Calatabiano. Uccisa a colpi di bottiglia per un debito di 10 euro
06/10/2015 | CRONACA
06/10/2015 | CRONACA
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Maria Ruscella, la vittima, e Paolo Cartelli, il suo assassino
Uccisa per un debito di 10 euro. Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Maria Ruscella, 75enne di Calatabiano colpita a morte sabato scorso alle 16 circa nella sua abitazione. La donna è stata trasportata con l’elisoccorso presso l’ospedale “Cannizzaro” di Catania, dove è deceduta poco dopo per le ferite riportate. A confessare il delitto è stato Paolo Cartelli, 36 anni, fermato domenica sera con l’accusa di omicidio dai carabinieri del Comando provinciale di Catania, in collaborazione con i militari dell'Anticrimine di Palermo e Catania, dal Reparto Crimini violenti del Ros e dal Ris di Messina. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura distrettuale della Repubblica di Catania. L’uomo, anche lui di Calatabiano, conosceva la vittima e si era recato nella sua abitazione per chiedere il pagamento di un debito di 10 euro per un piccolo lavoro eseguito in favore della donna: entrato in casa e chiusosi la porta alle spalle, dopo un breve litigio e una spinta che aveva fatto cadere la donna seduta su un divanetto all’ingresso, l’aveva colpita alla testa con una bottiglia di vetro presa sul posto, che si era frantumata. L’assassino, a questo punto, aveva sferrato alla gola il fendente mortale con il collo della bottiglia e, dopo avere rovistato all’interno di una credenza, era fuggito dal retro gettando a terra il vetro.
Sul posto sono interventi immediatamente i carabinieri del Ris di Messina e della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando provinciale dei Carabinieri di Catania, che hanno fatto i rilievi sulla scena del crimine ricostruendo minuziosamente l’azione delittuosa. I carabinieri del Reparto operativo e quelli della Compagnia di Giarre, collaborati dal Reparto Crimini violenti del Ros, giunti sul posto da Roma, hanno cominciato invece a scandagliare la vita privata della vittima, sentendo numerosi testimoni, vicini di casa e parenti. Gli investigatori hanno, inoltre, acquisito tutte le telecamere del paese dalle quali si poteva desumere la via di fuga dell’assassino ed hanno fatto un’analisi dei tabulati delle celle telefoniche. Nel frattempo il Ris di Messina, grazie ad un meticoloso lavoro di laboratorio, è riuscito ad esaltare un frammento di impronta digitale dal collo della bottiglia. Gli investigatori, nel corso della notte, hanno effettuato così una serie di controlli in paese ed hanno interrogato decine di persone, fino a quando, nel pomeriggio di domenica, una donna ha chiamato in caserma e ha chiesto di parlare con il comandante della stazione di Calatabiano. A contattare i militari dell’Arma è stata la madre di Cartelli, che ha raccontato al sottufficiale a capo della stazione, una volta giunto a casa, che il figlio, lì presente, era l’autore del delitto. I carabinieri hanno ritrovato presso l’abitazione del fermato i vestiti insanguinati indossati durante l’azione delittuosa. Il 36enne, accompagnato presso il Comando provinciale di Catania, è stato interrogato dal magistrato Pasquale Pacifico, titolare dell’indagine, e dai carabinieri, fornendo una piena confessione dell’accaduto perfettamente compatibile con la ricostruzione fatta dagli investigatori e riconducendolo al diniego opposto dalla vittima di saldare nei suoi confronti un debito di 10 euro. Paolo Cartelli, dopo essere stato sottoposto ai rilievi fotosegnaletici che hanno consentito di riscontrare la compatibilità con l’impronta digitale ritrovata sul collo della bottiglia, è stato accompagnato nel carcere di Piazza Lanza in attesa dell’udienza di convalida che si terrà nei prossimi giorni.