Martedì 23 Aprile 2024
Per l'accusa le prove a carico del 18enne sono schiaccianti e ha mentito al giudice


Delitto Canfora a Letojanni, Feres Bayar a giudizio immediato per omicidio e calunnia

di Andrea Rifatto | 23/02/2023 | CRONACA

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Il 18enne (nel riquadro) venne bloccato quella mattina

Per l’accusa tutte le prove a suo carico sono schiaccianti e si può aprire subito il processo. È stato fissato il giudizio immediato nei confronti di Feres Bayar, il 18enne tunisino accusato dall’omicidio di Massimo Canfora, l’operatore ecologico di 56 anni ucciso il 18 agosto nella sua abitazione di Letojanni. La giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e del sostituto procuratore Alessandro Liprino e ha fissato l’udienza per il 19 aprile davanti la Corte d’assise del Tribunale di Messina. Bayar, difeso dagli avvocati Giuseppe Marino e Giovambattista Freni, è imputato di omicidio per aver provocato la morte di Canfora utilizzando un coltello lungo 29 centimetri, con 15 centimetri di lama, colpendolo reiteratamente con numerose e violente coltellate in varie parti del corpo, al capo e alla gola, provocando il decesso per arresto cardio-respiratorio per shock emorragico da ferite da punta e taglio, con l’aggravante di aver agito per crudeltà verso la vittima inerme che tentava invano di difendersi; inoltre deve rispondere del reato di calunnia, aggravata perchè commessa al fine di assicurarsi l’impunità per il delitto, in quanto nel corso dell’interrogatorio del 22 agosto davanti alla Gip, in sede di convalida del fermo, ha accusato falsamente per l’omicidio un suo amico e connazionale che vive al piano di sotto, pur sapendolo innocente. Parti offese sono i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Giacomo Rossini, e il giovane accusato da Bayar. I difensori del 18enne, attualmente detenuto, avranno tempo fino ai primi giorni di marzo per valutare se chiedere il rito abbreviato. 

Per la Procura il quadro è chiaro e tutti gli avvenimenti di quella mattina nella palazzina al civico 8 di via Nenzi sono stati ricostruiti nelle indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Taormina, ai comandi del capitano Giovanni Riacà, che nel giro di poche ore hanno delineato lo scenario del delitto. Secondo quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare della Gip Finocchiaro, poco prima delle 8 Feres Bayar ha ucciso Massimo Canfora con un coltello da cucina trovato nel suo appartamento al secondo piano, dove era salito dopo aver consumato cocaina al livello sottostante con altre due persone, e il movente “deve individuarsi verosimilmente in contrasti economici sorti nell’ambito di una relazione omosessuale occasionale tra la persona offesa e l’indagato, il quale a sua volta si trovava in stato di alterazione psicofisica per aver fatto uso di cocaina”. Ad incastrarlo anche alcune testimonianze dei vicini (“il Bayar Feres è stato identificato da più testimoni come il soggetto che completamente nudo si aggirava sul balcone dell’abitazione della vittima, mentre quest’ultima chiedeva aiuto”), di un cittadino che ha notato un giovane fuggire con un braccio fasciato e gli abiti sporchi di sangue trovati a casa dai Carabinieri. Il 18enne tunisino aveva dichiarato nell’interrogatorio di garanzia che l’amico che abita al piano di sotto “era salito al piano superiore insieme al Canfora, verosimilmente per consumare un rapporto sessuale omosessuale” e “di aver afferrato il coltello per paura che… (l’amico del piano di sotto, ndc) potesse fargli del male”.

Più informazioni: omicidio letojanni  


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