Sabato 28 Giugno 2025
La giovane di Letojanni è stata assassinata nel 2022 a Giarre dove viveva con l'uomo


Il delitto di Deborah Pagano: condannato all'ergastolo il compagno Leonardo Fresta

di Andrea Rifatto | oggi | CRONACA

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La coppia viveva a Macchia di Giarre

Il verdetto è arrivato dopo due anni di processo: ergastolo. È la pena decisa dalla Corte d’assise di Catania per Leonardo Fresta, il panificatore di 43 anni di Giarre imputato dal 2023 con l’accusa di avere ucciso la convivente Catena Pagano, nota come Deborah, la 31enne di Letojanni deceduta l’8 luglio 2022 nell’abitazione di via Principessa Mafalda, nella frazione Macchia, dove viveva la coppia. La Corte ha accolto la richiesta dell’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Fabio Scavone e dal sostituto Fabio Platania, condannando Fresta all’ergastolo per il reato di omicidio volontario aggravato dall’aver commesso il fatto nei confronti di persona stabilmente convivente e legata da relazione affettiva e perchè commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione personale e durante il suo periodo di applicazione, mentre non è stata riconosciuta l’aggravante dei futili motivi contestata dalla Procura, che al termine delle indagini aveva ricondotto il delitto «ad asserite divergenze relazionali e a non meglio specificate ragioni di gelosia». Il 43enne, difeso dall’avvocato Cristofero Alessi, è stato condannato anche per le accuse di occultamento di cadavere e violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale, visto che dal 2021 era sottoposto con provvedimento definitivo all’obbligo di soggiorno a Giarre e dopo il femminicidio si è allontanato dalla propria abitazione, recandosi in altri comuni della zona etnea. La sentenza ha stabilito a carico di Fresta anche l’interdizione dai pubblici uffici e la decadenza dalla responsabilità genitoriale, oltre al risarcimento del danno in separata sede alle parti civili, assistite dall’avvocato Angela Ruggeri, e provvisionali nella misura di 100mila euro per la figlia di Deborah Pagano e 50mila euro ciascuno per madre, fratello e sorella. Le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni. 

Secondo l’accusa Leonardo Fresta ha ucciso la giovane prima colpendola su varie parti del corpo procurandole ecchimosi e contusioni sparse ed in particolare traumi al viso, traumi toracici (attribuibili a una compressione toracica esercitata con notevole forza viva) e poi, dopo aver immobilizzato la vittima ed esercitato una compressione toracica con il peso del proprio corpo, le ha ostruito bocca e naso, verosimilmente con un cuscino applicato con violenza sul viso, impedendole la respirazione fino a determinarne l’asfissia acuta meccanica, primitiva e violenta, dovuta a un metodo combinato di soffocamento e compressione toracica. Successivamente con un complice (giudicato separatamente) ha avvolto il corpo in una coperta collocandolo nel bagagliaio di un’autovettura Fiat 500X, mantenendolo per oltre una giornata per poi riportarlo in casa e dare l’allarme al 118 solo due giorni dopo la morte. I carabinieri trovarono subito, grazie al Luminol, diffuse tracce ematiche nell’abitazione e una generalizzata ed ingiustificata opera di pulizia dei luoghi; inoltre il medico legale riscontrò numerose ecchimosi e fratture sul corpo della vittima, tali da poter escludere un decesso per cause naturali. La superperizia dei quattro consulenti della Corte d’assise ha poi chiarito le cause della morte.


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