Domenica 28 Aprile 2024
Sospetti ma non prove sufficienti a sostenere un'accusa. L'assassino rimane in libertà


L'omicidio di Riccardo Ravidà ad Alì, archiviato il caso: escono di scena i dieci indagati

di Andrea Rifatto | 23/11/2023 | CRONACA

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La vittima e l'auto dove venne ritrovata

Sospetti ma non prove e dunque per il momento non è possibile individuare il colpevole. Arriva l’archiviazione dell’inchiesta sull’omicidio di Riccardo Ravidà, l’allevatore di 34 anni originario di Mandanici ucciso la sera del 26 luglio 2022 ad Alì, con tre colpi di fucile sparati mentre era al volante del suo fuoristrada, poi dato alle fiamme con il cadavere all’interno. La giudice per le indagini preliminari Monia De Francesco ha accolto la richiesta di archiviazione del procedimento depositata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, dal sostituto della Dda Fabrizio Monaco e dalla collega Giulia Falchi della Procura della Repubblica di Messina, i tre magistrati che hanno svolto le indagini con i carabinieri. Dieci erano le persone indagate, le cui posizioni sono state adesso archiviate: Lorenzo Crocetta, Giuseppe Crocetta, Nunziato Crocetta, Gabriele Crocetta, Tindaro Crocetta, Pietro Crocetta, Carmelo Crocetta, Andrea Crocetta, Rosario Nucita e Giuseppe Caminiti. L’iscrizione nel registro degli indagati era avvenuta dopo il blitz scattato a ottobre dello scorso anno a Fiumedinisi e dintorni da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Messina, che hanno effettuato perquisizioni e interrogatori sequestrando anche alcuni fucili da caccia consegnati al Ris per gli esami balistici, i cui esiti hanno però stabilito che nessuna delle armi sequestrate è quella utilizzata per il delitto. Numerose sono state le piste battute dagli inquirenti, che hanno ascoltato parenti, amici e proprietari dei terreni confinanti con quelli di Ravidà. Le ipotesi erano quelle di una faida tra gli allevatori della zona e di legami con altri avvenimenti del passato, tra cui uno sconfinamento di animali, una vendetta per un vecchia vicenda in cui venne coinvolto Ravidà nel 2011, l'incendio della sua porta di casa con benzina e una bombola, l’incendio di alcuni suoi terreni tre giorni prima dell'omicidio, una lite nel bar di Fiumedinisi tra la vittima e Lorenzo Crocetta, un furto di bestiame subito dalla vittima. Magistrati e carabinieri hanno lavorato anche sull'ipotesi che il 34enne fosse stato ucciso per aver rubato cento capre ai Crocetta e pure su una questione sentimentale. Le indagini non si sono però potute avvalere dell’esame dei tabulati dei cellulari degli indagati in quanto nella zona di contrada Ferrera dove è avvenuto il delitto non c’era segnale e l’unica telecamera di videosorveglianza presente non ha fornito elementi utili alla ricostruzione del delitto.

"Nonostante sia stato chiaramente accertato che il Ravidà sia stato ucciso con colpi di arma da fuoco - scrive la gip De Francesco - e sebbene i soggetti escussi ed intercettati abbiano più volte manifestato i loro ‘sospetti’ sul coinvolgimento degli odierni indagati nell'evento delittuoso per cui si procede, l'attività investigativa di cui si è dato testé conto nei suoi tratti essenziali non ha consentito di dirimere in maniera definitiva i dubbi sulla riconducibilità dell'omicidio di Ravidà ad alcuno degli odierni indagati, né ha consentito di individuare altri e diversi responsabili dell'ipotesi delittuosa oggetto del presente procedimento. Per le suesposte ragioni - si legge nel provvedimento di archiviazione - tenendo altresì conto di alcune circostanze, quali il ritrovamento del cadavere carbonizzato, in una zona impervia, l'assenza di contatti telefonici tra l'indagato e soggetti terzi nei momenti antecedenti al delitto, la mancanza di videocamere sul luogo del delitto, il mancato ritrovamento dell'arma, gli elementi acquisiti nella fase delle indagini preliminari inducono a formulare una prognosi negativa circa la tenuta dell'accusa in sede dibattimentale”. L’assassino è dunque ancora in libertà.

Più informazioni: omicidio ravidà  


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