Venerdì 19 Aprile 2024
L'ordinanza che ha portato i 4 ai domiciliari. I Carabinieri esortano a denunciare


Falsi ricorsi, il socio truffato e gli inviti a non pagare: le vittime nella zona jonica

di Andrea Rifatto | 21/02/2018 | CRONACA

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L'edificio sede dell'associazione a Giardini

“Un’attività odiosa e perdurante, che mirava a lucrare denaro da soggetti in evidentissime difficoltà economiche e sottoposti a pressanti azioni legali da parte di enti e istituti di credito che minacciano esecutivamente il loro patrimonio”. Definisce così il giudice per le indagini preliminari Carmine De Rose la condotta dei quattro arrestati lunedì con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, per aver raggirato almeno quindici persone residenti tra Messina e Catania, ma in particolare nei comuni della zona jonica come S. Teresa di Riva, Roccalumera e Savoca, facendosi consegnare somme di denaro, per un totale accertato finora di almeno 100mila euro, per coprire le sole spese vive per promuovere cause civili mai intentate o ricorsi contro cartelle esattoriali mai iscritte a ruolo o solo in rarissimi casi. Agli arresti domiciliari, al culmine delle scrupolose indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Taormina ai comandi del capitano Arcangelo Maiello, sono finiti Vincenzo Vanaria, 58 anni di Messina, residente a Giardini Naxos, ex avvocato radiato dal Foro peloritano nell’aprile 2004; Carmelo Paterini, 56 anni, nato a Roccalumera e residente a Savoca, con il ruolo di procacciatore delle vittime; Cinzia Tavano, 48enne di Giardini Naxos, avvocato del Foro di Catania e Domenico Risiglione, 60enne nato a Castel di Iudica e residente a Motta Sant’Anastasia (Ct), avvocato catanese, entrambi accusati di essere partecipi dell’associazione a delinquere con a capo Vanaria. I quattro, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, millantavano un gratuito patrocinio attraverso una “associazione a tutela dei consumatori”, la “F.E.O. Progetto Benessere” costituita nel dicembre 2013 con sede a Giardini Naxos con Vanaria presidente, Paterini membro del Consiglio direttivo e Tavano e Risiglione come collaboratori. Secondo quanto scritto dal Gip nelle 38 pagine dell’ordinanza che ha disposto le misure coercitive “gli associati mettevano in atto una serie di truffe pressoché seriali, il cui tratto comune era dato da uno schematismo collaudato ed efficace nel portare ad incamerare ‘utilitas’, consistenti in denaro contante o in assegni bancari corrisposti da privati in mano del Vanaria, a fronte di una parvenza di attività legale accollata e da espletarsi in favore di tali privati, attività poi accertatosi essere del tutto inesistente o svolta solo formalmente e senza coltivare, coscientemente, utilmente e professionalmente, le cause loro affidate”. Il Gip, accogliendo la richiesta del Pubblico ministero dello scorso 7 luglio, ha disposto gli arresti domiciliari per tutti e quattro perché “sussiste l'aperto, concreto ed attuale pericolo di reiterazione di analoghe condotte delittuose, avuto riguardo alle circostanze delle condotte ed alla personalità” e perché “nei confronti dei sodali, pur se sostanzialmente incensurati, appaia estremamente elevato il rischio di condotte recidivanti, posto che i medesimi, fin quando l'associazione rimarrà operativa ed i legami fra essi continueranno ad essere stabili, commetteranno verosimilmente altri reati-fine per cui il sodalizio criminale è stato costituito”, oltre che “possano commettere atti diretti ad ‘inquinare’ la genuinità delle dichiarazioni rese dai privati già loro rivoltisi per avere la richiesta assistenza legale (più che probabilmente con la reiterata promessa dì rimborso delle somme a suo tempo incamerate, a fronte della ‘correzione del tiro’ da parte delle vittime in sede di prosieguo del procedimento), ovvero atti diretti ad impedire l'acquisizione di ulteriore materiale probatorio”. I casi scoperti sono al momento 15 ma potrebbero esserci altre persone oggetto di raggiri e si sta indagando per accertarlo.“Temiamo che molti altri casi non siano stati denunciati – dice il capitano Maiello – e invitiamo a rivolgersi presso le Stazioni dell’Arma per raccontare i fatti”.

