Venerdì 26 Aprile 2024
Iniziati gli interrogatori di garanzia dopo le misure cautelari applicate a sette persone


Caporalato nelle case di riposo, i Parisi scelgono strategie diverse davanti al giudice

di Andrea Rifatto | 16/10/2022 | CRONACA

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Si proseguirà nei prossimi giorni

Hanno scelto strategie difensive diverse i sette indagati dell’inchiesta sulle estorsioni e il caporalato nelle case di alloggio per anziani “La Reggia dei Nonni” di Gaggi e “Casa Parisi” di Giarre, destinatari delle misure cautelari applicate mercoledì dalla Guardia di Finanza di Taormina. Al Tribunale di Messina sono iniziati gli interrogatori di garanzia davanti alla giudice per le indagini preliminari Claudia Misale, che ha firmato l’ordinanza di custodia: Nunziato Parisi, attualmente ristretto agli arresti domiciliari, e la sorella Maria Grazia, sottoposta all’obbligo di firma tre volte la settimana davanti ai Carabinieri, hanno deciso di non rispondere alle domande avvalendosi della facoltà di non rispondere; la moglie Rosa Arcidiacono e i figli Rosario, Mauro Francesco e Federico Parisi hanno invece parlato davanti alla gip Misale e alla sostituta procuratrice Francesca Bonanzinga, titolare dell’inchiesta, negando tutti gli addebiti, sostenendo che i lavoratori avevano il loro necessario riposo e che gli orari di lavoro erano quelli consentiti. Slitta alla prossima settimana l’interrogatorio di Maria Ausilia Malaponti, la commercialista messinese, titolare di studi di consulenza a Taormina, Giardini Naxos e Messina, anche lei con obbligo di firma, accusata di associazione a delinquere insieme a tutti gli indagati per aver predisposto la documentazione societaria (in particolare buste paga e contratti di lavoro) “in modo tale da garantire - secondo l’accusa - una apparente regolarità della gestione societaria e del personale nonostante la piena consapevolezza delle condizioni di lavoro imposte alle dipendenti dai gestori delle case di cura”. La professionista avrebbe già manifestato l’intenzione di difendersi, depositando documenti finalizzati a dimostrare la propria estraneità ai fatti. A difendere gli indagati sono gli avvocati Salvatore Silvestro e Bonaventura Candido. 

Secondo la Procura la famiglia Parisi era consapevole “di realizzare un ingiusto profitto, con pari danno per i lavoratori” e ciò emergerebbe chiaramente “dall’artata realizzazione delle buste paga recanti voci non veritiere e dalle conversazioni intercettate, nel corso delle quali i correi discutevano in merito alla inderogabilità delle condizioni che dovevano essere imposte in sede di colloquio alle lavoratrici, ovvero alla necessità di mandare via quelle che nel corso del rapporto di lavoro provavano a recriminare condizioni contrattuali più eque”. Buste paga fittizie che per gli inquirenti “evitavano all’azienda la rischiosa pratica consistente nel dover recuperare la somma eccedente in tempi successivi a mezzo restituzione in contante da parte dei lavoratori”. “Sia io che tutte le altre mie colleghe venivamo assunte con contratti di lavoro che prevedevano dalle 12 alle 24 ore settimanali - ha raccontato alla Finanza una delle dipendenti - tuttavia eravamo costretti dal datore di lavoro Parisi Nunziato a svolgere un orario di lavoro di 45 ore settimanali e non ci era concesso nemmeno il riposto settimanale (che per il datore di lavoro era considerato lo smontante dalla notte)”. “Ho chiesto un aumento dello stipendio al sig. Parisi Nunziato atteso che lavoravo tutti i giorni senza fruire di riposi e di ferie - ha testimoniato un’altra lavoratrice - mi ha detto con tono perentorio che le condizioni di lavoro erano quelle e che se non mi stavano bene me ne sarei potuta andare via. Me ne sono andata perchè le condizioni di lavoro erano diventate insostenibili a causa dei diritti contrattuali che non mi erano mai concessi. Tutto questo si stava ripercuotendo sulla mia vita familiare”.

Più informazioni: caporalato rsa  


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