Venerdì 26 Aprile 2024
Ha tentato di eludere le indagini: nello scontro ha perso la vita Giuseppe D’Amico


Incidente mortale a Giardini, arrestato un giovane che aveva accusato l'amico - VIDEO

di Redazione | 16/04/2021 | CRONACA

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Giuseppe D'Amico e un fotogramma delle riprese

C’è un arresto per il tragico incidente mortale del 27 giugno scorso a Giardini Naxos, in cui ha perso la vita Giuseppe D’Amico, 19 anni giardinese che viaggiava alla guida del suo scooter insieme alla fidanzata. Alle prime luci dell’alba di oggi i Carabinieri della Compagnia di Taormina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Messina Monica Marino su richiesta della Procura della Repubblica, che ha condotto le indagini con l'aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto Francesco Lo Gerfo, nei confronti di un 26enne di Piedimonte Etneo, Antonino Caggegi, detto Anthony, già noto alle Forze dell’ordine, ritenuto responsabile dei reati di omicidio stradale pluriaggravato, lesioni stradali pluriaggravate e calunnia. Il provvedimento cautelare si basa sulle risultanze acquisite dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Taormina a seguito dell’incidente nel quale ha perso la vita il 19enne ed è rimasta gravemente ferita la fidanzata, allora minorenne. Intorno all’1.30 di quella notte la vittima, che era alla guida del suo scooter Piaggio Beverly, stava percorrendo la centralissima via Vittorio Emanuele, la Statale 114, quando ad un tratto si è scontrata contro la fiancata posteriore di un’autovettura che procedeva nella stessa direzione di marcia e stava compiendo una manovra improvvisa per svoltare a sinistra su via Naxos A seguito del violento impatto lo scooter strisciava sull’asfalto per alcune decine di metri, mentre l’autovettura terminava la sua corsa andando ad urtare contro lo spigolo di un’abitazione. L’autista del motociclo, trasportato d’urgenza all’ospedale “San Vincenzo” di Taormina decedeva poco dopo, mentre la fidanzata veniva ricoverata in prognosi riservata per più di 30 giorni a seguito delle diverse lesioni subite agli arti inferiori e agli organi interni. Anche i cinque passeggeri dell’autovettura riportavano alcune lesioni, sebbene di entità più lieve. Nell’immediatezza il 23enne che aveva riferito di essere alla guida dell’autovettura, e come tale era stato indicato anche dagli altri passeggeri, era stato sottoposto agli accertamenti medici circa l’abuso di sostanze alcoliche e l’uso di sostanze stupefacenti con esito positivo alla cocaina e pertanto indagato in stato di libertà per il reato di omicidio stradale e lesioni stradali. Dalle immagini di videosorveglianza acquisite nell’immediatezza dell’evento si notava chiaramente che l’autovettura procedeva ad alta velocità in orario notturno su una strada comunale, stretta e a doppio senso di circolazione e aveva eseguito una repentina manovra per svoltare a sinistra senza azionare l’indicatore di svolta dopo un sorpasso azzardato. 

A dicembre arriva però la svolta: il giovane che era stato identificato come conducente dell’autovettura, in sede di interrogatorio, smentisce quanto dichiarato nell’immediatezza dei fatti da lui stesso e dagli altri passeggeri, rivelando che quel giorno non era lui alla guida dell’autovettura. A seguito di queste dichiarazioni sono stati effettuati immediatamente ulteriori approfondimenti investigativi, anche attraverso attività tecniche, che hanno permesso di accertare che effettivamente al momento dell’incidente, alla guida dell’autovettura vi fosse proprio Caggegi. In particolare i Carabinieri hanno scoperto che la decisione di indicare l’indagato originario quale autista dell’autovettura coinvolta nel sinistro era stata concertata inizialmente tra i cinque amici in quanto l’unico ritenuto “sobrio”, ovvero non sotto l’effetto di sostanze alcoliche e stupefacenti. Infatti, come appurato dagli investigatori, i cinque ragazzi, originari di Piedimonte Etneo, quel giorno avevano trascorso una serata a Giardini Naxos frequentando diversi locali e note piazze di spaccio. In particolare sarebbe stato il 26enne, già noto alle Forze dell’ordine nonostante la giovane età, a convincere gli altri passeggeri a rendere dichiarazioni mendaci in ordine alla sua responsabilità quale autista, facendo anche leva sul timore suscitato in loro dal suo curriculum criminale. Tra l’altro nel corso delle investigazioni è emerso che Antonino Caggegi non ha manifestato alcuna forma di ripensamento, continuando a negare le proprie responsabilità in ordine all’evento accaduto, esercitando continue pressioni nei confronti degli altri tre passeggeri rimasti a lui fedeli e minacciando di ripercussioni violente uno di loro, arrivando pure a paventare una spedizione punitiva nei suoi confronti, per il solo fatto di aver leggermente cambiato la versione fornita ai Carabinieri sull’evento, cioè per aver fornito una dichiarazione più “neutra” rispetto a quella iniziale. Dalle indagini sono emersi anche ulteriori particolari sulla dinamica dell’evento, fra tutti la circostanza secondo la quale il conducente dell’autovettura, una Nissan Micra, avrebbe addirittura visto sopraggiungere il motoveicolo dallo specchietto retrovisore e ciononostante avrebbe eseguito la manovra per svoltare a sinistra. Inoltre, dagli accertamenti esperiti all’agenzia assicurativa che ha emesso la polizza che copriva la Rca verso terzi dell’autovettura è stato accertato che l’indagato aveva avanzato richiesta di risarcimento danni per le ferite subite durante l’incidente quale passeggero. Il giudice per le indagini preliminari, grazie al quadro probatorio raccolto dai Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Messina, ha ravvisato indizi gravi, precisi e concordanti in ordine alla responsabilità dell’indagato per i reati di omicidio stradale pluriaggravato, lesioni stradali pluriaggravate e calunnia, e considerato il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie e il pericolo di inquinamento probatorio, ha disposto per lui la custodia cautelare in carcere. Il 26enne rischia una condanna fino a 18 anni, mentre gli altri tre passeggeri sono indagati in stato di libertà per i reati di calunnia e favoreggiamento personale. 


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