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Processo per evasione fiscale alla Fenapi, assolti Cateno De Luca e tutti gli imputati
di Andrea Rifatto | 10/01/2022 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 10/01/2022 | ATTUALITÀ
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Cateno De Luca e Carmelo Satta
Tutti assolti perchè il fatto non sussiste. È questo il verdetto pronunciato alle 11.45 di oggi dal giudice monocratico Simona Monforte al termine del processo di primo grado, iniziato nel giugno 2019, sul Caf-Fenapi e la presunta maxi evasione fiscale da un milione 750mila euro, contestata dalla Guardia di Finanza dopo un’indagine sul patronato nazionale. La Procura, rappresentata dal pubblico ministero Francesco Massara, aveva chiesto nelle scorse settimane tre anni di reclusione per Cateno De Luca e Carmelo Satta, due anni per Giuseppe Ciatto, assoluzioni per tutti gli altri. Oltre all’attuale sindaco di Messina De Luca, all’ex sindaco di Alì Satta e al commercialista Ciatto, deputato alla redazione di bilanci, scritture contabili e dichiarazioni fiscali del Caf Fenapi, nonché liquidatore della Delnisi Srl e della Nisaweb Srl, erano imputati anche vari ex collaboratori di Cateno De Luca e consulenti dell’ente (qualifiche ricoperte all’epoca dei fatti contestati), ossia Cristina Triolo, nella qualità di diretta collaboratrice di De Luca, segretaria nazionale Fenapi e membro del Consiglio direttivo; la sorella Floretana Triolo, come diretta collaboratrice di De Luca, consigliere della Dioniso Srl, membro del Consiglio direttivo Fenapi e rappresentante legale del Caf Impresa Fenapi; Antonino Bartolotta (sindaco di Santa Teresa di Riva dal 1992 al 2003) come stretto collaboratore di De Luca e amministratore della Delnisi Srl tra il 2007 e il 2008; Francesco Vito, responsabile dell’area fiscale del Caf Fenapi Srl; Carmelina Cassaniti (consigliere comunale a Santa Teresa dal 2012 al 2017) nella qualità di rappresentante legale del Caf Impresa Fenapi Srl, rappresentante legale della Nisaweb Srl, della Sviluppo Sociale, consigliere della Dioniso e membro del Consiglio direttivo della Fenapi Nazionale; Fabio Nicita, stretto collaboratore di De Luca, vicepresidente del Consiglio di amministrazione e consigliere del Caf Fenapi, membro del Consiglio direttivo della Fenapi nazionale. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Carlo Taormina, Tommaso Micalizzi, Giovanni Mannuccia, Emiliano Covino, Massimo Brigandì, Sebastiano Campanella e Maria Grazia Bertilone. Le motivazioni della sentenza si avranno tra 90 giorni. Il commento a caldo di De Luca: "L'8 novembre 2017 sono stato arrestato, insieme a Satta, ed è stata ipotizzata un'associazione a delinquere, un'indagine iniziata nel 2010, che ha visto otto procedimenti penali aperti, con un'assoluzione già nel 2015. Lo stesso materiale aperto e riaperto più volte dalla Procura di Messina, non contenti dopo tre giorni dalla mia rielezione al parlamento siciliano mi hanno arrestato. Questa è la conclusione del diciottesimo processo, diciotto processi e due arresti, non ho buoni motivi per non essere arrabbiato? Dodici anni di tritacarne, una vita di sacrifici buttata per difendermi, menomale che ho avuto la possibilità di poterlo fare, so io solo i soldi che ho dovuto spendere in consulenze in diciotto processi. Ringrazio questo Tribunale dove ho trovato giustizia, nonostante sono stato un perseguitato dalla Procura di questo palazzo, menomale che alla fine c'è un giudice che riesce a leggere con obiettività documenti spesso rimaneggiati per cercare comunque il modo per incastrarti. Anche questa volta non ci sono riusciti, sarà l'ultima? Non credo proprio, ma vado avanti a testa alta, finora con la fedina penale pulita ma la mia coscienza è stata sempre apposto, dai processi non sono mai scappato, ho sempre aspettato a testa alta il verdetto, qualunque esso sia. Arriveranno le scuse di Salvini, di Musumeci e di tutti coloro che mi hanno definito delinquente in quel momento? Sono cicatrici che rimangono, ma la cosa che in questo processo mi ha fatto più male non è la mia personale posizione, la cosa grave è aver tentato di mettere sul lastrico oltre 1500 persone, perchè l'attacco sferrato non è stato solo a me ma alla Fenapi, il frutto dei miei sacrifici lavorativi iniziati nel 1992: fin quando hanno ataccato me mi sono difeso a testa alta, ma quando hanno attaccato 1500 famiglie, che hanno attraversato anche le difficoltà economiche, no. Sono felice per loro, per la comunità Fenapi, miei ex colleghi, a loro dedico questa assoluzione, non hanno mai dubitato del loro direttore generale, mi sono sentito in colpa perchè per questioni politiche sono stati tirati in ballo. La conferma che la matrice era politica l'abbiamo avuta, un processo nato su segnalazioni politiche, in certi ambienti di Messina la paghi, ma se sei con la coscienza apposto prima o poi la giustizia arriva".