Accoltellò l'amico a Furci, confermata la condanna di un 54enne per tentato omicidio
di Andrea Rifatto | 04/10/2024 | CRONACA
di Andrea Rifatto | 04/10/2024 | CRONACA
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La zona dove è avvenuto il litigio
Confermata la condanna a carico dell’uomo che lo scorso anno ha accoltellato un amico a Furci Siculo. La Corte d’appello di Messina ha infatti condannato a sei anni di reclusione per il reato di tentato omicidio il 54enne romeno Giorge Leonte, che il 31 luglio del 2023 ha colpito a coltellate un amico durante una lite scoppiata per motivi banali. La Corte d’appello (Bruno Sagone presidente, giudici Daria Orlando e Adriana Sciglio) ha confermato la sentenza di primo grado., così come aveva chiesto il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone. Quel giorno Leonte, subito dopo aver pranzato con un amico 50enne marocchino e altre due persone, ha colpito il primo con alcuni fendenti al collo e alla spalla in un’abitazione di via Cesare Battisti, all’altezza di via Contura Disi poco più a monte del viadotto autostradale, e poi si è allontanato. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Stazione di Santa Teresa di Riva, che hanno raccolto le dichiarazioni della vittima, soccorsa e trasportata all’ospedale di Taormina dall’ambulanza del 118, e di alcuni testimoni presenti, apprendendo come Giorge Leonte, che ha negato di aver con sè il coltello, aveva invece sferrato un fendente al malcapitato. La perquisizione domiciliare, effettuata nell’abitazione del 54enne, ha consentito ai militari di trovare un coltello lungo circa 31 centimetri, ancora sporco di sangue, sottoposto a sequestro, e per il romeno era scattato l’arresto con le accuse di lesioni personali e tentato omicidio ed era stato ristretto nella casa circondariale di Messina Gazzi. In primo grado è arrivata la condanna a sei anni con rito abbreviato e il legale di Giorge Leonte, l’avvocata Manuela Brancato, è ricorsa in appello chiedendo la riqualificazione del reato in lesioni personali, evidenziando come nel referto medico siano state diagnosticate ferite giudicate guaribili in dieci giorni e sostenendo anche che la scarsa potenza inflitta nello sferrare i colpi avrebbe fatto venire meno l’ipotesi della volontà di uccidere. Per la Corte d’appello, però, non può non tenersi conto di quando sostenuto dal medico del pronto soccorso che curò la vittima e dichiarò che le ferite, se inferte con maggiore violenza, avrebbero potuto determinare la recisione della carotide e la perforazione del polmone destro, entrambi organi vitali. Per i giudici, quindi, “se fosse stata recisa la carotide non avrebbe lasciato alla persona offesa alcune seria possibilità di sopravvivenza” e dunque è stata confermato il tentato omicidio.