Roccalumera, la sorella del vicesindaco attacca l'Amministrazione per un albero tagliato
di Andrea Rifatto | 21/10/2025 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 21/10/2025 | ATTUALITÀ
998 Lettori unici
L'albero tagliato e il vicesindaco
«Roccalumera merita altro, merita amministratori che ascoltino, che abbiano rispetto e che non siano miopi, che sappiano distinguere la cura dall’eliminazione, la scelta ponderata dal gesto impulsivo». Ad attaccare il governo locale, con una lettera aperta, è una cittadina infuriata per un gesto compiuto dal Comune, ossia il taglio di un albero di Erythrina caffra, meglio conosciuto come albero del corallo, che si trovava in un’aiuola sul lungomare. A sorprendere è che ad accusare il Palazzo sia Chiara Garufi, sorella del vicesindaco Antonio Garufi, che nel documento firmato non risparmia critiche all’esecutivo di cui fa parte il congiunto. «L’Erythrina caffra del lungomare non c’è più - esordisce - rara, fiorita di rosso corallo, piantata da un cittadino nel 2015 e cresciuta da sola, aveva regalato per dieci anni colore, ombra e bellezza al nostro paese. Un albero sano, forte, rigoglioso. Per anni si è chiesto che fosse potato e curato, nessuna risposta. Poi all’improvviso, in poche settimane, sopralluogo, relazione agronomica e abbattimento totale. Un agronomo scomodato… per un albero? La relazione lo definiva in futuro “potenzialmente pericoloso” e così, preventivamente, si è deciso di tagliare ed eliminare il problema. È questa la soluzione giusta? - si chiede la cittadina - distruggere invece di potare, preservare e curare? Un’efficienza sorprendente: mezzi e uomini pronti e una decisione lampo. Peccato che tanta solerzia emerga solo per tagliare un albero, e non per risolvere i veri problemi del paese. Ora resta il vuoto, la terra spoglia e un’amarezza profonda, mentre Roccalumera continua a cadere a pezzi tra strade dissestate, marciapiedi rotti, aiuole vuote e un lungomare dimenticato. Con un solo gesto - denuncia ancora - si è mostrata ancora una volta l’incoerenza di un’Amministrazione che da una parte piantuma alberelli “per un futuro verde e sostenibile” e dall’altra rade al suolo quelli veri, forti, radicati, quelli che quel futuro lo rappresentavano davvero. A chi dava fastidio quest’albero? Perché tanta fretta, tanta solerzia?». Secondo Chiara Garufi «questo gesto lascia dietro di sé delusione, amarezza e la sensazione che si sia perso, ancora una volta, un pezzo di fiducia e di credibilità e chi ha preso questa decisione ha dimostrato di non vedere, di non sentire, di non capire il valore di ciò che rende un paese vivo. Un plauso amaro a tutti gli attori di questa scelta, da chi ha segnalato con fermezza, a chi ha gestito e a chi ha firmato l’ordine di abbattimento - conclude la lettera aperta - avete eliminato un albero, ma con esso anche un simbolo, un ricordo e un’altra occasione di agire con buon senso»- Ieri è arrivata la risposta del fratello-vicesindaco Antonio Garufi: «Riconosco che l’autrice della lettera aperta, Chiara Garufi, è mia sorella - esordisce - questo dettaglio, che investe la mia sfera personale, rende la situazione eccezionalmente delicata, ma al tempo stesso mi impone di essere ancora più chiaro e fermo nel ribadire i principi che guidano la mia azione politica. Comprendo il sentimento di amarezza per la perdita di un elemento naturale apprezzato. Tuttavia, in qualità di vicesindaco, il mio dovere primario non è quello di assecondare l'emozione, ma di garantire la sicurezza e l'incolumità di tutti i cittadini di Roccalumera. La decisione di abbattere l'albero non è stata una scelta dell'Amministrazione fatta con leggerezza, ma una misura cautelare necessaria e obbligata, che io ho avallato con piena cognizione di causa e responsabilità. La scelta è stata motivata da una relazione agronomica che, sebbene l'albero apparisse sano, ne attestava una "potenziale pericolosità futura”. Qui interviene il mio ruolo e la mia storia di uomo delle Istituzioni: come amministratore, non posso permettermi il lusso di ignorare un rischio potenziale che potrebbe tramutarsi in tragedia. Attendere l'evento dannoso per agire sarebbe imperdonabile. Il mio avallo all'ordine di abbattimento - spiega il vicesindaco - è l'assunzione di responsabilità che un amministratore deve avere quando è in gioco la vita umana. Per me, l'interesse pubblico è un principio sacro che trascende e neutralizza ogni legame personale. La mia intera vita, prima ancora di ricoprire cariche pubbliche, è stata un esempio di rigorosa separazione tra l'interesse della comunità e quello personale o familiare. In questa circostanza, dove il sentimento espresso da mia sorella si scontra con il mio dovere istituzionale, io scelgo sempre e comunque il bene pubblico. Non c'è parentela o affetto che possa farmi deviare dall'obbligo di tutelare l'incolumità dei miei concittadini. Per quanto riguarda le critiche sulla risoluzione dei problemi del paese (strade, marciapiedi, aiuole), è doveroso precisare che la programmazione di questi interventi strutturali è significativamente rallentata dalle difficoltà economiche e dalla ristrettezza delle risorse che il Comune sta attraversando. È però evidente che l'efficienza mostrata in una questione di sicurezza non è un'eccezione, ma l'applicazione della priorità assoluta che l'incolumità deve avere, anche in un contesto di ristrettezze finanziarie. L’eliminazione di quell’albero - conclude Garufi - è la dimostrazione pratica che, nel mio esercizio di amministratore, il rispetto per la sicurezza collettiva prescinde ogni altro sentimento, inclusi quelli espressi dai familiari più stretti. La mia persona non può e non deve essere confusa con l'interesse privato: io sono al servizio di tutti».












