Venerdì 11 Ottobre 2024
L'imprenditore di Santa Teresa è accusato di aver drenato ricchezze creando nuove società


I beni sequestrati a Zagami: "Profitti illeciti e patrimonio frutto di attività criminose"

di Andrea Rifatto | 28/01/2024 | CRONACA

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Il "quartier generale" in contrada Volontà a Savoca

“La sua pericolosità sociale si è dispiegata dalla fine degli Anni ’90 sino ad epoca recentissima, attraverso manifestazioni criminali sistematiche e variegate, che nella pressoché totalità dei casi gli hanno garantito l’accesso a profitti illeciti e per la quasi totalità dei beni vi è connessione con le attività criminose dei quali si è macchiato nel corso della sua lunga carriera delinquenziale”. È il quadro che la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina (presidente Domenico Armaleo, a latere Simona Monforte e Valerio Brecciaroli) riassume a conclusione del provvedimento di sequestro emesso a carico di Giuseppe Salvatore Zagami, 58 anni, imprenditore di Santa Teresa di Riva attivo nella commercializzazione di animali vivi e della macellazione nelle province di Messina e Catania. Il decreto è stato notificato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina e prevede il sequestro di cinque compendi aziendali (comprensivi dei relativi beni patrimoniali a Santa Teresa di Riva e Antillo), sei beni immobili tra terreni e fabbricati a Santa Teresa di Riva e Savoca, un autoveicolo, un motoveicolo e 26 rapporti finanziari, nella disponibilità diretta e indiretta di Zagami, per un valore di stima pari a circa 1,5 milioni di euro. Il provvedimento scaturisce dalle indagini condotte dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto Antonio Carchietti della Direzione distrettuale antimafia, che insieme agli specialisti del Gico delle Fiamme Gialle hanno documentato plurime condotte integranti reati di falso, ricettazione e bancarotta fraudolenta, ritenendo vi fosse una sistematica attività organizzata in forma associativa di distrazione di capitali per mero arricchimento personale e reimpiego nella costituzione di società di comodo, con ingente danno per l’Erario e per i fornitori, contestando la disponibilità di beni in misura ritenuta sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati e “molteplici e gravissime violazioni di ordine fiscale, con enorme sproporzione tra gli elementi positivi dichiarati e quelli accertati”. Per gli inquirenti Zagami “ha dato prova delle sue capacità di gestire imprese al solo fine di evadere le imposte, così movimentando ingenti capitali da distrarre in suo favore con danno per la casse erariali” e “le imprese erano create con l'unico fine di accumulare debiti, prevalentemente fiscali, per essere poi destinate al fallimento quando l'attività economica era trasferita ad altra società”. Ciò avrebbe “comportato la sottrazione a tassazione di oltre 83 milioni di euro di base imponibile e di oltre 5 milioni di euro di Iva dovuta” e “nonostante le pene comminate - a seguito del provvedimento del procuratore generale di Messina di cumulo delle pene definitive inflitte quella complessiva da espiare da Zagami è stata quantificata in 10 anni, 2 mesi e 28 giorni di reclusione - la sua attività, coadiuvato dai figli, si è estrinsecata in epoca recentissima nella frenetica costituzione di nuove attività economiche”.

Giuseppe Zagami è stato condannato definitivamente in Cassazione un anno fa per associazione per delinquere, ricettazione, bancarotta fraudolenta distrattiva e documentale (insieme al fratello Massimo che rispondeva di associazione per delinquere e bancarotta fraudolenta distrattiva per il fallimento della società “Sicil. Com. Best Srl”) relativamente alle società “Meridionale Importazioni Srl” (fallita nel 2012) e “Sicil. Com. Best Srl” (nel 2013) e attualmente sta scontando la pena usufruendo periodicamente di permessi premio. Per il Tribunale l’imprenditore 58enne “ha riproposto uno schema societario a lui caro” che coinvolge società e ditte individuali intestate ai figli per allevamento, macellazione e gestione di due macellerie a Giarre e Linguaglossa, “il tutto sotto l’egida di Zagami Giuseppe che non ricoprendo alcun ruolo formale all’interno di alcuna compagine societaria rimane dominus indiscusso”. I giudici citano anche le “foto di famiglia” pubblicate sui profili social aziendali, nelle quali è ritratto Giuseppe Zagami insieme ai figli in contrada Volontà a Savoca, in quello che il Tribunale definisce il “quartier generale” delle aziende fittiziamente gestite dal 58enne, “ennesima manifestazione della continuità di gestione di fatto, da parte di Zagami Giuseppe, delle società costituite da familiari nullatenenti del proposto, che ha così reinvestito ricchezze di provenienza non lecita in quanto sottratte al fisco e ai creditori”. La Sezione Misure di Prevenzione conclude che “per la quasi totalità dei beni di cui si chiede il sequestro è possibile formulare un giudizio prognostico positivo in ordine alla connessione con le attività criminose delle quali il proposto si è macchiato nel corso della sua lunga carriera delinquenziale e appare evidente che i beni intestati a Zagami costituiscano l’espressione del reimpiego dei profitti indebitamente acquisiti”. Il Tribunale ha nominato come amministratore giudiziario dei beni sequestrati l’avvocato Antonio Arena e ha fissato l’udienza del 9 aprile per trattare il procedimento nei confronti di Giuseppe Zagami, assistito dall’avvocato Salvatore Silvestro, e dei familiari e per provvedere in merito alla richiesta di applicazione della misura di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno.


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