Premio Zappalà, il monito di Luigi Ciotti "Attenzione alla mafia nel potere dello Stato"
di Andrea Rifatto | 06/08/2025 | ATTUALITÀ
di Andrea Rifatto | 06/08/2025 | ATTUALITÀ
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Caminiti, Borrometi, Ardiciacono, Ciotti e D’Arrigo
«Le mafie non sono un mondo a parte ma parte del nostro mondo e la loro forza sta fuori, in quella rete di complicità, collusioni e corruzioni che gli permette di diffondersi: oggi la logica mafiosa non è solo quella delle organizzazioni criminali ma anche quella del potere, quando si nasconde dietro manipolazioni e menzogne». È l’allarme lanciato da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, dal palco della ventesima edizione del “Premio Onofrio Zappalà” a Santa Teresa di Riva, organizzato nel 45esimo anniversario della strage di Bologna del 2 agosto 1980, in cui perse la vita il 27enne di Sant’Alessio Siculo. Ospiti nel giardino Unità d’Italia, oltre a don Ciotti, il giornalista e scrittore Paolo Borrometi e il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Lucio Arcidiacono, capo del primo reparto investigativo del Ros dei Carabinieri che ha arrestato nel 2023 il latitante Matteo Messina Denaro. In platea la viceprefetta vicaria Cettina Pennisi, la vicesindaca Annalisa Miano per l’Amministrazione comunale, il comandante della Compagnia Carabinieri di Taormina capitano Domenico Tota, i comandanti delle Stazioni Carabinieri di Santa Teresa di Riva, Sant’Alessio Siculo, Forza d’Agrò e Limina, l’ispettrice superiore Palmira Tropeano del Commissariato Pubblica sicurezza di Taormina, il capitano Maria Grazia Maffia della Guardia di Finanza di Messina, i familiari di Onofrio Zappalà, Anpi Messina e Jonica e cittadini. «Ribadiamo memoria, impegno e responsabilità - ha detto Antonello D’Arrigo, presidente dell’associazione “Amici di Onofrio Zappalà” e organizzatore dell’evento insieme al vicepresidente Natale Caminiti - uno Stato che non ricorda il proprio passato e ha paura ad ammettere gli errori ha grandi problemi con il presente e si deve preoccupare del proprio futuro. Bisogna accettare e rispettare sempre, non ad intermittenza, la verità giudiziaria sulla strage di Bologna, stabilita con sentenze definitive, voluta da apparati deviati dello Stato, finanziata dalla P2 ed eseguita da gruppi neofascisti. Per Borrometi «non possiamo tacere che il presidente del Senato, seconda carica dello Stato, non trovi il coraggio di usare il termine neofascista, da cittadini dobbiamo avete la forza di dirgli che quel coraggio va trovato». E sulla lotta alle mafie «non possiamo delegare tutto alla magistratura e alle Forze dell’ordine, c’è una questione morale - ha rimarcato - e chi sta dalla parte giusta non perde mai», come diceva Piersanti Mattarella. Il colonnello Arcidiacono ha sottolineato come «serve una memoria collettiva e condivisa per far sì che gli eventi tragici del passato non accadano più, per cercare verità e giustizia. Una memoria che deve riguardare istituzioni, giovani e società, coltivata giorno per giorno per dare una base solita al nostro Stato», raccontando come «catturando Matteo Messina Denaro abbiamo vinto due volte: lo abbiamo sconfitto come Stato perchè abbiamo assicurato alla giustizia l’ultimo degli stragisti in libertà e lo abbiamo sconfitto anche dal punto di vista umano e personale, perchè ha sempre vissuto nel mito del padre e sognava di morire da latitante come lui, lo abbiamo preso nella maniera più incredibile perché pensava di essere forte, avere un’intelligenza superiore e riuscire a fregare tutti». Don Ciotti, che dopo la visita sulla tomba di Onofrio Zappalà ha celebrato messa a Sant’Alessio Siculo, ha lanciato un monito: «Va liberato il passato dal velo delle verità nascoste e manipolate ma anche dalla retorica della memoria - ha detto - l’80% dei familiari delle vittime oggi non conosce la verità o ne conosce solo una parte. Bisogna fare attenzione alla diffusa stanchezza democratica nel nostro Paese: la violenza culturale è dura da sconfiggere perchè penetra in profondità nel tessuto sociale e nei modi di essere delle persone, una subcultura mafiosa nei modi di fare: non basta credere di essere al riparo, perchè l’orrore delle stragi nasceva dentro un Repubblica democratica, liberale e progressista e può ancora accadere». A Borrometi e Arcidiacono è stato consegnato il Premio Zappalà 2025, a Ciotti la bandiera dell’associazione e il riconoscimento di socio onorario; le borse di studio dell’associazione sono state consegnate a Giada De Grazia del Liceo Classico e Danil Kozlov del Liceo Scientifico, riconoscimenti anche a Lorenzo Trotto, Miriam Matta, Ginevra Curcuruto, Marzia Filistad e Greta Manganaro.