S. Teresa multietnica e accogliente: la Festa clandestina contro ogni razzismo - FOTO
di Andrea Rifatto | 31/10/2019 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 31/10/2019 | ATTUALITÀ
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Organizzatori e partecipanti alla Festa clandestina
Un momento di contaminazione fra e con le culture presenti nella Valle d’Agrò, per confrontarsi e riflettere su storie e bisogni. Il tradizionale appuntamento con la “Festa clandestina” promosso dall’associazione Penelope è stato ospitato a Villa Crisafulli-Ragno, dove si sono ritrovate le comunità straniere presenti a S. Teresa e nei comuni della vallata per promuovere il dialogo interculturale come prevenzione di ogni deriva razzista e xenofoba e per fare il punto sulle politiche di inclusione e di integrazione interculturale sul territorio. Il tema di quest’anno, “Naufragi e approdi”, ha ruotato sulle testimonianze in prima persona e sul protagonismo delle varie comunità locali, che hanno proposto piatti tipici di ciascuna tradizione e prodotti dell’artigianato etnico. “Qui c’è l’altra parte di S. Teresa, una comunità che esiste ma spesso resta silenziosa” ha detto Antonella Casablanca, responsabile dell’Help Center “Felicia Impastato”, cellula storica della Penelope a S. Teresa. “Non è l’altra parte, questa è la nostra comunità – l’ha “corretta” il sindaco Danilo Lo Giudice, affiancato dall’assessore ai Servizi sociali Annalisa Miano – S. Teresa ha dimostrato di saper essere accogliente, siamo tutti cittadini con pari dignità, diritti e doveri e ritengo assurdi certi slogan come il “prima gli italiani” della Lega, partito di cui condivido tante cose ma non la linea sull’accoglienza. Siamo fieri di avere una comunità multietnica, noi facciamo la nostra parte come Comune e per noi è una grande fortuna avere una struttura come l’Help Center, dove uno straniero che arriva a S. Teresa trova un punto di riferimento importante”. “Festa clandestina perché ancora oggi viene definito così lo straniero che arriva nel nostro paese – ha ricordato Giuseppe Bucalo, presidente della Penelope – e la nostra l’associazione ha sempre attuato una scelta di campo per la modifica delle leggi che, impedendo la libera e regolare circolazione delle persone, hanno fatto prosperare il traffico e la tratta di esseri umani. I nostri vicini di casa vengono chiamati clandestini perché non viene data loro la possibilità di entrare legalmente in Italia e chi scappa da guerre e povertà è costretto a rivolgersi alle organizzazioni criminali – ha sottolineato – vivendo nascosti perché commettono reato”. Una festa ma anche un momento per fare il punto sulle difficoltà che incontrano oggi gli stranieri nelle nostre realtà, ad esempio nelle strutture sanitarie spesso poco accoglienti e attrezzate a interloquire con extracomunitari. E un fenomeno da non sottovalutare è quello dello sfruttamento lavorativo: “Stiamo lavorando, anche con i sindacati, per debellare le sacche di sfruttamento che vedono vittime gli stranieri, un fenomeno di cui si parla ancora poco ma che esiste e che emerge con difficoltà perché mancano canali di rappresentanza”. Le testimonianze dei cittadini migranti hanno dato infine la cifra del grado di civiltà e accoglienza che il territorio esprime come anticorpi naturali ad idee estranee alla nostra tradizione umana e sociale.Cibo multietnico, musica e danza hanno allietato i sensi delle decine di partecipanti che hanno potuto apprezzare le virtù e le opportunità di una società multietnica.