Neonato morì all'ospedale di Taormina per un'infezione, condannata l'Asp di Messina
di Andrea Rifatto | ieri | ATTUALITÀ
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I medici del Ccpm hanno operato correttamente
C’è la responsabilità dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina nella morte di un neonato, avvenuta nel 2012 all’ospedale “San Vincenzo” di Taormina in seguito alla contrazione di un’infezione. Lo ha stabilito il Tribunale di Messina, con una sentenza del giudice Paolo Petrolo della Seconda sezione civile che ha accolto la domanda di risarcimento danni della madre e condannato l’Asp a pagare oltre mezzo milione di euro, a partire dalla somma di 442.822 euro rivalutata anno per anno secondo gli indici Istat oltre interessi legali, oltre 16.000 euro per spese di giudizio e altre somme per consulenze. La donna, difesa dall’avvocato Michele Bartoli di Catania, si era rivolta al Tribunale civile nel 2015 e a dieci anni di distanza, dopo vari rinvii, è arrivata la sentenza. Il bimbo era nato il 21 novembre 2011 nel reparto di Pediatria del “San Vincenzo” e lo stesso giorno trasferito in Cardiochirurgia pediatrica per essere operato, in quanto già durante la gravidanza era stata diagnosticata al feto una “ipoplasia del ventricolo sinistro”. Dimesso l’1 dicembre 2011, è stato ricoverato successivamente più volte all’ospedale di Taormina, fino all’ultimo ingresso dell’1 ottobre 2012 per proseguire l’iter medico-chirurgico iniziato e poter così avere maggiori speranze di sopravvivenza. Tuttavia contraeva un’importante infezione causata da germi presenti nella stessa struttura nosocomiale, nello specifico il batterio Klebsiella Pneumoniae, che gli provocava un importante stato febbrile e un peggioramento rapido ed ingravescente delle condizioni generali, cardiache, respiratorie e metaboliche, fino alla morte avvenuta il 15 novembre 2012 con il quadro dello shock settico. Il giudice ha affidato una consulenza tecnica ad un team di esperti e ne ha condiviso appieno le conclusioni, ritenute fondate su un esame attento della vicenda e della documentazione medica in atti e prive di vizi logici o di giudizio. Gli esperti hanno ricostruito che il neonato «alla nascita presentava una complessa cardiopatia congenita, la sindrome del cuore sinistro ipoplasico, che prevede un trattamento chirurgico in tre fasi, nel corso del cui trattamento chirurgico si sono verificate lesioni da pressione e infezioni-colonizzazioni da parte di microrganismi diversi, l’ultima delle quali ha verosimilmente contribuito in misura determinante al decesso». Nella consulenza viene evidenziato che «è certo che il neonato ha contratto un’infezione ospedaliera pochi giorni prima del decesso, probabilmente attorno al 10 novembre 2012», che «i cardiochirurghi dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Taormina sono correttamente intervenuti nella correzione palliativa dell’affezione mediante la procedura ibrida di Norwood» e che «non è possibile stabilire con ragionevole certezza quali siano state le occasioni del contagio: tuttavia, esse pressoché certamente sono da ricondurre a una o più defaillance nelle procedure e nei protocolli mirati alla sanificazione ambientale e all’igiene delle mani; procedure e protocolli in merito ai quali non è possibile esprimersi in quanto non depositati da parte della struttura ospedaliera». Da qui la condanna nei confronti dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina, difesa nel giudizio dall’avvocato Tatiana Priolo.










