Savoca, niente permessi ambientali e la "Sicobit" si ferma. Preoccupazione per i fumi
di Andrea Rifatto | oggi | ATTUALITÀ
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Lo stabilimento di Savoca e i fumi prodotti
Nuovo stop alle attività nello stabilimento “Sicobit” di Savoca, dove avviene la produzione di conglomerati bituminosi. La società ha deciso di fermarsi dopo la conclusione negativa della conferenza di servizi svoltasi alla Città metropolitana tra marzo e maggio, finalizzata al rilascio dell’Autorizzazione unica ambientale e riavviata dopo la sentenza del Cga di Palermo del luglio 2024, che aveva accolto parzialmente il ricorso dell’azienda annullando il rigetto del diniego del 2021 con la quale la Città metropolitana aveva disposto l’obbligo a non svolgere attività lavorativa, visto il parere negativo per incompatibilità urbanistica emesso dal Comune di Savoca. La Direzione Ambiente di Palazzo dei Leoni, respingendo le controdeduzioni dell’azienda, ha fatto presente adesso che trattandosi di richiesta di rilascio dell'Autorizzazione unica ambientale (e non di rinnovo) si applica il decreto dell'Assessorato regionale del Territorio e dell'Ambiente 597/2015, che prevede come il Comune competente per territorio emetta il proprio parere: in questo caso, «seppur copiosa giurisprudenza ammette un insediamento industriale su terreno urbanisticamente qualificato agricolo», vi è la nota del municipio «sufficientemente articolata, quando non addirittura troncante, nel negare in ogni caso un parere né in termini di conformità, né in termini di compatibilità non solo in riferimento all'area attuale, ma anche per tutte le altre, ad eccezione di quella di Contura per la quale il diniego è stato motivato dalla vicinanza con la scuola materna». Dunque è stata confermata la conclusione negativa della conferenza dei servizi. Una decisione che la “Sicobit” è intenzionata a contestare, proseguendo con il contenzioso amministrativo e anche in altre sedi. In conferenza è arrivato il parere contrario anche del Comune, mentre la Soprintendenza ai beni culturali e ambientali ha espresso parere favorevole e l’Autorità di Bacino ha rilasciato l’autorizzazione, ai soli fini idraulici, per il transito nell’alveo del torrente Portosalvo dei soli mezzi interessati ai lavori del raddoppio ferroviario, in quanto la “Sicobit” ha attestato che l’impianto di produzione conglomerati bituminosi è funzionale alla costruzione della nuova linea Giampilieri-Fiumefreddo. Nelle ultime settimane è sorta preoccupazione per i fumi emessi dai macchinari che producono il conglomerato bituminoso, il cui ciclo genera solitamente vapore d’acqua e piccoli quantitativi di polveri e ossidi di zolfo e di azoto. Il 10 giugno il sindaco Massimo Stracuzzi ha scritto a Prefettura, Carabinieri di Sant’Alessio Siculo, Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Catania, Dipartimento regionale Ambiente, Città metropolitana, Arpa, Autorità di Bacino e Soprintendenza, segnalando «emissioni di fumi in quantità enormi di colore grigio-scuro che si spargono per tutta la valle fino ad arrivare nel centro storico» e chiedendo un intervento urgente per verificare la natura di tali emissioni e anche l’autorizzazione alle emissioni in atmosfera da parte della “Sicobit”, sollecitando in particolare l’Arpa di effettuare una volta per tutte i dovuti controlli, come tra l'altro impone l'art. 5 del Decreto assessoriale 597/2015. Per Alfio Musumeci, titolare della “Sicobit”, «si tratta di normali emissioni in atmosfera per un impianto trentennale - ci ha risposto - controllate periodicamente da organismi specializzati. Se fosse un’attività insalubre sarebbero intervenuti anche i sindacati per tutelare i lavoratori e sarei sciocco a non rispettare l’ambiente e la salute dei miei dipendenti. Abbiamo acquistato un nuovo impianto dal costo di 2,5 milioni di euro per migliorare la qualità della produzione, ma non significa che quello attuale non funzioni».