Donna morta in un incidente stradale a Taormina, prosciolto il marito al volante
di Andrea Rifatto | oggi | CRONACA
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Le auto coinvolte nel sinistro
Non c’è responsabilità del conducente nell’incidente stradale mortale avvenuto il 25 agosto del 2023 a Taormina, nel quale ha perso la vita una donna. La giudice dell’udienza preliminare Tiziana Leanza ha infatti disposto il non luogo a procedere per l’unico indagato, Carmelo Di Nicola, 76 anni, prosciogliendolo con la formula “perché il fatto non costituisce reato” al termine dell’udienza preliminare davanti al Tribunale di Messina. Nel sinistro ha perso la vita la moglie, Reba Royneta Jean Di Nicola, 77enne italo-americana, che si trovava sul sedile passeggero di una Fiat Seicento guidata dal marito, cittadino taorminese, che quel giorno ha perso il controllo del mezzo andando a sbattere violentemente contro tre auto in sosta in piazza Cacciola. Sul luogo dell’incidente era intervenuta la Polizia locale di Taormina, allora coordinata dal comandante Daniele Lo Presti, per effettuare i rilievi e ricostruire tutta la dinamica, ed è stata aperta un’inchiesta dalla Procura della Repubblica peloritana, con Di Nicola indagato per omicidio stradale. L’accusa contestava al 76enne di aver violato le norme della circolazione stradale e in particolare di non essere stato in grado di compiere le manovre necessarie per garantire che l'auto si fermasse, imboccando la via Salita della Ginestra, in discesa a motore spento e a folle, tentando di avviarlo inserendo la seconda marcia ma senza riuscirci. L’auto era quindi finita contro altre vetture in sosta e dopo l’impatto i due coniugi erano stati trasportati in codice rosso all’ospedale “San Vincenzo”: l’uomo se l’era cavata con alcune fratture, la donna era deceduta poco dopo per i numerosi traumi riportati. L’accusa è però caduta al termine dell'udienza preliminare e Carmelo Di Nicola è stato prosciolto da ogni addebito. A difenderlo l’avvocata Maria Grazia Bertilone, che nel corso dell'udienza ha sostenuto come il suo assistito non abbia violato alcuna norma di prudenza e non abbia alcune responsabilità sul fatto che il motore dell'auto si fosse fermato, così come invece sosteneva l'accusa. Il difensore ha tra l’altro dimostrato come il 76enne non abbia potuto fare nulla per evitare lo scontro, costato la vita alla moglie.