Favori agli allevatori, a processo cinque dirigenti e veterinari dell’Asp di Taormina
di Andrea Rifatto | oggi | CRONACA
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Per l'accusa avrebbero favori diverse aziende
Ci sono anche cinque dirigenti e veterinari dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina, accusati di aver favorito alcuni allevatori, tra i 33 imputati rinviati a giudizio dalla giudice per l’udienza preliminare Giuseppina Montuori del Tribunale di Catania nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei terreni sui Nebrodi, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia etnea con accuse che vanno dall'estorsione alla turbata libertà degli incanti, aggravate dal metodo mafioso, oltre a truffa, peculato, ricettazione, falso, corruzione e trasferimento fraudolento di valori. Il processo che si aprirà il 10 marzo 2026 vede alla sbarra impiegati pubblici del Servizio Veterinario di Taormina, che ha competenza su alcuni comuni della limitrofa provincia catanese, per contestazioni risalenti agli anni 2017 e 2018. Carmelo Angelo Bevacqua e Alessandro Marra sono accusati di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio o del servizio con gli allevatori Giuseppe e Sebastiano Foti Belligambi poiché «in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, Bevacqua e Marra in qualità di pubblici ufficiali (veterinari dell’Asp di Taormina) ricevevano e comunque accettavano la promessa di utilità quali la consegna di svariati maiali e balle di fieno per sé e per terzi dai Foti Belligambi, per omettere o ritardare e per aver omesso o ritardato più atti d’ufficio nonché per compiere e aver compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, a Cesarò e in altri comuni, mettendo la propria funzione al servizio delle finalità ed esigenze dei Foti Belligambi e delle loro aziende per omettere i doverosi controlli e verifiche, alterare le risultanze di controlli eseguiti anche da altri colleghi sulle aziende agricole riconducibili (direttamente o tramite prestanomi) ai Foti Belligambi, per effettuare modifiche nelle banche dati in ordine a date ed esiti degli accertamenti eseguiti e alle registrazioni della consistenza e salute delle relative mandrie, per favorire macellazioni clandestine e prelievi ematici illeciti e per omettere l'irrogazione di sanzioni». Il veterinario Basilio Orazio Giordano è imputato per peculato, con Giuseppe Foti Belligambi, perché «si appropriava di un lettore di boli endoruminali e lo consegnava a Foti Belligambi, che lo tratteneva presso la propria azienda agricola». Dalle indagini condotte dai carabinieri del Nas di Catania sono finiti imputati il dirigente sanitario Francesco Briguglio, che deve rispondere di falsità ideologica in quanto «al fine di assicurare ad Angioletta Triscari Giacucco e Giovanni Pruiti (imputati per sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro) il prodotto e il profitto di un bovino sottoposto a sequestro, ometteva di registrare la sospensione della qualifica sanitaria al capo di proprietà di Salvatore Ragusa, rinvenuto all'interno dell'azienda facente capo al Pruiti e sottoposto al vincolo sanitario». Francesco Leanza (dirigente Asp) e Alessandro Marra sono imputati per falsità ideologica perchè «su sollecitazione di Coci Carmelo (anche lui imputato), titolare di un'azienda zootecnica di bovini di Francavilla di Sicilia, falsificavano un modello e registravano e inscrivano in banca dati come effettuati in una data predeterminata ad hoc i controlli e le profilassi vaccinali sull'allevamento, in realtà eseguiti in data successiva, necessari per la movimentazione di 14 bovini dottoposti alla prima vaccinazione il 22 giugno 2017 e al richiamo il 21 luglio 2017, data artatamente inserita in banca dati, in luogo dell'effettiva data del 26 luglio 2017. Leanza deve rispondere anche di due capi di imputazione per peculato per essersi appropriato in un caso di 100 provette per prelievi ematici e in un altro di e 32 provette e 55 aghi ipodermici (sempre per prelievi ematici) e averle cedute a Sebastiano Galati Rando (imputato), titolare di aziende a Santa Domenica Vittoria e Tortorici. I cinque imputati sono difesi dagli avvocati Giuseppe Valentino, Pietro Briguglio, Salvatore Silvestro, Federico Cairone e Fabio Orecchio.