Sabato 20 Aprile 2024
Ribaltata la sentenza di primo grado del processo scaturito da un esposto del 2015


Limina, non truffarono l’Inps incassando la pensione: assolti in appello tre cittadini

di Andrea Rifatto | 05/11/2022 | CRONACA

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Ribaltata in appello la sentenza che in primo grado aveva condannato tre cittadini di Limina accusati di aver percepito indebitamente per anni la pensione sociale. Ieri sera la Corte d’appello di Messina, presieduta dal giudice Alfredo Sicuro, ha infatti assolto gli imputati Filippo Noto, Domenico Lombardo e Serafina Venera Tamà con la formula “perchè il fatto non sussiste”. I tre erano stati condannati nel maggio 2021 a nove mesi (pena sospesa) per il reato indebita percezione di erogazioni pubbliche, perchè secondo l’accusa “mediante omissione di informazioni dovute nello specifico trasferimento in stato estero, conseguivano indebitamente dall’Inps assegno sociale mensile”. In quell’occasione il collegio aveva disposto anche la confisca delle somme che la Procura riteneva fossero state percepite indebitamente negli anni 2010 al 2017, pari a 79mila euro per Noto, 23mila euro per Lombardo e 50mila euro per Tamà. I giudici della Corte d'appello hanno invece ribaltato il verdetto (un altro cittadino era stato già prosciolto), assolvendoli tutti con formula piena, nonostante l’accusa avesse chiesto la conferma della pena inflitta in primo grado. I tre sono stati difesi dagli avvocati Filippo Brianni, Sergio Mastroeni e Carmelo Vinci. 

L’accusa muoveva dall’indagine della Guardia di Finanza, avviata anche a seguito di un esposto presentato nella campagna elettorale per le elezioni comunali del 2015, secondo la quale gli imputati vivevano stabilmente in Venezuela e risultavano solo formalmente essere rientrati in Italia, ottenendo la residenza a Limina per poi presentare all’Inps richiesta di percezione dell’assegno sociale. I difensori hanno dimostrato invece non c’era alcuna prova concreta del loro trasferimento all’estero e non venivano citati elementi certi da cui desumere che fossero stati fuori dall’Italia oltre i tempi previsti per la perdita del sussidio, spiegando che spesso gli ex emigrati che oggi vivono a Limina si recano a trovare i propri figli in Sud America o altri Paesi, ma senza vivere stabilmente lì, tanto da mantenere in Italia la residenza, il medico curante, la fornitura elettrica nelle proprie abitazioni e i conti correnti. Tesi che è stata accolta in appello.


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