Giovedì 25 Aprile 2024
Riconosciuti colpevoli di abuso d'ufficio per l'edificio costruito grazie al Piano casa


Furci, condannati tecnico comunale e parenti dell'ex sindaco per il "Residence Grecale"

di Andrea Rifatto | 21/12/2021 | CRONACA

2821 Lettori unici

Il residence Grecale è oggi completato

Sono arrivate otto condanne questa mattina al Tribunale di Messina al termine del processo di primo grado sulla costruzione del “Residence Grecale” di Furci Siculo, struttura a tre elevazioni fuori terra oltre cantinato, destinata a uso commerciale, appartamenti e garage, situata sul lungomare Amerigo Vespucci all’angolo con via Interdonato. Il collegio della Seconda sezione penale presieduto dal giudice Maria Eugenia Grimaldi (a latere Torre e Di Fresco) ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione per il reato di abuso d’ufficio, contestato in concorso, l’architetto Claudio Crisafulli, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, e sette familiari dell’ex sindaco Sebastiano Foti (non coinvolto nella vicenda), ossia la moglie Carmela Maccarrone, Concetta Maccarrone, Francesco Maccarrone, Giovanni Maccarrone, Maurizio Maccarrone, Rosario Maccarrone (1960) e Rosario Maccarrone (1964). Dichiarato prescritto per tutti, invece, il reato urbanistico (violazione del Dpr 380/2001), che veniva contestato anche all’ingegnere Giovanni Curcuruto (ex consigliere di maggioranza durante la sindacatura Foti) quale progettista e direttore dei lavori. I giudici hanno dunque accolto tutte le richieste avanzate dal pubblico ministero Giuseppe Adornato lo scorso il 7 dicembre, al termine di una articolata discussione tra l’accusa e le difese. Le pene sono state sospese, con la non menzione, per tutti gli imputati, difesi dagli avvocati Pietro Luccisano, Ferruccio Puzzello, Carlo Autru Ryolo e Antonio Scarcella. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra novanta giorni. Il verdetto arrivato oggi chiude così il dibattimento apertosi nel giugno 2019 dopo l’appello presentato dalla Procura della Repubblica contro la decisione del gup Simona Finocchiaro, che a marzo 2018 aveva prosciolto in udienza preliminare tutti gli indagati. Secondo l’accusa, però, non vi erano le condizioni per confermare la sentenza di proscioglimento “apparendo decisivo nell’economia del giudizio il concetto di ultimazione dell’opera al 31 dicembre 2009 per accedere ai benefici del Piano casa, ricostruito in sentenza in termini non condivisibili”.

L’immobile è stato edificato con un permesso di costruire del 2015, rilasciato per la demolizione e ricostruzione del fabbricato esistente, grazie al Piano casa che consentiva un aumento del 25% di cubatura nel caso di ricostruzione dopo la demolizione di abitazioni esistenti purché ultimate al 31 dicembre 2009. Secondo la Procura, però, il permesso è stato rilasciato in assenza di questi requisiti, procurando ai privati richiedenti un ingiusto vantaggio patrimoniale consistente nell’edificazione di una terza elevazione fuori terra pari a 1.273 metri cubi e 462 metri quadri, suddivisa in sei appartamenti: da qui l’accusa a Crisafulli di aver firmato il titolo edilizio nonostante l’immobile non risultasse destinato a uso residenziale, poiché il piano terra aveva la destinazione di fabbrica di derivati agrumari e il primo piano non risultava ultimato al 31 dicembre 2009. Nel 2017 era scattato dunque il sequestro del fabbricato allo stato rustico, dissequestrato un anno dopo e oggi completato e pronto all’uso. I sette proprietari avevano presentato richiesta di titolo edilizio 2011 ma era arrivato parere negativo dall’allora dirigente dell’Ufficio tecnico, l’ingegnere Francesco Foti, che aveva imposto una serie di integrazioni tra cui la dimostrazione della destinazione residenziale del fabbricato e della regolarità dei pagamenti Ici e Tarsu. I proprietari non avevano adempiuto ma anzi il 2 marzo 2013 sollecitavano il Comune a rilasciare il permesso, che ottenevano dall’architetto Crisafulli, nominato l’1 agosto 2013 dirigente dal sindaco Sebastiano Foti, in carica da appena due mesi. La Procura contestava inoltre che i Maccarrone non erano in regola con il pagamento dell’Ici alla data di presentazione dell’istanza, versata per gli anni 2010/2011 solo il 12 febbraio 2015 (quindi il giorno prima del rilascio del permesso di costruire) mentre il pagamento della Tarsu risultava omesso per il periodo 2006/2011.

Più informazioni: residence grecale  


COMMENTI

Non ci sono ancora commenti, puoi essere il primo.

Lascia il tuo commento

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003.