"Assolutamente! Lei non deve pagare una lira. Sempre a pagare pensa" si sono sentiti dire nella sede della F.E.O. un uomo e una donna che avevano dei debiti con le banche e la Serit. L’inchiesta nasce in seguito alle denunce e querele presentate da soggetti che hanno ritenuto di essere stati raggirati dal 2013 fino a pochi mesi fa. Tra questi anche uno dei soci fondatori della Feo, un 60enne di S. Teresa, che ha denunciato di essere anche’egli vittima della truffa ordita da Vanaria e dai suoi sodali spiegando di aver conosciuto Vanaria nel 2009 e di avere stretto con quest’ultimo un rapporto di amicizia, affidandogli alcuni incarichi per la risoluzione di controversie civilistiche e poi, certo della professionalità e dell’affidabilità dell’indagato, decideva di fondare unitamente a lui e ad altri l’associazione F.E.O. I rapporti tra i due si interrompevano nel 2014, quando l'uomo si rendeva conto di essere stata truffato dall’ex avvocato e dagli altri associati. Negli anni ha consegnato a Vanaria, a fronte di diversi giudizi mai incardinati, la somma di 40mila euro. “Un apparato che concretamente ha tutta la parvenza di uno studio legale gestito dal Vanaria”  evidenzia il Gip De Rose, in quanto le persone offese hanno tutte riferito come lo stesso si presentasse e si atteggiasse come un avvocato esperto di anatocismo e usura bancaria. "Le vittime venivano sempre accuratamente selezionate tra persone che si trovavano in difficoltà economica, che non riuscivano a pagare le rate del mutuo e a rientrare da una scopertura bancaria" si legge ancora. Un 69enne di S. Teresa ha denunciato di aver affidato a Vanaria, tra il 2012 e il 2013, l’incarico di procedere contro una banca e una finanziaria per l’annullamento del contratto di mutuo e altri incarichi contro cartelle esattoriali. Ma mai alcun procedimento venne iscritto presso alcun Tribunale o Commissione tributaria e le procedure esecutive andarono ovviamente avanti. Un imprenditore di Roccalumera, su consiglio di Paterini, si rivolse a Vanaria per promuovere ricorsi contro cartelle esattoriali della Serit, versando a titolo di acconto la somma di 12mila euro con nove assegni bancari consegnati a volte a Paterini e altre volte a Vanaria, "omettendo di indicare il beneficiario, su espressa richiesta dei due, in quanto in un secondo momento, a detta di Vanaria e Paterini, sarebbe stato apposto il timbro dell’associazione". Somme che è stato poi accertato dagli inquirenti vennero utilizzate da Vanaria per pagare i canoni di locazione per immobili concessi in affitto alla Feo nonché per la propria abitazione. Paterini rassicurò il cliente tramite Whatsapp dicendo che “l’avvocato ti ha fatto già annullare una cartella di 50mila euro”: pleonastico evidenziare – scrive il Gip – come tali asserzioni non corrispondessero a verità alcune e fossero state esternate solo per coprire le condotte truffaldine associative in atto”. In un altro caso, che vede coinvolti altri piccoli imprenditori di S. Teresa che hanno versato complessivamente al sodalizio quasi 9mila euro, i ricorsi vennero depositati solo molto tempo dopo il conferimento degli incarichi a Vanaria e in aderenza al termine di presentazione della querela: un assegno da 750 euro consegnato a Paterini venne incassato da una donna che dichiarò di averlo ricevuto dalla Tavano quale acconto per l’acquisto di una cucina. Una donna catanese residente in Emilia Romagna affidò invece a Vanaria l’incarico di assisterla in un giudizio civile dinanzi al Tribunale di Forlì. Gli atti vennero predisposti dall’avv. Tavano, che la donna dichiarava di non avere mai conosciuto, ma in un’occasione Vanaria si sarebbe addirittura presentato in udienza spacciandosi per l’avv. Risiglione (evidentemente confidando nell’essere ‘fuori piazza’ e di non essere riconosciuto dagli avvocati di quel Foro come soggetto radiato” – scrive il Gip). Il giudizio si concludeva poi sfavorevolmente per la donna, che negli anni consegnò a Vanaria 6mila euro. 

Più informazioni: falsi ricorsi  


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