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Corruzione e peculato all’Asm di Taormina, sospesi un funzionario e quattro imprenditori
di Redazione | 03/11/2021 | CRONACA
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Al setaccio gli appalti della municipalizzata
Una eccessiva frammentazione dei lavori e un frequente ricorso alla trattativa privata e/o all’affidamento diretto, a favore di un limitatissimo numero di ditte, in palese violazione degli obblighi di evidenza pubblica e del principio di rotazione previsto per gli appalti sottosoglia che utilizzano la procedura negoziata. Sono le accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Messina nei confronti di un funzionario dell’Azienda Servizi Municipalizzati di Taormina, l'ex responsabile del Servizio Acquedotto Santo D'Agostino, indagato per i reati di peculato, corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e violazioni alla normativa in materia di subappalto insieme a quattro imprenditori che hanno ricevuto commesse da parte di Asm fino al 2020. Questa mattina il Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Messina, insieme ai militari della Compagnia di Taormina, e la Squadra Mobile della Questura di Messina, insieme al Commissariato di Taormina, hanno eseguito nei confronti del dipendente della municipalizzata un'ordinanza emessa dal Gip Valeria Curatolo con la misura cautelare della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno, con interdizione, per il medesimo periodo, dello svolgimento di tutte le attività inerenti al pubblico ufficio o servizio da lui ricoperto; allo stesso tempo, nel medesimo ambito, sono state disposte ulteriori quattro misure cautelari del divieto temporaneo di contrattare con la Pubblica Amministrazione nei confronti di altrettanti imprenditori, nella misura variabile da 6 a 10 mesi. A dare avvio alle indagini, coordinate dalla Procura peloritana, sono state mirate segnalazioni inerenti anomalie nell’affidamento e nella gestione dei servizi e delle attività afferenti il settore acquedotto dell’azienda. I successivi approfondimenti, espletati tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, interventi di natura dinamica e di riscontro sul territorio ed acquisizioni documentali, hanno consentito di fare luce, secondo ipotesi d’accusa e che dovrà trovare conferma nei successivi gradi di giudizio, su un sistema radicato all’interno di Asm, connotato dalla cattiva gestione dei poteri e delle prerogative connesse alla funzione pubblica afferente agli affidamenti di lavori e forniture da parte del Settore Acquedotto, il cui esercizio, allo stato delle investigazioni, sarebbe risultato "piegato" alla realizzazione di interessi di tipo personalistico piuttosto che rispondente ai principi di correttezza, trasparenza ed imparzialità che dovrebbero presiedere all’azione amministrativa. Figura centrale è risultato D'Agostino, ex responsabile dell’Acquedotto trasferito a giugno 2020 al Settore Parcheggi, che secondo le indagini che hanno trovato un primo vaglio positivo nel Gip del Tribunale di Messina, operava, secondo ipotesi d’accusa, con spregiudicatezza e gestendo in maniera personalistica l’articolazione da lui diretta, tanto da fare mercimonio della funzione ricoperta, per ottenere vantaggi personali. In svariate circostanze il funzionario, essendo necessario eseguire lavori di scavo per perdite della rete idrica comunale e ripristinare la sede stradale, provvedeva con affidamento diretto ad incaricare ditte, i cui titolari erano ovviamente compiacenti, senza la previa consultazione di altre imprese e, quindi, in violazione alla normativa in materia di appalti pubblici. Inoltre, come emergente dall’attività d’indagine svolta dalle Fiamme Gialle e dalla Polizia, il funzionario si sarebbe appropriato, avendone la disponibilità, di materiale idraulico di proprietà dell’Asm del valore di circa 1.000 euro e di alcuni contatori in ottone dismessi, vendendoli a terzi per oltre 2.000 euro e acquistando, con il ricavato, una caldaia e dei radiatori da installare nella propria abitazione. Da ultimo, allo stesso funzionario è altresì oggetto di contestazione provvisoria l’aver richiesto ad un imprenditore, che accettava, di assumere a tempo determinato il proprio figlio, offrendogli in cambio informazioni sulle offerte presentate da altre ditte concorrenti nelle gare per l’aggiudicazione dei lavori ed annullando procedure già concluse, al solo fine di favorirlo. Sulla scorta del quadro indiziario così raccolto, salvo diverse valutazioni giudiziarie nei successivi livelli e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato, il Tribunale di Messina ha nei confronti degli indagati l’applicazione delle misure cautelari.