dadi che lo ancoravano alla staffa, rimasti viceversa ancora in loco, nonché a un altro quadro elettrico aperto e potenzialmente pericolosissimo in un'altra area della piazza che non era stata transennata dopo l'incidente dai carabinieri di Graniti. Infine, che si documentasse lo stato dei luoghi e la loro accessibilità a tutti, e che si accertassero le ragioni per le quali, il giorno dopo l'incidente, il 3 agosto, alcuni tecnici si fossero affrettati a intervenire sul quadro di contatori che alimenta la piazza, apponendovi un lucchetto nuovo prima inesistente".

A febbraio, dopo sei mesi senza riscontri, i D'Agostino hanno cercato di sollecitare la Procura presentando, tramite il loro legale, una richiesta di incidente probatorio, inclusa una dettagliata perizia sul luogo dell'incidente, alla luce di una nota nella quale il Comune di Gaggi forniva una serie di “informazioni e nominativi rilevanti in ordine all'accertamento della verità dei fatti”, che richiedevano evidentemente un approfondimento di indagini per acquisire prove di eventuali condotte illecite, prima della scadenza dei termini per la conclusione delle indagini preliminari. A marzo, però, il sostituto procuratore Fradà, rigettava l'istanza in quanto il procedimento era a carico di ignoti e mancavano i presupposti.  Successivamente la famiglia del ragazzo si è affidata a Studio 3A, che ha presentato una richiesta alla Procura di Messina per conoscere lo stato del procedimento e per sapere se nel frattempo il pm avesse assunto un qualche provvedimento e, attraverso i media, è stato anche lanciato un appello all'appena insediato procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia, affinché prendesse a cuore il caso del ragazzo. Nei giorni scorsi la Procura di Messina ha risposto con una comunicazione ufficiale sullo stato di avanzamento del procedimento. Resta da comprendere se vi siano concorsuali responsabilità da parte dei funzionari del Comune di Gaggi, di cui ad oggi nessuno risulta indagato, circostanza che Studio 3A, a mezzo del legale messo a disposizione della famiglia, intende evidenziare al pubblico ministero. Il nuovo sindaco, Giuseppe Cundari, insediatosi lo scorso giugno, aveva detto a mezzo stampa che “la titolarità di quell’impianto è del Comune di Gaggi”.


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