Quale futuro per il binario unico? "Senza collegamento paesi condannati all'asfissia"
di Redazione | oggi | ATTUALITÀ
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La linea attuale attraversa i centri abitati
«Non pensare ad un collegamento pubblico, stabile e capillare tra i centri urbani della riviera jonica significa condannare i paesi rivieraschi ad una progressiva asfissia sociale ed ambientale». È la tesi sostenuta dal Comitato Jonico Beni Comuni e da altri comitati civici che seguono da molti mesi le vicende legate alla costruzione della nuova linea ferroviaria Giampilieri-Fiumefreddo, presenti all’assemblea pubblica di domenica scorsa a Scaletta Zanclea e rappresentanti da Angela Trimarchi, intervenuta nel dibattito anche per ricordare l’accesso negato ai dati di monitoraggio ambientale raccolti dall’Osservatorio ambientale. Il tema di questi giorni è la dismissione dell’attuale linea, soluzione chiesta sopratutto dalle comunità di Itala e Scaletta Zanclea alla quale si sono allineati tutti gli altri comuni, ma c’è anche chi propone il mantenimento del binario unico che attraversa i centri abitati. «Togliere una ferrovia per il trasporto locale e farne una per media e lunga distanza - il punto di vista di un pendolare - è come se dopo che è stata costruita l’autostrada i fosse tolta la Statale 114: così viene a mancare la capillarità sul tessuto locale». I Comitati si soffermano sul destino del tracciato esistente: «L’assenza di una visione strategica per la rifunzionalizzazione dell’attuale linea, senza una progettazione condivisa e lungimirante, rischia di far perdere un’importante occasione per rafforzare il senso di appartenenza ad una vasta area metropolitana e migliorare la mobilità interna - sostengono - progettare una destinazione alternativa per il vecchio tracciato, che sarà probabilmente dismesso, rappresenta un’opportunità da non sprecare. È necessario un coordinamento virtuoso tra le amministrazioni comunali coinvolte, chiamate a superare una visione ristretta per abbracciare una visione di area vasta». L’obiettivo suggerito è quello di delineare soluzioni che, in armonia con le esigenze ambientali e paesaggistiche, garantiscano servizi di trasporto pubblico efficienti e sostenibili, capaci di rispondere alle necessità della popolazione locale (ad esempio agli studenti superiori che si spostano quotidianamente per raggiungere le scuole) e di favorire anche lo sviluppo commerciale e turistico: «Questa potrebbe essere la vera compensazione rispetto ai disagi, che si spera non si trasformino in disastri, che la collettività sta già subendo e continuerà a subire per la realizzazione della nuova linea ferroviaria - viene evidenziato - non è compito nostro definire concretamente come mantenere in vita un collegamento stabile e capillare tra i centri della riviera jonica, ma è essenziale affermarne il principio. Saranno poi le competenze tecniche e istituzionali a tradurlo in realtà». L’impegno del Comitato Jonico Beni Comuni e delle altre aggregazioni è quello di immaginare una prospettiva di crescita sostenibile per il territorio, intesa anche come un vero e proprio “patto generazionale” per consegnare alle future generazioni una comunità e un territorio migliori: «Ha lasciato tutti noi basiti - concludono i Comitati - l’evidenza che in sette anni (dal 2018, anno in cui si è stato definito il progetto e che più volte è stato menzionato come anno decisivo nel corso dell’incontro) gli amministratori degli enti locali del comprensorio siano rimasti sostanzialmente inerti e solo concentrati sulla prossima scadenza elettorale, disattendendo gravemente al principio di responsabilità nei confronti delle comunità che rappresentano e che è connaturato al loro ruolo di decisori». Uno dei principali problemi contestati riguarda il negato accesso ai dati di monitoraggio ambientale raccolti dall’Osservatorio ambientale, l’organismo deputato alla raccolta e all’accesso di tali informazioni. Diverse associazioni, riconoscendo l’importanza della trasparenza e della partecipazione pubblica, hanno più volte sottolineato la necessità che questi dati vengano resi effettivamente disponibili a tutti i cittadini. La richiesta, avanzata da mesi e reiterata nel tempo, si fonda sull’esigenza di conoscere gli effetti concreti che la realizzazione dell’opera sta avendo sul territorio. «Non si tratta di un’opposizione preconcetta all’opera stessa - viene ribadito - ma di una volontà di verificare il rispetto delle prescrizioni ambientali, elemento fondamentale per valutare il reale impatto dell’intervento sul contesto territoriale. Risulterebbe infatti paradossale, e quanto meno illogico, sacrificare le risorse della provincia – in termini di integrità territoriale, disponibilità idrica, benessere sociale – ottenendo in cambio un beneficio minimo sul piano della mobilità e subendo invece un significativo danno ambientale e sanitario. La trasparenza sul monitoraggio ambientale è quindi una condizione imprescindibile per garantire che le promesse di sviluppo non si traducano in costi eccessivi per la collettività».










