Martedì 16 Aprile 2024
Chiuso il caso dopo le indagini di Procura e Polizia sul decesso avvenuto nel 2019


Bimbo di Santa Teresa morto a 4 anni, archiviata l'inchiesta sulla madre e il compagno

di Andrea Rifatto | 13/11/2021 | CRONACA

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Il Tribunale ha rigettato anche l'opposizione

Nessuna responsabilità della mamma e dell’uomo che viveva con lei, perchè la morte del bambino è avvenuta per “causa naturale di origine patologica”. Si è chiusa con un archiviazione l’indagine per maltrattamenti in famiglia a carico di una donna di Santa Teresa di Riva e del suo compagno, entrambi 33enni, dopo la scomparsa del piccolo Riccardo, il bimbo di quattro anni deceduto il 7 maggio 2019 al Policlinico “Gaetano Martino” di Messina. Cinque mesi dopo la giovane e il convivente erano finiti sul registro degli indagati perchè la Procura della Repubblica voleva vederci chiaro su quanto accaduto nei momenti precedenti l’arrivo al nosocomio del bimbo, nato da una precedente relazione della 33enne, dopo i sospetti sollevati dai medici. Al termine degli accertamenti svolti dalla Squadra Mobile della Questura di Messina, il sostituto procuratore Marco Accolla ha chiesto l’archiviazione per entrambi, alla quale si era opposta una familiare del padre biologico, ma il Gip Simona Finocchiaro ha accolto l’istanza della Procura e ha rigettato l’opposizione, disponendo la chiusura del procedimento. La madre del piccolo è stata difesa dagli avvocati Maria Pia D'Arrigo e Giovanni Longo, il suo compagno dall’avvocato Francesco De Luca, mentre l’altra familiare dall’avvocato Tommaso Autru Ryolo. Riccardo, affetto dalla nascita da una grave patologia invalidante nota come “sindrome di Pateau”, giungeva al Policlinico la sera del 6 maggio 2019 in arresto cardiaco dopo aver accusato una crisi convulsiva a casa mentre era con l’uomo, visto che la madre era uscita per alcuni minuti: appena rientrata, entrambi lo avevano condotto in auto al Policlinico, dopo aver chiamato il 118 ma decidendo poi di non aspettarlo.

In ospedale i sanitari riscontravano sul corpo “plurime lesioni cutanee di aspetto variegato (ecchimotico, escoriativo, ulcerativo, contusivo)” su spalla, tronco e regione lombare e dopo gli esami clinici anche delle fratture agli arti, tanto da chiedere una consulenza medico-legale che rilevava aree di “aspetto contuso” e lesioni definite di “natura francamente contusiva” al cavo ascellare e sulla superficie dei piedi. Ciò faceva avanzare l’ipotesi di un possibile non adeguato dovere di cura e/o maltrattamento. Il bambino moriva nelle ore successive dopo l’ennesima crisi di desaturazione e bradicardia. Dalle indagini effettuate della Mobile sul contesto familiare e dalla ricostruzione di quanto accaduto prima del viaggio in auto verso l’ospedale, e anche dall’autopsia, non sono però emersi elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio in ordine all’ipotizzabilità del delitto di maltrattamenti imputabili agli indagati o ad altri soggetti: “Il decesso è diretta conseguenza della grave patologia da cui era affetto - scrive il pm Accolla - potendosi escludere la sussistenza di concause che abbiano contributo alla determinazione del decesso”, mentre i segni di traumatismi sul corpo “appaiono riconducibili ad eventi di natura accidentale, visto che il bambino non era in grado di deambulare nè stare in piedi da solo”. Inoltre anche le crisi epilettiche causavano “discontrollo dei movimenti con inevitabili conseguenze sul piano dei possibili connessi eventi traumatici e autolesivi”, nè quella sera il compagno ha inflitto “sofferenze fisiche o psichiche e/o provocato la crisi convulsiva” o manovre che abbiano influito sull’esito tragico dell’evento. Le indagini hanno consentito di acquisire informazioni da familiari, pediatra, assistente sociale e persone vicine al minore e tutti hanno raccontato che la donna non avrebbe mai posto in essere condotte maltrattanti e che anche il suo compagno si mostrava premuroso e collaborativo nella pur difficile gestione quotidiana del piccolo, che conduceva una vita connotata da una condizione di quotidiana sofferenza e di costante pericolo di vita a causa della patologia da cui era affetto.


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