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Ribaltata la sentenza di primo grado per il titolare di una ditta di Sant'Alessio


Graniti, reflui fognari scaricati nel torrente: assolto l’ex gestore del depuratore

di Andrea Rifatto | 21/09/2019 | CRONACA

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Il depuratore di Graniti

Non ha colpe l’ex gestore del depuratore di Graniti per gli sversamenti di fogna non depurata avvenuti nel torrente Petrolo, tra il 5 e l’11 novembre 2013, a causa di malfunzionamenti dell’impianto. La Corte d’appello di Messina (Maria Celi presidente, Carmelo Blatti e Bruno Sagone consiglieri) ha infatti assolto perché il fatto non costituisce reato Francesco Biagio Santoro, titolare della Sa.Fra di Sant’Alessio Siculo, incaricata della gestione operativa dell’impianto comunale di contrada Olivitello, dalle accuse di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, getto pericoloso di cose e danneggiamento. In primo grado, nel dicembre 2017, Santoro era stato condannato a un anno di reclusione, mentre l’ex sindaco Marcello D’Amore e l’ex responsabile dell’Area Tecnica Remigio Papavero erano stati assolti per non avere commesso il fatto; già in quella sede erano stati tutti prosciolti dalle accuse di omissione di atti d’ufficio e distruzione di habitat in sito protetto (Parco fluviale dell’Alcantara) perché il fatto non sussiste. Adesso in appello i giudici hanno accolto la richiesta dell legale di Santoro, l’avvocato Massimo Brigandì, che ha dimostrato ancora una volta come il suo assistito avesse più volte comunicato all’Ufficio tecnico comunale il malfunzionamento del depuratore causato dalla scarsa capacità di ossidazione del sistema di depurazione, in quanto le vasche erano colme di sedimenti e ne era stata sollecitata la pulizia radicale, non di competenza del gestore ma del Comune. Dunque la depurazione in quel periodo non funzionava perché i diffusori di ossigeno erano stati ostruiti completamente dai sedimenti ed era necessario potenziare la diffusione dell’ossigeno attraverso una elettro-soffiante, come comunità Santoro all’Ente il 10 ottobre 2013.

Il mancato funzionamento del sistema di ossigenazione, inevitabilmente, comportava la cessazione della depurazione e dunque l’immissione nell’ambiente di reflui non depurati. Per ovviare al guasto tecnico era necessario disattivare l’impianto che però era dotato di una sola linea di depurazione e per intervenire era necessario eliminare i fanghi accumulati nella vasca di ossidazione e ciò comportava la necessaria deviazione dei reflui attraverso un bypass del depuratore, che però trattandosi di un impianto vetusto conduceva allo sversamento delle acque nel torrente Petrolo, affluente dell’Alcantara, dopo un’opera di trattamento attraverso l’immissione di cloro. “Le scelte operate dal Santoro appaiono obbligate – scrivono i giudici – non aveva alcuna possibilità di intervenire sull’impianto per riattivare il sistema di ossigenazione senza avere prima deviato l’afflusso dei reflui dalle vasche, le quali a loro volta dopo l’intervento del Comune dovevano essere ripulite dai fanghi di cui erano ricolme”. Francesco Santoro aveva più volte informato il Comune e anche la comunicazione del 30 ottobre 2013, sebbene non facesse espressamente riferimento alla deviazione dei reflui, rendeva edotto l’Ufficio tecnico che sarebbero stati immessi nell’ambiente reflui non depurati. Ma non seguì nessun intervento. “Non si riesce a immaginare che il Santoro in tale situazione abbia agito con colpa o dolo – conclude la Corte d’appello – avendo preventivamente avvertito tutte le autorità competenti, piuttosto appare discutibile l’inerzia del Comune”. Da qui l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.


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